ZALAB LANCIA ZALABB: IL “CINEMA CHE CAMBIA” È IN RETE

L'associazione ZaLab è presente online con la piattaforma streaming ZalAbb dedicata al cinema sociale. Prossimo appuntamento: "Scherza con i fanti"

È online ZalAbb, la piattaforma partecipativa di cinema del reale in streaming dell’associazione ZaLab, che da oltre dieci anni produce e distribuisce in sala cinema libero, indipendente, sociale, con migliaia di spettatori che guardano i film e partecipano alla loro vita. Ora è presente anche online con la piattaforma streaming ZalAbb – Il Cinema che cambia.

La piattaforma nasce come spazio di condivisione, dove una community sostiene concretamente il lavoro di racconto del reale e contribuisce a orientarlo, attraverso la visione di film-documentari ma anche partecipando a momenti di dibattito, condividendo opinioni e proposte, assistendo e partecipando alle dirette e agli approfondimenti con gli autori per discutere sui film e i loro temi.

Ci si può iscrivere gratuitamente, con l’intento di ricevere la newsletter periodica con notizie e riflessioni sui contenuti dei quali la piattaforma si arricchisce costantemente e per assistere agli incontri con gli autori, oppure si può diventarne veri e propri sostenitori, sottoscrivendo un abbonamento con un contributo di 10 euro ogni 2 mesi. Questo dà diritto anche alla visione in streaming delle opere presenti all’interno della piattaforma: una selezione del miglior cinema documentario d’autore italiano e internazionale.

Documentario sociale, ma d’autore

Abbiamo chiesto a Gianfranco Pannone, che dal 28 maggio sarà presente sulla piattaforma con il suo documentario “Scherza con i fanti“, cosa sia per lui ZaLab.

 

Ambrogio Sparagna e Gianfranco Pannone

«È quello che nasce nello spirito di Andrea Segre, la sua società di produzione, il suo essere cittadino di Roma come appartenente alla sua Padova, questa connessione necessaria tra Italie diverse, le Italie della provincia», ci spiega il regista. «Io sono napoletano d’origine e sono cresciuto a Latina; la piccola città ha un senso della comunità, e chi se la porta dentro, anche nella grande città, cerca delle connessioni, che sono sociali, politiche, dove la città spesso le disperde».

«ZalAbb finisce per essere un luogo, una piattaforma-luogo, dove le tante storie del Paese convivono, e il senso dell’importanza del sociale convivono con l’occhio dell’autore», riflette Pannone. «C’è il documentario sociale, ma non si ferma a questo: l’occhio dell’autore, del regista restituisce una possibile realtà, che non è la cruda realtà. C’è una dimensione militante, alla quale corrisponde il preservare lo sguardo personale sul mondo. Questo connubio lo trovo molto congeniale: sono un regista autore, vengo da una coscienza politica per cui questi due aspetti non solo convivono, ma devono convivere. E le ritrovo nello spirito di ZaLab».

Piattaforme mirate

ZalAbb è qualcosa che mancava. Perché oggi la nostra fruizione di film è scandita dalle uscite di piattaforme come Netflix e Amazon Prime video, dove però documentari come quelli di ZaLab raramente trovano spazio, o, se lo trovano, rischiano di perdersi. E, in un momento in cui non è possibile vederli al cinema, ora hanno una loro casa. «Io utilizzo Netflix, Amazon Prime Video, però mi piace l’idea che i film non vengano distribuiti solo attraverso i grandi network, ma anche attraverso le realtà più piccole, che scelgano un’opera in una chiave meno consumistica, e che diano valore a un film come qualcosa che è più di un prodotto», ci spiega Pannone. «C’è necessità di spazi per il documentario sociale d’autore, di realtà che diano valore a scelte che abbiano anche un sapore politico, inteso nel suo significato più ampio e nobile. Credo che per ZalAbb, una situazione che avremmo preferito non vivere come quella del Coronavirus, sia una grande opportunità. Io porto in giro i miei film nelle varie sale. So che se lo vedono in cento in una citta è già un successo, ma so che possono diventare mille, se viene diffuso on line. Io non sono chiuso, ritengo che una non ammazzi l’altra. Anche quando torneremo in regime di normalità, non mi farà paura proporre un film su una piattaforma, perché so che ci sarà un pubblico che vorrà incontrare l’autore di persona, in sala. Ma so che è un pubblico parziale, piccolo, a maggiore regione per quello che è il cinema documentario. Piattaforme più piccole, più consapevoli e più mirate possono essere utili alla vita di un documentario».

I migranti, le Ong, l’Isis

Su Reti Solidali abbiamo seguito spesso le storie di ZaLab, perché andavano proprio dove c’era il bisogno di un racconto dall’interno. C’erano delle storie che venivano banalizzate e svilite da un racconto per sentito dire, o usate in un dibattito politico, e quindi raccontate in maniera parziale. ZaLab ci ha invece portato dentro al racconto.

La locandina di "Scherza con i Fanti"Pensiamo a “Iuventa”, il film di Michele Cinque: la storia di un gruppo di ragazzi giovanissimi che decide di autofinanziarsi e fondare una Ong e, attraverso un crowdfunding, di comprare ed equipaggiare un vecchio peschereccio e di andare a salvare delle vite nel Mar Mediterraneo. O a “Dove bisogna stare”, il film-documentario di Daniele Gaglianone, che racconta la storia quattro donne, molto diverse fra loro, che hanno deciso di impegnarsi, spontaneamente e gratuitamente, nella cura e nell’accoglienza di persone migranti. E ancora, all’impressionante “Isis, Tomorrow – The lost souls of Mosul“, il documentario di Francesca Mannocchi e Alessio Romenzi, che ci racconta come, nell’ideologia dell’Isis, i bambini siano l’arma più efficace per portare nel futuro l’idea di un grande Califfato universale.

Con l’eccezione di “Iuventa”, questi film si potranno vedere sulla nuova piattaforma. Tra le alte storie, ecco quella di “Libre (Libero)” di Michael Tosca, la toccante storia di Cédric Herrou, un contadino della Val Roja che offre ospitalità ai migranti che cercano di superare il confine fra Italia e Francia, “Castro” di Paolo Civati, storia di un’occupazione abitativa romana, un rifugio per gli esclusi, una casa per tanti ma di nessuno. Per più di dieci anni è stata una possibilità di vita per molte famiglie. Ieri era tollerato, oggi non esiste più.

Dal 21 maggio è disponibile Il “Sangue Verde” di Andrea Segre, che racconta le manifestazioni di rabbia degli immigrati che mettono a nudo le condizioni di degrado e ingiustizia in cui vivono quotidianamente migliaia di braccianti africani.

“Scherza con i fanti” e la patria

Da giovedì 28 maggio sarà disponibile “Scherza con i fanti” di Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna, un viaggio tragicomico nella recente storia d’Italia, e insieme un canto per la pace: un percorso lungo più di cent’anni, dall’Unità d’Italia ad oggi, per scandagliare il difficile, sofferto e anche ironico rapporto del popolo con il mondo militare, e con il potere (al film, lunedì 1 giugno alle ore 18.30, sarà dedicato l’incontro in streaming live con il regista Gianfranco Pannone e con il musicista Ambrogio Sparagna). È un film interessante perché ci può far ripensare al nostro rapporto con le forze armate, troppo spesso influenzato da una certa propaganda, che le fa appartenere per forza a una certa parte politica e non a tutta la nazione.

Zalabb
“Scherza coni Fanti” è un viaggio tragicomico nella recente storia d’Italia

«Fermo restando che non sono disposto a regalare alla destra il senso di patria e di identificazione nazionale, mi rendo conto che non è sbagliato parlare di un neopatriottismo laico, aperto» riflette Pannone. «Si tratta di sentire un territorio: al di là del fatto che dobbiamo sentirci parte di un mondo globalizzato, dobbiamo essere consapevoli di quello a cui apparteniamo. Io mi sento italiano non in senso nazionalistico, so di appartenere a una storia zoppa, di un Paese che ha dovuto fare tappe forzate, da meridionale non posso non pensare che i Savoia sono molto lontani da me».

«L’amor patrio può essere inteso in una chiave diversa, nella consapevolezza di appartenere a un territorio, un luogo, una consapevolezza aperta che non va a fondare negli aspetti più beceri del nazionalismo» ragiona il regista. «Quello che proviamo a raccontare io e Ambrogio Sparagna è un’Italia che per movitivi storici e antropologici fatica a fare i conti con il mondo militare e con il potere in genere».

«Ritrovare lo spirito patrio vuol dire ritrovare una consapevolezza di quello che si è, una consapevolezza che porta a identificarsi, superando l’idea del nazionalismo, ma trovare una coscienza, una consapevolezza del luogo a cui si appartiene, perché quella è la nostra storia. Sono un borghese che ha origine contadina: non devo perdere il senso della storia, altrimenti perdo una parte di me stesso, e questo può avvenire anche per una nazione».

«Il nostro film è un messaggio di pace» aggiunge il regista. «Ne abbiamo viste così tante che potremmo insegnare la pace nel mondo. Ma non possiamo delegare agli altri, dire il mondo militare non mi appartiene e basta. Il soldato Vincenzo Marasco preferisce suonare la zampogna, piuttosto che imbracciare un fucile. Però un giorno potrebbe combattere. Ma non è detto che se combatte è uno di destra. A volte si delega un certo ambito, lo si connota in negativo, si dice è degli altri. Io non voglio che sia degli altri».

 

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