I VOLONTARI E IL TERZO SETTORE NEL LAZIO. IL RAPPORTO DEL CSV

In un libro i dati che fotografano un mondo complesso, che sta crescendo. E che saranno approfonditi in una serie di seminari.

SI intitola “I volontari e il terzo settore nel Lazio” il libro pubblicato da Csv Lazio, che segna, come ha spiegato il vicepresidente Renzo Razzano durante l’evento di presentazione, «l’avvio di un percorso, in collaborazione con l’Istat, con il quale abbiamo recentemente raggiunto un accordo per una collaborazione. E con Anci regionale, con cui c’è un protocollo di collaborazione che prevede anche una collaborazione nell’ambito degli studi e della ricerca». È sulla base dei dati raccolti negli anni dall’istituto di statistiche, infatti, che si è cercato di tratteggiare la realtà del volontariato nella regione, con le peculiarità e i trend che lo caratterizzano.

I volontari e il terzo settore nel Lazio
“I volontari e il terzo settore nel Lazio” è curato da Ksenija Fonovich di CSV Lazio

Un lavoro importante perché, come ha detto la presidente Paola Capoleva «questo studio ci servirà per individuare nuove strategie da mettere in campo. Il volontariato, anche a causa del Covid, si trova ad affrontare una stagione inedita. Recentemente il Ministro Orlando ha firmato le nuove linee guida per la coprogrammazione e coprogettazione e spero che questa sia una cornice utile al volontariato per dialogare con la Pubblica Amministrazione, sviluppando collaborazioni nell’ambito della solidarietà sempre più significative e forti. Questo è quello di cui abbiamo bisogno oggi: uscire dalle emergenze, dalle sperimentazioni, dalle situazioni circoscritte e aprirci al dialogo e alla collaborazione sempre più intensa e continuativa. Questo non solo per migliorare la qualità della vita delle nostre comunità, ma per far sì che la comunità stessa si senta sempre più responsabile, attiva, protagonista dei propri percorsi».

Anche secondo Riccardo Varone, presidente di Anci Lazio, «la ricerca è strumento indispensabile per la coprogettazione e coprogrammazione tra diversi enti e sinergie», soprattutto in questa fase, in cui è necessario «valorizzare progressi, buone pratiche, capacità di leggere la nostra regione, in riferimento non solo alle prossime scadenze – ad esempio quelle legate al recovery plan –, ma anche alle scadenze a medio e lungo termine, legate all’Europa e agli obiettivi dell’Agenda 2030».

La crescita del volontariato e del Terzo settore

I dati fotografano una realtà, che nei vent’anni tra il 2008 e i 2018 è raddoppiata e riguarda oggi il 10% della popolazione raggiungendo la cifra di 400mila volontari “organizzati” (mentre parallelamente il volontariato in partiti e sindacati si dimezzava scendendo a meno del 2%). A questi se ne devono aggiungere circa 375mila, che non fanno riferimento ad associazioni.

A fronte di questa crescita, come a fronte della crescita del numero degli Enti di Terzo Settore si pone una domanda: è espressione di crescita civica o della dismissione del proprio ruolo da parte della sfera pubblica, che esternalizza alle cooperative e agli altri enti di Terzo settore, per risparmiare sui costi? La crescita è conseguenza della dismissione dello Stato sociale, a causa del prevalere degli indirizzi neoliberisti…? Propende per la prima ipotesi Guido Memo‚ del Centro studi‚ ricerca e documentazione del CSV Lazio, il quale ha fatto notare che «nelle regioni con maggiore spesa pubblica, il numero dei volontari è maggiore. Non è vero quindi che il mondo del volontariato sostituisce l’intervento pubblico, semmai lo accompagna. In realtà il volontariato è espressione di impegno pubblico partecipato dai cittadini, per questo laddove c’è un impegno pubblico più consistente rispetto ai bisogni della comunità, lì è più presente il volontariato». Ne è una dimostrazione anche il fatto che «gli Stati europei,  che hanno il più alto tasso di volontariato, sono quelli con i maggiori investimenti nel welfare, come Svezia, Danimarca, Olanda, che arrivano al 50% di cittadini che fanno volontariato».

Inoltre, continua Memo, «credo che si possa dire che le attività svolte da queste organizzazioni spesso sono nuovi servizi: asili nido, residenze sociali assistite per gli anziani, assistenza domiciliare… Tutti servizi che prima non c’erano». Dunque, non di “dismissioni” si tratta, ma di nuove progettualità.

I volontari e il terzo settore nel Lazio

I numeri dei volontari

Nel Lazio, dicevamo, il numero di volontari organizzati è cresciuto negli anni, arrivando ad eguagliare quello nazionale nel 2013 (369mila volontari, il 7, 9% della popolazione). In quello stesso anno, però i volontari non organizzati hanno superato la media nazionale (375mila, 7,5%), ha fatto notare Tania Cappadozzi, ricercatrice dell’istat.

I volontari sono impegnati soprattutto in Odv, Aps, onlus (41%), organizzazioni religiose (31%, un dato superiore alla media italiana) e poi in associazioni sportive o culturali (15,%) movimenti, comitati gruppi informali 10, 8%. Ma, ribadisce Cappadozzi, «c’è una quota considerevole di cittadini che si attiva per il bene comune, cercando forme flessibili e poco vincolanti, di partecipazioni. È una tendenza generale, ma su questo la nostra regione è un po’ all’avanguardia».

I numeri delle istituzioni non profit

Nel Lazio le istituzioni non profit erano 17.866 nel 2001 ed erano salite a 32.236 nel 2017. Tra queste, erano 2.148 le organizzazioni di volontariato,1505 le Aps e 2.152 le onlus. La mission delle istituzioni non profit è indirizzata soprattutto al supporto a soggetti deboli e in difficoltà (40%), seguita dalla promozione e tutela dei diritti (27)%, cura dei beni comuni 11,7.

Nel 2017, i volontari nel non profit erano 486mila: gli ambiti più gettonati sono quello della cultura, sport e ricreazione (36%, contro una media nazionale del 57%), assistenza sociale e protezione civile (26,5%, contro una media nazionale del 16), ambiente (8%, contro una media del 3%), sanità (5,4%), sviluppo economico e coesione sociale (4,4%).

Sabrina Stoppiello, dell’Istat, ha sottolineato che, per quanto riguarda le reti di relazioni, il non profit coltiva rapporti soprattutto con soci, volontari, destinatari/utenti, quindi con gli stakeholder interni, ma nel Lazio, tra gli stakeholder esterni sono soprattutto gli enti pubblici locali (20%, dato superiore alla media nazionale) ad essere coinvolti.

I prossimi approfondimenti

“I volontari e il terzo settore nel Lazio” è un rapporto che offre molti spunti di riflessione che meritano di essere approfonditi. Per questo, nel mese di maggio‚ si svolgeranno quattro seminari di ricerca e approfondimento, ogni venerdì dalle 15.30 alle 18.00.

  • 7 maggio – I volontari. Tra forme associative flessibili e volontariato diretto (Tania Cappadozzi)‚ Istat
  • 14 maggioETS e istituzioni non profit in controluce (Massimo Lori‚ Istat)
  • 21 maggio – Le reti di relazioni delle istituzioni non profit (Manuela Nicosia e Sabrina Stoppiello‚ Istat)
  • 28 maggio – Le istituzioni non profit e il disagio sociale (Stefania Della Queva‚ Istat)

Per partecipare ai seminari è necessario registrarsi a questo link.

Il libro “I volontari e il terzo settore nel Lazio” è distribuito gratuitamente. Per riceverlo e per rimanere aggiornati sui percorsi del Gruppo di ricerca CSV Lazio – Istat è necessario registrarsi qui oppure scrivere a documentazione@csvlazio.org.

I VOLONTARI E IL TERZO SETTORE NEL LAZIO. IL RAPPORTO DEL CSV

I VOLONTARI E IL TERZO SETTORE NEL LAZIO. IL RAPPORTO DEL CSV