INSPIRE: CON L’ECO TREKKING VIVIAMO LA NATURA, PROTEGGENDOLA

Inspire promuove l'eco trekking: «Oltre a godere della natura, raccogliamo i rifiuti. Così ci rendiamo anche conto di quanti ne produciamo!»

Scarpe comode e zaino in spalla, chi fa eco trekking segue gli stessi sentieri dei camminatori “tradizionali”, ma non si limita a godere del panorama e a fare esercizio fisico: durante la passeggiata, raccoglie i rifiuti che incontra lungo il percorso e si impegna a non produrne di nuovi. Un modo, quindi, per scoprire la bellezza della natura, farne parte, ma senza alterare il suo equilibrio. Questo è il principio che guida l’associazione Inspire, nata a Roma da tre giovani donne con la passione per l’outdoor, che oggi organizzano attività sportive “ecologiche” e portano l’educazione ambientale nelle scuole, perché lo stile di vita sostenibile si può imparare.

 

eco trekkingGli eco trekking sono aperti a tutti, adulti e bambini, professionisti e non. Si svolgono lungo i sentieri segnati del Lazio e sono programmati secondo un calendario aggiornato sui canali social dell’associazione. Un’occasione per tornare a fruire del nostro verde, dopo i mesi di lockdown, ma anche per prendersene cura, perché abbiamo imparato quanto sia importante rispettare gli ecosistemi naturali. La pandemia di coronavirus, infatti, ci ha dimostrato che siamo davvero tutti connessi e non solo sul web. Facciamo parte dello stesso Pianeta e quindi ognuno di noi influenza l’equilibrio della Terra con le proprie scelte: dall’alimentazione alla mobilità, dall’uso degli elettrodomestici al modo di fare la spesa. Di fatto, capire quanto pesano i nostri comportamenti sull’ambiente è il primo passo per acquisirne di nuovi! E l’obiettivo di Inspire è proprio questo: promuovere una cultura della sostenibilità, contro il modello di consumo usa-e-getta, per incoraggiare uno stile di vita fondato sui principi dell’economia circolare. Per saperne di più, abbiamo intervistato Alice Bellini, guida ambientale e fondatrice di Inspire.

 

Quali sono gli aspetti che rendono l’eco trekking diverso dall’escursione tradizionale? Perché partecipare?
«Durante un eco trekking, oltre ad esplorare i luoghi che visitiamo, raccogliamo i rifiuti che troviamo lungo il sentiero. Questo non solo perché se amiamo la natura è giusto prendersene cura, ma anche perché raccogliere i rifiuti è un ottimo modo per renderci conto di quanta spazzatura produciamo! Le nostre escursioni, poi, diventano un’occasione per confrontarsi e scambiarsi consigli e idee per vivere in modo più sostenibile. In particolare, quello che vogliamo diffondere è uno stile di vita Zero Rifiuti, che significa scegliere l’alternativa ai prodotti usa-e-getta,trovare il modo di farne a meno o rimpiazzarli con qualcosa che non finisca nel cestino se non dopo anni di utilizzo… e che magari possa essere riciclato al termine della sua lunga vita. Per esempio, le borse che utilizziamo per raccogliere i rifiuti durante gli eco trekking sono realizzate da Refugee ScArt, un gruppo di rifugiati di Roma che riusa i rifiuti di plastica abbandonati in giro per la città per dare vita ai propri prodotti».

 

eco trekkingCome sono andate le prime escursioni organizzate dopo il lockdown? Quali rifiuti avete incontrato lungo il vostro percorso?
«È stata una gran gioia poter riprendere i nostri eco trekking! Per il momento siamo stati “fortunati” e non abbiamo incontrato guanti e mascherine sui sentieri di montagna, ma la storia è molto diversa quando camminiamo in città: questo genere di rifiuti sono ovunque e stanno mettendo a rischio la salvaguardia dell’ambiente e degli animali – oltre che della sanità collettiva. Durante le nostre passeggiate, comunque, i rifiuti non sono mancati: abbiamo trovato bottiglie di plastica, fazzolettini, mozziconi di sigarette, e i soliti numerosissimi rifiuti organici (come ad esempio bucce della frutta e ossi), che vengono costantemente abbandonati in natura o sulle vette delle montagne, con la scusa che si tratta di rifiuti biodegradabili. In realtà sono ugualmente dannosi, perché contengono pesticidi e sostanze chimiche tossiche per l’ambiente e per gli animali che potrebbero cibarsene!»

 

L’ecotrekking è anche uno strumento di fundraising per Inspire. Cosa finanziano i fondi raccolti durante i vostri appuntamenti?
«Tutti i fondi che raccogliamo vengono destinati al progetto didattico ReFRESH – Free From Trash. Questo progetto mira a portare in quante più scuole possibile la cultura Zero Rifiuti e l’educazione ambientale. Pensiamo infatti che sia fondamentale studiare la sostenibilità, proprio come si impara la matematica o l’italiano. Di fatto, la nostra sopravvivenza e il nostro benessere dipendono dal benessere del Sistema Terra, quindi vogliamo credere che quando si sceglie di non proteggere il Pianeta sia per mancanza di una corretta educazione su questo tema. E nelle scuole non può mancare! I bambini e i ragazzi rappresentano il futuro, ma anche il presente. Dobbiamo alimentare la consapevolezza sulla sostenibilità e fare le scelte giuste, oggi».

 

eco trekkingDall’eco trekking alle scelte quotidiane. Si può mettere in pratica la filosofia “Rifiuti Zero” nella vita di tutti i giorni?
«Assolutamente sì. Questo lockdown ha contribuito a portare l’attenzione sul tema dell’ambiente e sulle piccole-grandi azioni che possiamo compiere ogni giorno per ridurre il nostro impatto. Quando facciamo la spesa, puliamo la casa, ci prendiamo cura del nostro corpo, ci muoviamo e ci vestiamo… abbiamo la possibilità di farlo in modo sostenibile! Pensiamo, ad esempio, ai flaconi in plastica monouso. Sapete che tutti i detergenti e i saponi liquidi che utilizziamo per lavare il nostro corpo, dalla pelle ai capelli passando per il viso, possono essere sostituiti con saponette? Oppure pensiamo alla carta igienica: in questo caso non esiste una soluzione Rifiuti Zero, ma possiamo scegliere quale tipo di carta acquistare. Eliminare la carta igienica profumata e colorata è un primo passo, perché prevede processi di produzione molto più dispendiosi in termini di risorse. E poi, possiamo scegliere una carta fatta con materiale di riciclo o acquistare quei rotoli che, al posto del cilindro centrale in cartone, abbiano un altro rotolino di carta igienica, così da eliminare almeno quel rifiuto finale! Un ultimo esempio? Il nostro modo di vestirci. L’industria tessile è la seconda a livello mondiale per tasso di inquinamento ambientale. Partiamo dal presupposto che tutti noi possediamo indumenti in abbondanza. Dunque, prima di acquistarne di nuovi, chiediamoci se ne abbiamo davvero bisogno. Se la risposta è sì, possiamo comprare il nostro abito in un mercatino vintage o se proprio vogliamo dei vestiti nuovi, allora che non provengano dall’industria del fast fashion! Cosa significa all’atto pratico? Significa acquistare vestiti prodotti con materiali sostenibili e fabbricati seguendo una policy di legalità lavorativa e ambientale. I costi di questo tipo di indumenti sono più alti, ma si tratta di vestiti destinati a durare. Insomma, le nostre scelte quotidiane ci permettono di fare la differenza. E la possiamo fare davvero tutti».

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org

Immagini: associazione Inspire

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