ROMA: IL COMUNE TAGLIA SUL SOCIALE. CITTADINI PIÙ SOLI

Nel bilancio del comune di Roma previsti 190 milioni di euro in meno in tutti i Municipi. “A rischio il welfare della città”, la protesta di cooperative e sindacati

Nel progetto di bilancio previsionale 2021 del Comune di Roma, votato dalla Giunta Capitolina lo scorso dicembre, i tagli sui fondi destinati agli enti di prossimità sono drastici e preoccupanti. «Sono previsti in totale 190 milioni di euro in meno destinati al sociale, nella voce previsionale rispetto a dicembre 2019, con tagli al sociale in tutti i Municipi. È fortemente a rischio il welfare della città e denunciamo anche l’assenza il 30 dicembre scorso, alla Commissione trasparenza, dei rappresentanti dell’Amministrazione interessati, in primis l’Assessore al Bilancio e l’Assessore alle Politiche Sociali», dice Anna Vettigli, responsabile Legacoopsociali Lazio, mentre è in presidio sotto l’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma, in viale Manzoni, insieme ai rappresentanti di Fp Cgil di Roma e Lazio, Cisl Fp Roma Capitale Rieti, Uil Fpl Roma e Lazio e le Centrali Cooperative AGCI Solidarietà Lazio e Confcooperative Federsolidarietà Lazio. I sindacati denunciano che questi tagli porterebbero a 3.000 posti di lavoro a rischio e ad una riduzione di 4 milioni di ore di assistenza ai più fragili.

 

tagli al socialeUn bilancio da correggere

«Oggi al presidio, per non rischiare assembramento, non abbiamo fatto venire molte persone che avrebbero voluto esserci. Abbiamo chiesto di ricevere una nostra rappresentanza, si sono rifiutati di incontrarci», riferisce Vettigli. «Contiamo di mobilitarci di nuovo, invitiamo i cittadini a sostenerci. Chiediamo all’Assessorato di fare da cabina di regia, per prendere in mano la situazione. Ci sono municipi di Roma più virtuosi e altri molto meno. Non ci siamo mai fermati durante quest’anno di emergenza sanitaria, ma il nostro lavoro non è stato riconosciuto. Ci aspettiamo che si metta mano al bilancio, prima di approvarlo, stanziando altri fondi ai servizi sociali, in questo momento più che mai indispensabili, non solo quelli sanitari ma anche quelli sociali, che prevengono situazioni di forte isolamento».

Legacoopsociali Lazio è un’organizzazione che rappresenta quasi 200 cooperative sociali che operano in tutta la regione, che svolgono servizi sanitari, educativi, sociali, assistenziali, di inserimento lavorativo delle persone svantaggiate: è una delle tre organizzazioni più rappresentative delle cooperative del Lazio, insieme ad AGCI Solidarietà Lazio e Confcooperative Federsolidarietà Lazio. «Questi tagli sono tagli al sociale, significano meno ore di assistenza per chi ha bisogno, meno servizi rivolti al supporto di famiglie con disabili e anziani, un grande rischio per la coesione sociale, che è mantenuta da questi servizi: è un fatto ancora più drammatico in un momento in cui la pandemia impoverisce e rende più soli. Ci aspettiamo, che quando il bilancio andrà in Consiglio non ci saranno differenze in negativo, ma in positivo», continua Vettigli.

Le terapie intensive del sociale

«La mobilitazione di oggi nasce dall’esasperazione di problemi storici che ha la città di Roma sull’assistenza sociale», afferma Marco Olivieri, vice presidente AGCI Solidarietà Lazio. «Con la pandemia sono esplose tutte le contraddizioni che un decentramento a metà ha portato: i Municipi hanno la responsabilità, ma poi c’è la Ragioneria Centrale, le direttive del Dipartimento e in questa confusione abbiamo 15 modalità diverse di erogazione dei servizi, in un momento in cui andavano ripensati a seguito dell’emergenza pandemica. Ci troviamo in una totale assenza del Dipartimento del Comune di Roma, rispetto a delle linee di indirizzo comune per gestire una situazione imprevista e imprevedibile. Altro motivo della nostra protesta è che questa situazione ha creato una non completa erogazione dei servizi alla popolazione, che ha avuto una quantità minore di servizi erogati, quindi le cooperative hanno effettuato meno ore di lavoro. Chiedevamo di recuperare questi servizi, le fasce più deboli hanno ancora più bisogno di prima di aiuto, e stanno aumentando le persone che richiedono assistenza. Invece ci troviamo una risposta opposta, con dei tagli lineari nel bilancio, quindi non sarà permesso di sostenere in maniera più forte le famiglie che vengono da un periodo di difficoltà, ma con i tagli le loro difficoltà aumenteranno».

 

tagli al sociale«Noi diciamo sempre che siamo un po’ le terapie intensive del sociale», continua Olivieri. «Tutte le persone che perdono il nostro supporto si aggravano e vanno ad intasare il settore sanitario, sovraccaricando un sistema che è già quasi al collasso. Uno dei parametri che si sta usando per decidere se tenere aperto o chiuso il Paese è quello della percentuale di ricoverati: aumentare questa percentuale con una visione miope che non prevede interventi preliminari aggrava ulteriormente una situazione di emergenza importante. Investire nel sociale vuol dire di fatto prevenire una “sanitarizzazione” di determinate problematiche, in questo momento dovrebbe essere accentuata e non ridotta. Ad oggi delucidazioni da parte dell’Assessorato alle Politiche Sociali non ci sono arrivate. C’è la possibilità che il governo faccia slittare al 31 marzo il termine per i bilanci di previsione degli enti pubblici, questo permetterebbe di affrontare meglio il problema, ma allo stesso tempo ci creerebbe un altro problema per questi mesi: si andrebbe in esercizio provvisorio, con gli stanziamenti storici che sono ovviamente insufficienti. Dobbiamo capire che tipo di posizione vuole prendere il Comune».

Per fare un esempio dell’entità dei tagli, nel I Municipio sono previsti circa 291.000 euro in meno all’assistenza per anziani, 187.000 euro in meno per l’assistenza alle persone con disabilità, 150.000 euro in meno per i trasferimenti alle famiglie (contributi per famiglie con fragilità).

Tagli al sociale, più costi per la sicurezza

«Il welfare cittadino, già provato da anni di disinvestimenti, va al contrario rinforzato: i fondi per il sociale non possono essere stanziati sullo storico del 2020, anno in cui ci sono state forte flessioni di servizio per la pandemia, quanto piuttosto devono essere usati i risparmi di spesa prodotti nel 2020 per recuperare le ore non erogate nell’anno appena concluso ed implementare i servizi, vista l’emergenza sociale creata dal perdurare della pandemia. Il rischio è che siano lavoratori e famiglie, già in difficoltà, a pagare la miopia dell’Amministrazione e l’ulteriore contrazione dei servizi», denunciano Cgil-Cisl-Uil e Centrali Cooperative. «Si registra un aumento vertiginoso dei costi per la sicurezza, bisogna riconoscere agli enti gestori i maggiori oneri per l’attuazione di tutte le misure previste per il contenimento del contagio da Covid-19 (adozione di protocolli organizzativi, forniture di DPI, ecc)», continuano le organizzazioni. «Inoltre, deve essere finalmente superato il ritardo, da parte di Roma Capitale, relativo all’adeguamento delle tariffe dei servizi all’aumento previsto dal CCNL Cooperative Sociali, rinnovato già da due anni».

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