
CHUKUANA: VERSO QUALE FUTURO STA ANDANDO LA COOPERAZIONE?
Si può ancora coltivare un dialogo fra Nord globale e Sud globale, nella responsabilità collettiva della costruzione di un futuro di pace? Il 30 ottobre esperti e rappresentanti delle realtà impegnate nella cooperazione insieme su decolonizzazione e risposte concrete nel workshop Chukuana, con uno sguardo al “Piano Mattei”. Con Comunità Solidali nel Mondo Focsiv e Aoi
29 Ottobre 2025
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Chukuana in lingua swahili vuol dire “aiutarsi reciprocamente”. È questo il nome scelto per il workshop organizzato dalla ong Comunità Solidali nel Mondo in collaborazione con Focsiv (Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario), una delle principali reti italiane di organizzazioni impegnate nella cooperazione internazionale e nel volontariato, e Aoi (Rete Nazionale delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale), che riunisce oltre 500 organizzazioni italiane impegnate nella cooperazione internazionale, nella solidarietà globale e nella promozione dei diritti umani. Alla sua seconda edizione, l’incontro è previsto per domani, 30 ottobre alle 16,30 nella Casa del Municipio I, in via Galilei 53, ad ingresso libero con iscrizione consigliata a questo link. «Non vogliamo essere schiacciati sull’operatività, sull’esperienza diretta. Vogliamo tener conto di come si sta trasformando la cooperazione» il senso dell’iniziativa, nelle parole di Michelangelo Chiurchiù, presidente di Comunità Solidali nel Mondo.

Come evolvono le relazioni tra Nord e Sud del mondo?
Perché il rapporto dell’Europa con i paesi del Sud del mondo è così controverso, dopo decenni di cooperazione allo sviluppo? E nell’epoca degli interessi nazionali “prima di tutto”, è ancora possibile coltivare un dialogo fra Nord globale e Sud globale, per vivere la responsabilità collettiva della costruzione di un futuro di pace? Proprio per dare una risposta a queste domande e riflettere sul futuro modello di cooperazione allo sviluppo, studiosi, esperti e rappresentanti delle realtà impegnate nella cooperazione animeranno un dibattito che rappresenta un’occasione preziosa per comprendere meglio l’evoluzione delle relazioni fra il Nord e il Sud globale, quali sensibilità si stanno sviluppando e come è possibile insieme dare risposte ai bisogni delle popolazioni.
Dopo decenni di cooperazione tra Nord e Sud del mondo, che hanno contribuito in modo significativo alla lotta contro la povertà estrema e all’espansione dei servizi essenziali, il nuovo contesto mondiale impone una riflessione profonda, per comprendere come ripensare l’intervento internazionale alla luce delle nuove disuguaglianze, delle tensioni geopolitiche e delle spinte nazionaliste che minano il dialogo globale. Con un occhio attento al ruolo delle realtà del Terzo Settore che vivono direttamente la cooperazione internazionale, chiamate a valorizzare le proprie esperienze e i rapporti con le popolazioni locali, ma anche a giocare un ruolo attivo nell’indicare le priorità di azione ai decisori politici.
Il presidente Chiurchiù: «Non vogliamo essere schiacciati sull’operatività»
«Organizziamo Chukuana perché non vogliamo essere schiacciati sull’operatività, sull’esperienza diretta, che noi portiamo avanti in Africa, soprattutto in Tanzania, nell’ambito dei servizi alle fasce deboli, come le persone con disabilità, con epilessia, le mamme con bambini epilettici e con disabilità. In 18 anni di disabilità Comunità solidali nel mondo ha avviato tre centri di riabilitazione che si fanno carico di oltre 14mila bambini, di cui più di 700 con epilessia, abbiamo formato più di 500 medici in 18 regioni della Tanzania. Noi vogliamo, specialmente oggi, che ci sia una consapevolezza anche di quello che deve essere una cooperazione autentica», prosegue Chiurchiù. «Ci sono vari tipi di cooperazione, tutte degnissime. Andiamo da quella dei gruppi del missionario che lavora nella Savana alle grandi organizzazioni che fanno progetti sanitari o agricoli, poi ci sono realtà come la nostra che lavorano non solo a contatto con le fasce deboli, ma anche con l’obiettivo di tener conto di come si sta trasformando la cooperazione».
Gli elementi che stanno cambiando la cooperazione
Il presidente Chiurchiù prosegue dicendo che «la cooperazione decentrata deve tener conto di quattro elementi importanti. I più ricchi donatori del mondo, negli Stati Uniti d’America, hanno detto che ora “non giocano più” neanche loro, dopo i tagli agli aiuti da parte di Donald Trump alla Usaid, l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale. Con due grandi conseguenze: hanno tolto, da un giorno all’altro, l’assistenza a centinaia di migliaia di persone che ne fruivano, e poi hanno messo altri capi di Stato nelle condizioni di poter emulare questo atteggiamento». Il presidente continua passando al secondo punto: «Un donatore istituzionale come l’Europa, anche l’Italia, ha messo dentro la cooperazione una categoria, l’impatto, che il progetto deve avere sulla realtà. La misurazione dell’impatto è cambiata. Ad esempio, se ricevo risorse per fare una scuola in una zona remota dell’Uganda, mentre prima misuravo l’impatto delle famiglie che usufruiscono della struttura, ora non basta più, le istituzioni che finanziano vogliono che si dimostri l’impatto che questo progetto e le attività hanno avuto nelle politiche formative della pubblica istruzione del Paese: è ben più complesso».
Un altro elemento che sta cambiando la cooperazione è che «nelle nostre realtà, c’è un ricambio generazionale molto limitato. Abbiamo necessità di ragionare intorno alla possibilità di valorizzare i giovani in una penuria di risorse. Ultimo punto, forse il più importante, è che, noi che stiamo sul campo, verifichiamo che ciò che è cambiato realmente sono gli interlocutori e i nostri partner. Sono cambiati soprattutto i giovani africani con cui noi abbiamo a che fare: ci fanno capire più con gli occhi che con le parole: “Adesso vogliamo avere un protagonismo”. Perché i giovani sono in qualche modo traditi dalla classe dirigente che, grazie anche all’appoggio dei paesi occidentali, ha depredato le risorse dei paesi nei quali vivono e non hanno dato loro spazio. Quindi, loro si sentono depredati anche di risorse che, attraverso le realtà occidentali, hanno contribuito a togliere dalle loro possibilità. Noi abbiamo dei soggetti che sono diffidenti nei nostri confronti», prosegue Chiurchiù. Quindi, «la cooperazione decentrata deve poter tenere conto di questo e chi sta sul campo deve poter “alzare la voce”, certo non con la forza che hanno le grandi organizzazioni internazionali, ma vorremmo poter dare un contributo alla politica della cooperazione che riteniamo debba essere parte effettiva della politica estera italiana. Pensiamo che questo grosso investimento che si sta facendo sulle armi non produrrà nulla, mentre tutti i soldi che vengono erogati nei progetti di cooperazione aiutano non solo l’economia dei paesi del Sud globale, ma aiutano l’economia internazionale, tra cui anche quella nazionale.
Il ricco programma di Chukuana
L’appuntamento del 30 ottobre, dopo l’introduzione affidata al presidente di Comunità Solidali nel Mondo Michelangelo Chiurchiù, che modererà l’intero workshop, proseguirà con l’intervento di Gianni Ruocco, docente di Storia del pensiero politico e di Pensiero politico della colonizzazione e della decolonizzazione all’Università di Roma La Sapienza, che affronterà il tema delle radici e delle cause delle fratture attuali fra Nord e Sud globale. Seguirà l’intervento del direttore scientifico di ASviS, Enrico Giovannini (già ministro dei governi Letta e Draghi), che porterà il proprio punto di vista sulla visione complessiva della realtà sociale e politica del Nord nelle sue relazioni con il Sud globale. A Mario Giro, professore di Relazioni internazionali all’Università di Perugia (in passato viceministro degli Esteri), il compito di approfondire il “Piano Mattei”, la strategia italiana di cooperazione internazionale rivolta all’Africa, lanciata dal governo Meloni nel 2023, con l’obiettivo di promuovere uno sviluppo condiviso, sostenibile e non predatorio tra Italia, Europa e i paesi africani. Blandina T. Mmbaga MD, direttrice del Kilimanjaro Clinical Research Institute (Kcri, uno dei principali poli di ricerca clinica dell’Africa orientale, con sede in Tanzania) illustrerà quale tipo di sensibilità si sta sviluppando nel Sud del mondo, e di conseguenza quale attenzione sia necessario sviluppare da parte dei nostri organismi sul lavoro e nella progettazione alla Cooperazione affinché sia realmente condivisa. Il punto di vista delle organizzazioni della società civile sarà rappresentato da Francesco Petrelli (Oxfam Italia), il quale rifletterà sul “ripensare la cooperazione della società civile nel nuovo disordine mondiale”, da Ivana Borsotto (presidente Focsiv), che si soffermerà sulle sfide della Cooperazione internazionale, e da Giovanni Lattanzi, presidente di Aoi (la Rete Nazionale delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale) che tratterà degli stimoli che possono essere trasmessi ai decisori politici a partire dall’esperienza concreta sul campo. La riflessione promette di offrire spunti operativi, visioni strategiche e nuove prospettive per rilanciare il ruolo della cooperazione internazionale in un mondo attraversato da crisi, transizioni e opportunità condivise.






