#GNOMEIDE: ESSERE GENITORI AL TEMPO DEI SOCIAL

Il libro nato su Facebook per far riflettere i genitori sull’uso consapevole dei social network. I proventi della vendita sono stati destinati all’AILR

“Questo libro è nato per caso. È come se, ogni tanto, io e Sonia avessimo messo in un barattolo di vetro dei “pizzini”. Sì, dei piccoli biglietti strappati in fretta dai bordi di una pagina con appuntato sopra qualcosa sentito dire dai nostri figli. La differenza sta nel fatto che invece di scriverli su carta li abbiamo condivisi su Facebook, un barattolo di vetro enorme nel quale hanno potuto sbirciare dentro in tempo reale migliaia di persone, amici reali e virtuali. La #gnomeide ha preso forma così, post dopo post. Con Francesco e Chiara ribattezzati sul web, appunto, lo #gnomo e la #gnoma”. Queste parole sono di Gilberto Santucci, autore di #gnomeide. Salvate le mamme e i papà (TAU Edizioni) insieme alla moglie Sonia Montegiove. Entrambi giornalisti, hanno dato vita a questo libro “dedicato agli adulti. O meglio ai bambini che ogni adulto è stato tanto tempo fa. Già, tutti gli adulti sono stati prima dei bambini”.

Grazie ai contributi di dieci esperti, #gnomeide. Salvate le mamme e i papà vuole anche far riflettere sull’uso consapevole dei social network da parte degli adulti, che possono svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare i figli nella costruzione e salvaguardia della propria identità digitale fin da bambini. L’appendice è dedicata ai consigli su come accompagnare i ragazzi nell’uso positivo della rete e dei social. I proventi derivanti dalla vendita del libro sono stati destinati dagli autori all’AILR, l’Associazione Italiana per la Lotta al Retinoblastoma, una rara forma di tumore agli occhi, che sostiene il cammino terapeutico dei bambini colpiti da questa malattia e le loro famiglie.

 

#gnomeideSonia, come vi è venuta l’idea di #gnomeide?
 Io e Gilberto abbiamo due figli: Francesco, 14 anni a giugno. Chiara, 10 anni lo scorso febbraio. Quando abbiamo iniziato a raccogliere le loro osservazioni era il 2009-2010, quindi avevano rispettivamente 6 anni e 2 anni.
L’idea del libro ha preso forma su sollecitazione di tanti amici, reali e virtuali, che si erano affezionati a questa “saga social” e che ne segnalavano non solo la simpatia ma anche la possibile valenza educativa, che traspariva da alcune nostre scelte, quali quelle di non pubblicare mai le foto dei loro volti, di non citarli mai per nome, insomma di farli vivere sì nell’ambiente social ma senza esporli. Ci siamo resi conti che Facebook era un grande vaso di vetro dove avevamo buttato alla rinfusa tanti appunti. Abbiamo aperto questa sorta di “salvadanaio” di pensieri e li abbiamo messi un po’ più in ordine.

 

Il ricavato sarà destinato all’Associazione Italiana per la Lotta al Retinoblastoma (AILR), che sostiene il cammino terapeutico dei bambini colpiti da questa malattia e le loro famiglie.
Siamo venuti a conoscenza dell’AILR parlando con l’editore, al quale abbiamo subito manifestato che l’operazione avrebbe dovuto avere delle finalità di beneficenza. Abbiamo detto che cercavamo un’associazione piccola, che avesse bisogno non solo di fondi ma anche di visibilità, di richiamare l’attenzione su qualcosa di non sufficientemente conosciuto. L’amministratore ci ha detto di avere un parente con un figlio affetto da questa malattia, ci ha raccontato i problemi. Non ci abbiamo pensato un attimo in più. Ci è sembrato un segno del destino, ci è sembrato bello che un libro scritto da #gnomi andasse a sostenere altri bambini.

 

#gnomeideIl libro è divertente, ma vuole essere anche un modo per riflettere sul giusto equilibrio con i social. Qualche consiglio su come accompagnare i bambini ed i ragazzi nell’uso positivo della rete e dei social?
La risposta è nel verbo contenuto nella domanda: accompagnare, una cosa che purtroppo da educatori abbiamo rinunciato a fare pensando ai “nativi digitali” e avvertendo un senso di inadeguatezza che ci ha spinti, sempre più, a lasciare i figli soli con smartphone, consolle di gioco, tablet, computer. Da genitori abbiamo invece il dovere di supportarli in un uso consapevole, informato, cosciente ed equilibrato. Ma soprattutto dovremmo far comprendere loro il senso che i social network possono avere: costruire reti di persone, basate su interessi e passioni in comune: una occasione di crescita culturale che abbatte ogni limite geografico legato al posto in cui abitiamo. Questa è, credo, la più grande opportunità da sfruttare, mettendo in atto gli accorgimenti utili a non esporre il fianco e ad evitare i rischi che ormai conosciamo tutti. Un compito non facile, senza dubbio. Ma non per questo impossibile.

 

Cos’è il Decalogo della consapevolezza digitale?
È il prodotto finale di un percorso di formazione sull’uso dei social network, realizzato da Digital Transformation Institute (istituto di ricerca no profit di cui sono co-fondatrice), in una scuola media di Todi. I ragazzi, accompagnati da me e da altri esperti, hanno riflettuto sulle azioni che, spesso involontariamente, fanno da abitanti dei social. Si è ragionato sul ciò che io dico di me, ciò che dico degli altri, ciò che gli altri dicono di me, per arrivare a riflettere su come si costruisce l’identità digitale. Abbiamo usato tecniche di open source intelligence per far toccare con mano ciò che di una persona possiamo arrivare a sapere semplicemente consultando fonti aperte. Il decalogo è solo un prodotto, ciò che è stato importante è il percorso che ci ha portato a costruirlo e che ci auguriamo di poter ripetere in altre scuole d’Italia.

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#gnomeideGilberto Santucci e Sonia Montegiove
#gnomeide – Salvate le mamme e i papà
Tau Editrice, 2018
Pp. 102, € 10,00

 

 

 

 

 

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