PROGETTO ITACA: LA FORMAZIONE NASCE DALL’EMPATIA

Con Progetto Itaca familiari ed ex pazienti formano gli operatori delle strutture di salute mentale. Così si rafforza la rete e si umanizzano le cure

Empatia, solidarietà, rete. Parole che ripetiamo spesso, parlando di fragilità di vario tipo, del modo di superarle, e delle associazioni che si fanno carico di ascoltare, comprendere, aiutare, risolvere. Queste parole sono la chiave del lavoro di Progetto Itaca Onlus, associazione di volontari attivi nel campo della salute mentale, nata a Milano nel 1999, che oggi conta undici sedi in Italia.

Progetto Itaca da anni è impegnata in corsi di formazione, basati proprio sull’empatia e la solidarietà, e ha presentato i suoi corsi e i suoi obiettivi il 29 novembre a Roma, nel seminario Progetto Itaca Onlus: per una cura più umana ed efficace. Costruire reti tra pazienti, familiari e operatori della Salute Mentale, all’Ospedale Sant’Andrea.

I corsi sono pensati specificamente per familiari e pazienti: i primi, attivi dal 2013, sono stati finora 108 in tutta Italia, per 1510 familiari coinvolti e 80 volontari come formatori; gli altri si sono finora tenuti solo in Lombardia, ma nei prossimi mesi verranno sviluppati anche in altre parti d’Italia.

 

LA FORMAZIONE AGLI OPERATORI. La novità sono i corsi per gli operatori, che saranno tenuti dagli stessi volontari dell’associazione.

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I corsi sono stati presentati il 29 novembre a Roma, durante un seminario sul tema all’Ospedale Sant’Andrea

I corsi sono costruiti secondo l’accreditato metodo di un’associazione americana Nami (National Alliance on Mental Illness), che fonda la formazione sul rapporto tra chi ha già vissuto, in maniera diretta o indiretta, il disagio, e chi lo sta vivendo, o se ne occupa. «È un’associazione di familiari che, avendo sperimentato nei propri cari la malattia mentale, si sono resi conto che le famiglie erano molto poco aiutate e sostenute, per cui hanno fondato questa associazione e creato dei corsi», ci racconta Felicia Giagnotti Tedone, consigliere di Progetto Itaca Milano e responsabile nazionale Formazione. «Li abbiamo conosciuti andando in America, e i formatori sono venuti in Italia e hanno fatto il corso di formazione per i nostri volontari. Così siamo stati autorizzati a riproporre questi corsi in Italia con un contratto, e sulla base di precisi manuali».

I corsi sono dedicati alle famiglie, alle persone con malattie e ora anche agli operatori delle strutture per la salute mentale: psichiatri, psicologi, infermieri, assistenti sociali, tecnici della riabilitazione. Che cosa hanno di particolare questi corsi? «Sono corsi di informazione e di formazione che sono tenuti da persone che hanno un’esperienza diretta della malattia» ci spiega la Dottoressa Tedone. «I corsi per i familiari vengono tenuti da familiari preparati, e si chiamano Family To Family, da famiglia a famiglia. I corsi per persone malate sono tenuti da persone malate e stabilizzate nella loro malattia, perché ben curate, che fanno una preparazione accurata, e si chiamano Peer To Peer, da pari a pari».

 

FARE RETE E UMANIZZARE LE CURE. Anche i nuovi corsi per operatori sono tenuti dai volontari di Progetto Itaca, cioè dai familiari e pazienti. «Abbiamo iniziato a Milano e a Lecco, e li porteremo presto nelle altre città. Si tengono negli ospedali, durano due giorni, a distanza di una settimana, e i formatori sono due familiari e due pazienti, tutti formati, e un operatore che abbia l’esperienza o di essere un paziente o un familiare» ci spiega la dottoressa. «È un’idea innovativa: portiamo nella struttura di cura l’esperienza di familiari e pazienti e di un operatore che ci porta la voce dei servizi ma è anche familiare o paziente, è in tutti e due i campi e conosce vantaggi e criticità di entrambi.

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Con il programma Clubhouse International, molte persone sono riuscite a reinserirsi e a trovare un lavoro

I corsi fatti sono stati accolti molto positivamente: tutti i nostri corsi sono sempre accompagnati da una valutazione di efficacia fatta con tecniche specifiche, anche queste richieste dall’America». Sono gli stessi medici, spesso, a consigliare questi corsi. «Viene riconosciuta la validità e la competenza che si acquisisce stando sul campo della malattia, che è una competenza diversa da quella dello specialista, la cui professionalità è fondamentale, ma che non ha l’esperienza personale. Siamo per una collaborazione tra questi due aspetti. Noi non ci occupiamo della cura, ma di ciò che va oltre: sostegno familiare, conoscenza della malattia, di ciò che possiamo fare e non possiamo fare». Il corso per operatori vuole proprio rafforzare la rete di collaborazione tra chi sta sul campo della patologia e i volontari, che sono vicini alla persona e i suoi bisogni.

La formazione di Progetto Itaca ha un iter e una filosofia ben precisi. «I corsi iniziano all’interno dell’associazione, dove ci sono i formatori dei formatori, che sono stati preparati in America e tornano lì continuamente ad aggiornarsi. E poi fanno la formazione ai familiari, che diventano a loro volta formatori» ci spiega Felicia Giagnotti Tedone. «La filosofia nasce dalla convinzione che una persona che ha sofferto di una malattia abbia una sua competenza su essa, che, opportunamente formata e organizzata, può essere d’aiuto può essere d’aiuto ad altre persone con la stessa esperienza.

Alla base di questi corsi c’è il concetto di esperienza e competenza di familiari e pazienti, e anche quello del rispetto delle altre competenze, come quella clinica, che né i familiari né i pazienti possono fare. L’idea è non è quella della contrapposizione, ma, attraverso i corsi, cerchiamo di costruire delle reti tra operatori e pazienti, familiari e strutture pubbliche. Malattie come queste richiedono una molteplicità di figure competenti e preparate: se non è consapevole, se non è formato, un familiare può essere un ostacolo; contemporaneamente il medico deve anche capire che l’esperienza della malattia può essere molto utile a un’altra persona».

 

CONTRO LO STIGMA. Empatia, solidarietà, rete sono le parole chiave di questo lavoro. «E poi la consapevolezza sulla malattia, l’accettazione» conferma la dottoressa, aggiungendone un’ultima, importantissima.

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Con “Tutti matti per il riso” Progetto Itaca porta in piazza il disagio mentale contro lo stigma

«La lotta allo stigma, la prima funzione dell’associazione». Che si fa anche portando in piazza il disagio mentale, con iniziative come Tutti matti per il riso. «È un discorso che risale alla legge Basaglia, degli anni Ottanta» riflette la dottoressa.

«La lotta allo stigma la facciamo attraverso l’informazione sulla malattia e sulla sua conoscenza. La facciamo in ogni momento, attraverso i corsi, l’attività verso l’esterno, con i mass media, combattendo lo stigma dell’inguaribilità e della violenza legata alla malattia, infondendo fiducia nella possibilità di curare la malattia e riconquistare una qualità della vita buona».

Combattere lo stigma vuol dire anche far rientrare nella società le persone, trovando loro un lavoro, come avviene con il programma Clubhouse International. «Molte persone, dopo essere stati membri del club e avere fatto dei corsi, si sono inseriti nel mondo del lavoro. Dal 2005 a oggi sono 220 i contratti che siamo riusciti a far sottoscrivere, anche in aziende importanti. A Roma un ragazzo è diventato chef ed è andato a lavorare in ristorante. A Milano Ikea ha assunto cinque dei nostri ragazzi. Un altro ragazzo si è specializzato in lavori di falegnameria, ed è stato assunto a Londra».

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