LATINA. NOVA URBS FA CRESCERE IL TERRITORIO CON LA CULTURA E L’INTEGRAZIONE

Scuola, ludoteca, cineforum... L'associazione è impegnata su più fronti e i risultati si vedono

Non c’è integrazione senza un’attenzione particolare alle periferie. Da questo ragionamento è nata l’associazione Nova Urbs. Era il 1992 quando un gruppo di giovani di Latina Scalo ha iniziato a impegnarsi per vivacizzare la vita culturale del territorio con mostre, feste popolari, laboratori artistici e ludici, cineforum e soprattutto il teatro. Da una decina d’anni è passata anche a progetti di solidarietà sociale.

 

Nova Urbs Latina scalo
La scuola d’italiano di Nova Urbs

I CORSI D’ITALIANO. Come pensare una relazione con una società totalmente diversa da quella di appartenenza senza conoscerne la lingua? Nova Urbs in tre anni ha insegnato l’italiano a 240 persone, soprattutto uomini, tra i 16 e i 62 anni, provenienti da Africa sub-Sahariana, Nord Africa, Est Asia, Sud America, Est Europa.

Non solo. Con il doposcuola “Piccole orme” i volontari hanno dato un sostegno allo studio a ragazzi dai 6 ai 13 anni. Un aiuto prolungato oltre la fine dell’anno scolastico, con l’affiancamento degli studenti nello svolgimento dei compiti estivi. E poi teatro, musica, arte, cinema e tanti giochi, con cui grandi e piccoli possono riflettere su temi come il rispetto del corpo della donna nelle società musulmane o le malattie sessualmente trasmissibili.

 

L’INTEGRAZIONE È UN GIOCO. Come ogni relazione anche quella tra popolazione indigena e immigrati non può prescindere da un sano equilibrio interiore. Per i bambini dai 7 ai 13 anni in situazioni svantaggiate, Nova Urbs è ricorsa alla play therapy, l’educazione attraverso il gioco. In un contesto ludico un bambino riesce a superare blocchi emotivi e comportamentali, causati da eventi traumatici non ancora elaborati, come l’abbandono della terra natale o un viaggio in mare.

Una metodologia da affiancare a momenti multietnici: individui di diverse etnie si incontrano per condividere le difficoltà e superare la paura del diverso. Un’occasione in più per costruire reti amicali, in cui l’italiano diventa l’unica lingua di aggregazione.

 

Nova Urbs Latina Scalo
La compagnia teatrale Maia, legata a Nova Urbs

L’INTERVISTA. Per capire quali sono i problemi che si trova ad affrontare l’associazione, Reti solidali ha intervistato la portavoce di Nova Urbs, Alessandra Castrucci. 

Nova Urbs significa “città nuova”: ma rispetto a cosa? In che contesto agisce la vostra onlus?
«Latina Scalo è vicina alla stazione ferroviaria, fuori dal centro abitato di Latina, dove vengono organizzate tutte le attività culturali. La periferia invece raggruppa famiglie partenopee e venete arrivate dopo la bonifica. Si è formata una città che ha aggregato culture regionali molto diverse, superando pregiudizi. Ora la nuova sfida è nell’incontro tra italiani e stranieri».

 

Qual è il rapporto tra residenti e stranieri?
«C’è una separazione. L’unico punto d’incontro è quello tra i bambini a scuola. Gli adulti fanno ancora molta resistenza. In occasione dell’apertura di una casa famiglia nella nostra zona ad esempio, c’è stata una manifestazione di protesta contro presunti rischi per il decoro urbano. Doposcuola e cineforum servono proprio a questo: educare i più piccoli alla diversità».

 

Quali sono le principali difficoltà che riscontrate nell’organizzazione e nella realizzazione delle vostre attività?
«La difficoltà principale è nell’essere da soli. Siamo in 11 e tutti lavoriamo: non abbiamo neanche il tempo di reclutare altri volontari. Fortunatamente da quattro anni siamo supportati dai volontari del servizio civile .Da anni paghiamo l’affitto di una sede e nessuno ci ha mai chiesto se ci serve una mano. E la burocrazia ha tempi molto lunghi: ad esempio per autorizzarci l’affitto di un cinema per la rassegna del cineforum ci sono voluti due mesi. Ci hanno dato le chiavi il giorno prima dell’inizio della rassegna: fino a quel momento non sapevamo se potevamo partire o meno. Sono situazioni che succedono spesso. Alcune volte ci rivolgiamo ai teatri privati, ma i costi sono molto più alti. In cambio però abbiamo altri tipi di aiuto, a partire dal supporto tecnico, che nel pubblico non abbiamo».

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