
ROME FUTURE WEEK. AI E TERZO SETTORE: UN’ALLEANZA POSSIBILE E NECESSARIA
A che punto siamo con la AI? E come può essere importante per il Terzo Settore? Alcuni spunti sul rapporto tra Terzo Settore e AI dalla Rome Future Week. Chiara Tommasini, presidente CSVnet: «Il fattore umano è insostituibile, abbiamo a che fare con i volontari»
27 Settembre 2025
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L’intelligenza artificiale sta avendo un impatto determinante sul Terzo settore e le sue professioni: dal fundraising per lo sviluppo di contenuti sempre più personalizzati ed efficaci all’analisi dei dati per supportare decisioni strategiche e gestione delle campagne. Ma a che punto siamo con la AI? E in che modo può essere importante per il Terzo settore? Da questi interrogativi è partito l’incontro AI e Terzo Settore, organizzato durante la Rome Future Week 2025, a cura di Manageritalia Executive Professional. «L’intelligenza artificiale è una tecnologia totalmente diversa dalle altre, non ne conosciamo i confini», ha detto Tommaso Saso, docente dell’Università degli Studi Guglielmo Marconi. «Ha una facilità di penetrazione che supera le altre tecnologie ed è in mano a quattro-cinque corporation private. È inarrestabile, può fare tantissime cose e le farà. Ma il Terzo settore deve mantenere un elemento etico che è solo umano».

Il fattore umano è insostituibile, ma l’AI può aiutare nella gestione dei volontari
«Come sistema di Centri di Servizio per il volontariato, abbiamo un punto di vista particolare: un punto di osservazione umano e dal basso. Può l’AI arrivare a sostituirci? Il fattore umano è insostituibile, abbiamo a che fare con i volontari», ha detto Chiara Tommasini, presidente CSVnet. «Il tema fondamentale è la mancanza di competenze. Bisogna accelerare nella formazione dei processi innovativi affinché non vengano “calati dall’alto”», ha affermato Danilo D’Elia, ad di Node, Digital Innovation Hub di Confcooperative. «Se distinguiamo sempre tra profit e non profit sembra sempre che abbiamo obiettivi diversi, in realtà sono due mondi che si intersecano e che spesso hanno obiettivi comuni». Di competenze ha parlato anche Marcella Mallen, presidente Prioritalia e ASviS: «Stiamo rivalutando alcune competenze chiave, che vanno potenziate, quali il pensiero critico e l’approccio sistemico. Va potenziata l’intelligenza umana. Un’altra competenza chiave sarà l’empatia. L’AI potrebbe consentire di sviluppare contenuti molto personalizzati, può aiutarci a generare impatto. È una rivoluzione che richiede grandi competenze cognitive». Mallen ha continuato affermando che «il Terzo settore deve arrivare preparato a questa rivoluzione. Le dinamiche umane sono complesse. Ad esempio, l’AI può aiutare a gestire il coinvolgimento dei volontari, che sono cinque milioni e mezzo».
AI: una spinta per gli ETS
«L’intelligenza artificiale costituisce una spinta per far sì che gli enti del Terzo settore si digitalizzino, che prendano il digitale come uno strumento integrato», ha detto Martina Lascialfari, direttrice generale Fondo per la Repubblica Digitale. «Il modo migliore per guardare alla tecnologia è non guardare solo alla tecnologia ma avere nei suoi confronti un approccio critico», ha affermato Stefano Mizzella, business partner & head of strategy Talent Garden. «Ogni persona che oggi volesse aprire un’impresa o un’associazione, dovrebbe coinvolgere professionisti per varie attività. Ma i costi sarebbero così alti che spesso non se li potrebbe permettere. Le varie attività sono velocizzate dall’AI. È importante che qualsiasi realtà abbia un approccio critico e uno spirito aperto alla sperimentazione, con competenze hard e soft».
Carlo Romanelli, Manageritalia: «Il Terzo settore ha bisogno di manager»
Durante l’incontro, il presidente Manageritalia Executive Professional Carlo Romanelli ha sottolineato che «gli enti del Terzo settore hanno necessità di managerializzare, ma i due terzi hanno entrate di 30mila euro. Come fanno a pagare un manager? L’occupazione è precaria, tranne che nelle grandi realtà. La nascita del Runts ha portato ad un carico di lavoro e gli enti del Terzo settore fanno fatica a stare dietro alla burocrazia». Come altri relatori, anche Romanelli ha sottolineato che «bisogna iniziare a ragionare sulle competenze».
Nel corso dell’evento Rome Future Week 2025 è stato presentato, da parte dei consiglieri Mario Pasquero e Giovanni Belly, il Vertical di Manageritalia Executive Professional dedicato al Terzo settore, con il quale definisce l’avvio di un percorso di rappresentanza e tutela degli interessi di tutte quelle professionalità di natura manageriale che operano all’interno delle varie realtà del Terzo settore e che si trovano al di fuori dei perimetri dei contratti collettivi nazionali, a partire dalla consapevolezza che il grande sviluppo di questo comparto così strategico per il nostro Paese richiede bisogno di managerialità e, al contempo, di rappresentanza organizzata. «In Italia sono presenti circa 130mila enti (Associazioni di Promozione Sociale, Imprese Sociali, Organizzazioni di Volontariato, ecc.) tutti soggetti a grande trasformazione a seguito della Riforma del Terzo settore che progressivamente porterà le organizzazioni a dotarsi di processi e strumenti manageriali tipici delle aziende profit», hanno concluso Pasquino e Belly.
Immagine di copertina Cash Macanaya
