UN FURTO NELL’ORTO DIDATTICO E UN ANNO DI LAVORO NON C’È PIÙ

L'associazione Immensa-mente ha coinvolto ragazzi con disagio mentale nella coltivazione. Ora devono ricominciare...

La vita  delle associazioni passa attraverso mille peripezie. A volte basta un furto da poche centinaia di euro per mettere in crisi il lavoro di tante persone lungo un anno.
È quello che è capitato ieri a Roma all’associazione Immensa-Mente, che si occupa di persone che hanno problemi di salute mentale e tra l’altro porta avanti il progetto Uno spicchio di verde, finanziato dalla Regione Lazio attraverso il bando Fraternità e realizzato con la collaborazione del CSM, del CD Sperimentale D6 e del Municipio V di Roma. È un orto didattico: Immensa-mente ha preso in adozione un tratto di Villa Berta, nella zona della Tuscolana (il Comune di Roma ha un ufficio adozioni, che fa capo alla Direzione aree verdi).
Associazione Immensa-MenteI partecipanti al progetto hanno recintato l’orto, hanno chiamato la ruspa per dissodare il terreno, hanno disegnato le aiuole, hanno seminato, hanno portato l’acqua… Un grande lavoro che ha reso felici 18 ragazzi, più i soci dell’associazione che danno una mano.
Con qualche piccolo neo, in passato: piccoli furtarelli, da tutti ritenuti irrilevanti. «Ieri però è successa una cosa pesante», spiega Giovanni Fiori, presidente di Immensa-Mente.
«Ero a casa quando mi hanno telefonato per avvertirmi che la rete era strappata e tirata giù. Ci siamo precipitati a vedere: mancavano quasi tutti gli attrezzi: carriola, pale, vanghe, bidoni per l’acqua… e in più avevano preso tutti gli ortaggi». Valore totale: tre o quattrocento euro. Pochi, in termini assoluti, ma moltissimi per l’associazione, che si basa sul volontariato e sulle quote versate dai soci. «Anche il furto degli ortaggi è stata una batosta: il valore non è nella melanzana, o nella cipolla, ma nel tempo che la persona ci ha speso per farla crescere», spiega Fiori.

Ricominciamo da una festa

Ipotesi sul furto non ce ne sono. «Il ragazzo tossico che cerca soldi per una dose, non fa un furto così complicato. E soprattutto non si porta via le melanzane e le zucchine. Con chi frequenta il posto o lavora nei dintorni abbiamo un ottimo rapporto, difficile pensare a un dispetto. Però in giro c’è molta povertà, chissà…».
Il problema per l’Associazione Immensa-mente, adesso, è come parlarne con i ragazzi. Il presidente di Immensa-Mente teme che  «si facciano prendere dallo sconforto. È come se si disperdesse  il senso del lavoro che fai, per un anno».
Per fortuna non tutto è perduto, perché il valore educativo dell’esperienza resta: «i ragazzi hanno lavorato, si sono impegnati, hanno capito cosa vuol dire assumersi una responsabilità… Dentro di noi c’è un attaccamento alla terra che risveglia le nostre capacità delle persone. Il valore di quello che abbiamo fatto resta. Ma resta anche lo smacco».
L’esperienza dell’Associazione Immensa-Mente, comunque, continua: «per rimotivarli qualcosa faremo, magari una festa, o qualche cos’altro che ci inventeremo. Anche perché l’orto sta lì: ricominceremo».

UN FURTO NELL’ORTO DIDATTICO E UN ANNO DI LAVORO NON C’È PIÙ

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