AVO FIUMICINO: LA REAZIONE A CATENA DI UN GESTO D’AMORE

Il gesto di un piccolo gruppo è diventato una comunità: AVO Fiumicino ha compiuto 20 anni, da sempre accanto all’Ospedale Bambino Gesù, e ha deciso di festeggiarli valorizzando l’intera rete di cui fa parte

di Maurizio Ermisino

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Nel 2005 un gruppo di volontari ha deciso di donare in maniera gratuita e consapevole il proprio tempo agli altri. In particolare, dedicando il loro impegno all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Palidoro. È nata così AVO Fiumicino, Associazione di Volontari Ospedalieri che ha scelto di impegnarsi nella vicinanza ai bambini e le loro famiglie. AVO Fiumicino ha compiuto 20 anni e ha deciso di celebrarli il 20 giugno a Torrimpietra, alla Corte di Arenaro, con una festa che è stata soprattutto condivisione di valori, testimonianza di solidarietà e di amore per le persone. Erano presenti i volontari, pietra miliare dell’associazione, il personale sanitario e amministrativo degli ospedali, l’amministrazione comunale, nella persona del sindaco Mario Baccini, i sostenitori, la rete a cui l’associazione fa capo. AVO Fiumicino è «la rappresentazione concreta della teoria della reazione a catena: di come un gesto d’amore che inizialmente coinvolgeva un piccolo gruppo di persone oggi è diventato una comunità che persegue lo stesso intento», come ha spiegato nel suo discorso introduttivo Carmen Zullo, la Presidente di AVO Fiumicino. La rete, il rispetto reciproco e valori comuni hanno portato a una crescita. Perché il bene è contagioso.

Oltre i confini dell’ospedale

I volontari di AVO Fiumicino sono persone che vanno oltre i confini dell’ospedale. Non sono presenti solo dentro la struttura: vanno dove c’è bisogno, oltre i muri. Vanno ad assistere i bambini, le loro famiglie. E anche i medici, nei momenti di stress. Durante il Covid la loro preoccupazione era di non poter fare la loro parte: quando tutti scappavano dagli ospedali, avrebbero voluto entrare. I volontari AVO fanno parte a tutti gli effetti dell’equipe di cura. Così il personale medico sottolinea il valore di una collaborazione lunga vent’anni.

AVO Fiumicino
Carmen Zullo, Presidente AVO Fiumicino: «L’associazione è la rappresentazione di come un gesto d’amore che inizialmente coinvolgeva un piccolo gruppo di persone oggi è diventato una comunità che persegue lo stesso intento»

AVO: etica, deontologia e formazione da 50 anni

Oltre al Bambino Gesù di Palidoro, oggi AVO Fiumicino è anche nel team del centro delle cure palliative dell’Ospedale Bambino Gesù di Passoscuro. Ma che cosa comporta davvero fare il volontario in un ospedale pediatrico? Ne abbiamo parlato con Carmen Zullo, Presidente AVO Fiumicino, e Francesco Colombo, Presidente nazionale FederAVO. «Vuol dire, più che stare con i bimbi, essere di supporto alle famiglie» ci ha risposto Carmen Zullo. «Il bambino non è mai solo durante il suo ricovero. Ma la sua famiglia ha bisogno di un po’ di tutto: la mamma può avere la necessità di farsi una doccia per dieci minuti, e noi restiamo con il bimbo, che magari ha bisogno di uscire. La famiglia può avere bisogno di beni di prima necessità. Siamo lì per dare un sospiro di sollievo, un attimo di tregua dai ricoveri. Il nostro punto di forza è la formazione, che viene fatta, per il novanta per cento, da personale medico, dalle caposala ai primari. Per cui sappiamo bene come comportarci, sappiamo dove finisce la nostra responsabilità. È fondamentale che l’ospedale abbia deciso di formarci». Essere un volontario AVO è una questione di deontologia e di valori e la formazione è importante.  «Il nostro volontario si può definire l’amico in più.», interviene Francesco Colombo. «Non un amico che usa una frase di circostanza, ma preparato ad ascoltare, a sostenere le varie situazioni. In questo caso parliamo di una situazione particolarmente delicata. C’è anche il tema del fine vita. Tutti i nostri volontari hanno in comune la predisposizione verso l’altro e la propensione a lavorare in gruppo: devono seguire la missione dell’associazione. Ogni volontario poi, in base alla propria personalità, può agire in un modo o nell’altro, ma la guida è la nostra deontologia, il nostro codice di comportamento. Quando hai la divisa di AVO non puoi fare quello che faresti da libero cittadino, perché rappresenti un’associazione che ha una sua etica, basata su valori portati avanti da 50 anni».  La formazione ha dei tratti comuni per tutti, ma ha anche delle specificità a seconda dei reparti in cui il volontario opera. «Come AVO nazionale abbiamo diramato delle linee guida», ci spiega il presidente. «Ma poi approcciarsi al bambino, o al fine vita, è diverso che approcciarsi alla persona con Alzheimer o con patologie cronicizzanti, perché l’aspetto psicologico di chi affronta certe malattie è diverso».

AVO Fiumicino
Francesco Colombo, Presidente nazionale FederAVO: «Il nostro volontario è un amico preparato ad ascoltare, a sostenere le varie situazioni. La guida è un’etica basata su valori portati avanti da 50 anni. Il rapporto con il team di cura è un punto di arrivo costruito nel tempo da AVO Fiumicino. Vuol dire che ha seminato bene»

AVO Fiumicino e Bambino Gesù: 20 anni insieme

I 20 anni di rapporto con l’Ospedale Bambino Gesù sono un periodo importante. Che cosa hanno dato e che cosa hanno ricevuto i volontari di AVO Fiumicino? «C’è rispetto e stima reciproca», risponde Carmen Zullo. «Tre anni fa è nato l’hospice pediatrico di Passoscuro, gestito dal Bambino Gesù, e l’ospedale ha subito pensato a noi come supporto e come associazione di volontariato che potesse farne parte. È stato un grande riconoscimento di stima, perché sanno come operiamo e quello che facciamo da vent’anni.  Con i medici e gli infermieri condividiamo tante cose, abbiamo fatto team». I volontari ormai sono un tutt’uno con il personale sanitario. Anche perché la Legge 38 del 2010 stabilisce che il volontario deve essere presente in un centro di cure palliative pediatriche. «Siamo percepiti come un punto di riferimento dal personale», spiega la presidente. «Se la caposala intercetta necessità che esulano dalle competenze mediche sa che può chiamare l’AVO».  «Ho colto una cosa molto bella» suggerisce Francesco Colombo. «Il rapporto con il team di cura rappresenta un punto di arrivo costruito nel tempo da AVO Fiumicino, che, con il suo operato, ha dimostrato e dimostra il suo valore. Vuol dire che ha seminato bene, ha lavorato bene. E non è così dappertutto». Non si celebravano solo i 20 anni di AVO Fiumicino, ma tutta la rete all’evento del 20 giugno, insieme alle altre associazioni del territorio, ai presidenti delle altre AVO del Lazio, ai sostenitori, al personale medico. Vuol dire che si fa gruppo e si cresce. «Ad esempio, se ci donano delle cose che non possiamo dare in ospedale, sappiamo che c’è la Caritas, la Pro Loco o il parroco della parrocchia» ci spiega Carmen Zullo.

Chi è il volontario ospedaliero

Ma chi è oggi la persona che sceglie di fare il volontario ospedaliero? Cosa hanno in comune coloro che scelgono un campo così delicato? «La predisposizione verso l’altro, all’ascolto, l’educazione all’empatia, che può anche crescere con la formazione, e la voglia di lavorare in gruppo», riflette il presidente nazionale. «Carmen ha parlato di rete. Noi lavoriamo sempre in gruppo. I volontari devono accogliere questa particolarità, di essere individui che si muovono in una situazione armonizzata». «Il nostro volontario deve essere altruista e generoso di suo», aggiunge Carmen Zullo. «E capire che nella sua vita può fare anche qualcosa in più che non curare semplicemente la famiglia, il lavoro e gli hobby. Ed essere a disposizione dell’altro». Per i prossimi 20 anni di AVO Fiumicino la presidente auspica che la crescita non si arresti. «Hanno iniziato in 30. Ora siamo 136, dopo il Covid, che ha decimato anche noi con la paura di entrare in ospedale. Vogliamo raddoppiare ed essere ancora più presenti per le famiglie»

L’AVO ti modifica, anche se non te ne rendi conto

Perché un giovane dovrebbe avvicinarsi a questo tipo di volontariato? «Dovrebbero farlo tutti, dovrebbe essere obbligatorio per legge», ci risponde sorridendo Carmen Zullo. «Una persona che fa il volontario ospedaliero trova se stesso. Riceve di più di quello che dà. Ha una crescita personale esponenziale. Se apri il tuo cuore e la mente e sei disponibile a non badare solo al tuo orto, fai un upgrade, passi a un livello successivo». «L’AVO ti modifica» aggiunge Francesco Colombo. «Anche se tu non te ne rendi conto. Essere volontario AVO è d’aiuto anche nella tua professione. Ti insegna a sospendere il giudizio, ad ascoltare prima di parlare. Che anche se puoi fare poco, quello che fai è una goccia importante».

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