
SCUOLE CHIUSE? NO, APERTE E PARTECIPATE (E NON SOLO D’ESTATE)
I tre mesi di pausa estiva, le scuole chiuse, i centri estivi che fanno da forbice sociale tra chi va e chi resta. Così quello delle scuole aperte (e partecipate) è un tema che si ripropone. Non solo in estate
30 Giugno 2025
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La petizione “Ristudiamo il calendario”, lanciata nel 2023 da WeWorld e Mammadimerda raccogliendo 72mila firme, chiede la rimodulazione del calendario scolastico e l’introduzione obbligatoria del tempo pieno in tutte le scuole, dai 3 ai 14 anni, lasciando libertà alle famiglie di scegliere. «Con Mammadimerda portiamo avanti la richiesta di ripensare il calendario scolastico, per tanti motivi», dice Valentina Rizzi, responsabile programmi domestici WeWorld. La chiusura delle scuole nei mesi estivi nasceva tanti anni fa per includere le famiglie rurali e dare tempo e spazio ai genitori che avevano necessità di aiuto da parte dei figli nei campi in estate. «La società italiana è cambiata, oggi molti bambini hanno entrambi i genitori lavoratori e una pausa così lunga diventa una questione da gestire. In più di tre mesi di vacanza, l’appartenenza socio economica fa la differenza, anche le famiglie di ceto medio l’affrontano con difficoltà, figuriamoci quelle a basso reddito. I centri estivi costano dai 50 ai 200-300 euro alla settimana, per almeno otto settimane diventa una spesa molto consistente».

La chiusura delle scuole impatta sulla condizione femminile
L’impatto della chiusura estiva non è solo economico, ma «va a colpire la condizione femminile. Tendenzialmente i congedi parentali sono fruiti dalle madri perché ancora persistono degli stereotipi di genere. I bambini e i ragazzi restano a casa con la madre, quando non lavora, o i genitori sono costretti a trovare soluzioni di compromesso, in alcuni casi lasciando i figli da soli o in custodie un po’ “alternative”. E non sempre è possibile lasciarli ai nonni», prosegue Rizzi.
Nei sette Spazi Donna di WeWorld, i centri volti all’empowerment delle donne e al rafforzamento dell’agency femminile, Rizzi spiega che «nel periodo estivo le donne che sono madri arrivano con i figli, mentre durante l’anno riescono a gestire uno spazio per sé. Per questo, cerchiamo di mantenere un presidio estivo più lungo possibile, ad esempio a Milano restiamo aperti tutto il mese di agosto. Oltre alle attività abituali, ne facciamo altre considerando il tempo libero dei bambini e offrendo opportunità mamma-figlio, con gite in giornata o voucher per la piscina, per colmare il gap di chi non può permettersi il centro estivo o una vacanza».
Il learning loss
Più di tre mesi senza scuola e senza la possibilità di altre attività «è un’opportunità mancata. Il learning loss (perdita di apprendimento) è frequente durante il periodo estivo. In situazioni di particolare vulnerabilità, una pausa così lunga porta alla dispersione: capitano spesso casi di ragazzi a rischio che, l’anno dopo, non riprendono la scuola. C’è tutto un lavoro da fare per coltivare questi casi d’estate, mantenendo le relazioni e accompagnandoli fino al rientro a settembre», continua Rizzi. Nei cinque centri educativi (Roma, Milano, Cagliari, Catania, Aversa) «faremo una vacanza con i ragazzi, un summer camp con gli educatori. Molti non sono mai andati in vacanza. Quelli di Milano hanno chiesto di andare in albergo perché non ci erano mai andati e si recheranno ad Igea Marina, quelli di Roma andranno in un parco naturale, dove svilupperanno l’autonomia in campeggio. Mentre fino alla primaria ci sono centri estivi diversi e di vario costo, per i ragazzini la situazione è più a macchia di leopardo: a Roma e a Milano ce ne sono di più, al Sud e nelle isole sono molto carenti», sottolinea Rizzi.
Scuole Aperte sulla via della co progettazione
Fino al 10 giugno gli istituti comprensivi e secondari di II grado statali di Roma hanno potuto inviare le loro idee progettuali nell’ambito del bando Scuole Aperte il pomeriggio, la sera, nei weekend, confermato per i bienni 2025/26 e 2026/2027. «Il bando, per la prima volta, è biennale. L’Assessorato alla Scuola, Formazione e Lavoro ci ha ascoltato, modificandolo alla sua terza edizione. Tuttavia è inviato dalle scuole, non dalle associazioni di studenti e genitori», spiega Alice Mosiello rete romana Sap, Scuole aperte e partecipate e presidente dell’associazione genitori TreZeroTre dell’istituto comprensivo “Gino Strada” alla Caffarella. Sap sta per rete Scuole Aperte e Partecipate, una rete che unisce tanti tra associazioni e comitati di genitori e studenti a Roma. «Abbiamo fatto mutuo aiuto per la scrittura di progetti di scuole alle prese, la prima volta, con il bando. Ma abbiamo visto più di un caso in cui i progetti sono stati bocciati o in sede di collegio docenti o dai dirigenti scolastici. Il bando va sulla strada giusta ma mantiene la scuola come proponente e crea problemi di partecipazione dal basso», sottolinea Mosiello. Questo bando ha, però, anche ottime novità. «C’è un chiaro riferimento al percorso di co progettazione che va fatto, con moduli specifici discriminanti per la vittoria, che danno 15 punti a progetto oltre a 5 punti per ogni ente o soggetto del territorio coinvolti. Una co progettazione che è finalmente una chiara indicazione, una via per creare patti educativi di comunità, che differenzia il bando dagli avvisi pubblici precedenti».

Scuole Aperte: criticità e prospettive
«Continuano ad esistere istituti scolastici a Roma che vinceranno questo bando facendo il progetto di scuola aperta da soli, anche perché questa possibilità è prevista nell’avviso di gara. Il progetto è interessante per l’apertura della scuola al territorio. Tuttavia ci sono scuole in cui non sono stati ascoltati i genitori volontari attivi e si partecipa al bando delegando a un ente del Terzo settore, a una cooperativa e diventa una sorta di “servizificio”. A volte va fatto un lungo lavoro per far capire ai dirigenti cosa sia la progettazione. Ancora, nelle realtà virtuose in cui c’è un buon mix tra l’azione dei docenti (che a volte offrono attività pomeridiane e danno un ottimo segnale di partecipazione) e il territorio, i soldi diventano pochissimi. E qui subentra il tema dei costi, che per un docente sono tripli rispetto a quanto avviene quando ai progetti pensiamo il Terzo settore e noi genitori volontari». L’importo massimo previsto nel bando è 17mila euro ad istituto scolastico per anno, con il 10% di spese previste dalla scuola per il coordinamento e l’amministrazione», precisa. Un’altra novità che va a colmare una mancanza del passato «è la presenza, nel bando degli Oepac e di docenti di sostegno in modo da permettere una reale inclusione per i minori con disabilità. Ma con 17mila euro non si riesce a fare molto, considerando che non c’è una proporzione in base al numero degli studenti e che ogni ora di Oepac ha, ovviamente, un costo». Riguardo i ragazzi delle superiori, Mosiello sottolinea quanto «lo spazio di partecipazione e di autonomia dovrebbe essere rimarcato, è questo lo spirito di Scuole Aperte e Partecipate. Dovrebbero esserci un’aula gestita dai ragazzi, azioni e attività che vedano i ragazzi agire in prima persona con il sostegno degli adulti che li aiutino ad entrare in un’ottica di progettazione. Non ci si può chiudere “a riccio” alla partecipazione degli studenti».
Riguardo l’estate, «noi genitori stiamo lavorando da due-tre anni per aprire la scuola “Gino Strada” in modo che i ragazzi con origine migratoria o di seconda generazione, che hanno genitori che non parlano italiano, abbiano un momento ludico-educativo a loro dedicato prima dell’inizio dell’anno scolastico. Siamo andati in sperimentazione con l’italiano per le mamme, che andava di pari passo con l’italiano per i figli, ora stiamo prendendo contatto con il VII municipio per progetti con mamme e bambini insieme, che speriamo di avviare a settembre», conclude Mosiello.

Cubo Libro: «Lavoriamo con il quartiere e l’estate è uno dei momenti in cui siamo più propositive»
«Da sempre, da quando abbiamo aperto, l’estate è uno dei momenti in cui siamo più propositive», dice Claudia Bernabucci, presidente e fondatrice di Cubo Libro, in largo Ferruccio Mengaroni a Tor Bella Monaca. Nasce come associazione culturale nel 2009, grazie a un gruppo di giovani professioniste, che hanno unito le proprie competenze e l’amore per il territorio, per creare uno spazio culturale ed accogliente aperto a tutti. «Fino al 2017 siamo andate avanti solo a titolo di volontariato, poi abbiamo iniziato a partecipare ai progetti finanziati. Dal 2020 ad oggi abbiamo partecipato a progetti grandi, come Tornasole, che ci ha consentito di ampliare l’offerta e di consolidare gli educatori e l’approccio educativo. Se prima erano 30 i minori in piazza ogni pomeriggio, ora ne passano anche 70. Cerchiamo di diversificare le nostre proposte». Cubo Libro è una biblioteca autogestita e popolare, uno spazio ludico e ricreativo con giochi e libri per ogni età, un centro educativo e, soprattutto, un punto di ritrovo e di aggregazione. «Noi abbiamo riqualificato largo Mengaroni attraverso i fondi della Fondazione Paolo Bulgari, l’abbiamo inaugurata a dicembre 2023. Siamo una realtà che tende a lavorare insieme alle persone del quartiere, per costruire una comunità che risponde al malessere, all’assenteismo da parte dei servizi a Tor Bella Monaca. Mettiamo in pratica la proposta che ci viene dagli abitanti del quartiere, organizzando dal cinema in piazza al concerto, alla cena sociale. Lavoriamo anche nei laboratori, nelle scuole: bambine e bambini sono i nostri maggiori beneficiari», continua Bernabucci. L’estate «è diventata da una parte, negli anni, un momento di sperimentazione delle possibilità di aggancio, dall’altra un momento di crescita perché bambini e ragazzi si affidano di più, non avendo l’impegno della scuola e avendo un adulto di riferimento con cui parlare. Negli anni, abbiamo inserito laboratori ed eventi attrattivi per i più piccoli. Abbiamo sperimentato una serie di pratiche negli ultimi anni, anche una summer school per progetti attivati con Action Aid, fino ad un centro estivo nelle scuole (“Mengaroni” e “Melissa Bassi”) che per le famiglie sono gratuiti, e a gite con ragazzi più grandi».
Da quattro anni Cubo Libro fa attività strutturalmente fisse per bambini e ragazzi. Tutti i pomeriggi dal lunedì al venerdì, dalle 16,30 alle 20, propone un fitto calendario di attività. «Facciamo laboratori, ad esempio di arte e sportivi. C’è tutto il giorno, anche la mattina dalle 10 alle 13, la possibilità di giocare con strumenti che mettiamo a disposizione, come pattini, skate, giochi di società, scacchiere. «Co progettiamo anche delle attività con bambini e ragazzi. Se emerge una volontà, come la festa dei gavettoni o il laboratorio dei braccialetti, li organizziamo. Facciamo anche dei pomeriggi a tema, come quello dei giochi contro gli stereotipi di genere alla vigilia del Pride di Roma e, in occasione della giornata internazionale del gioco, abbiamo organizzato una giornata di giochi all’aria aperta». Cubo Libro quest’estate chiuderà solo dal 15 al 24 agosto.
Immagine di copertina associazione TreZeroTre
