PIETRO PINNA E IL CORAGGIO DI OBIETTARE. UN ESEMPIO DA NON DIMENTICARE

Nell'anniversario della Liberazione, una giovane in servizio civile ricorda la figura del primo obiettore, che reinterpretò i valori della libertà e della pace

Pietro Pinna, primo obiettore di coscienza “politico” italiano si è spento recentemente, all’età di 89 anni. L’obiezione di coscienza in Italia è stato un fenomeno di rilevanza sociale, con un forte valore simbolico. Per molti anni, dopo la seconda guerra mondiale, ci sono stati testimoni isolati, spesso incompresi, che hanno affrontato conseguenze durissime per la coerenza delle loro convinzioni.

Pietro Pinna
Pietro Pinna durante una manifestazione

Pietro Pinna fu il primo italiano a rifiutare di indossare la divisa, non in nome di una fede, ma per le sue convinzioni etiche, maturate nel corso della guerra.
Era il 1948, quando Pietro Pinna fu chiamato per il servizio militare, ma si rifiutò. Tale scelta gli costò un processo per disobbedienza e la condanna al carcere, una prima volta per dieci mesi e successivamente per altri otto. Solo con la legge 772 del 1972, l’obiezione di coscienza fu legittimata e il servizio civile considerato l’alternativa all’esercizio del servizio militare per i giovani uomini. Sono stati tempi difficili di tensione internazionale, ma che hanno permesso di cogliere, con il tempo, una maturazione profonda ed estesa sui problemi della pace e della guerra.

Pietro Pinna ci ha donato una visione della vita

Siamo tutti d’accordo che la guerra sia un male,  sosteneva  Pietro Pinna, e che la non collaborazione al male sia un dovere maggiore della collaborazione al bene. L’obiezione di coscienza era un modo per non collaborare al male, il servizio civile un modo per collaborare al bene.

Pietro Pinna
Pietro Pinna durante un convegno

Oggi il servizio civile viene ormai percepito dai giovani come un’esperienza molto più vicina alla vita di ogni giorno. Non si configura più come modalità diversa della difesa della Patria, ma sempre più come promozione di impegno sociale e civile. Ma Pinna, fondatore con Aldo Capitini del Movimento Nonviolento, verrà ricordato per il suo impegno e le sue battaglie, perché sono state e continueranno ad essere un riferimento fondamentale per tutti i volontari del servizio civile.
La non violenza è una visione di vita, è una concezione etica e universale, perché riguarda tutta l’umanità  e non il singolo individuo. In questi anni di globalizzazione, guerre ed emigrazioni, il servizio civile si impegna nel far prendere coscienza dei problemi e delle situazioni presenti nella nostra società. È diventata un’azione di stimolo per  il raggiungimento  del bene comune verso scenari di pace nazione e internazionale.

PIETRO PINNA E IL CORAGGIO DI OBIETTARE. UN ESEMPIO DA NON DIMENTICARE

PIETRO PINNA E IL CORAGGIO DI OBIETTARE. UN ESEMPIO DA NON DIMENTICARE