
20MO RAPPORTO IDOS, A ROMA E NEL LAZIO UN’IMMIGRAZIONE A DOPPIA IDENTITÀ
Una fotografia aggiornata nel 20mo Rapporto IDOS, presentato ieri a Roma. Tra invecchiamento e solitudine, il passo lento della cittadinanza, i decreti flussi e l’accoglienza in tilt. Luca Di Sciullo: «Da Roma, cuore mondiale dell’anno giubilare, urgono testimonianze credibili e convincenti di civiltà della pace, cura dei migranti e cultura del dialogo e del rispetto»
26 Giugno 2025
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C’è chi arriva e c’è chi parte, chi si sente solo di passaggio e chi si ferma per costruirsi una vita. Si muove su due binari distinti, ma strettamente connessi, l’immigrazione a Roma e nel Lazio. Da un lato la Capitale resa un punto di passaggio per chi è diretto verso altre mete in Italia e in Europa, dall’altro si conferma luogo di insediamento stabile per migliaia di persone che decidono di porre qui le basi per una vita futura. A restituire questa doppia identità è il 20mo Rapporto dell’Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio, a cura del Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con l’Istituto di Studi Politici S. Pio V, presentato ieri in Campidoglio. Il Rapporto dà conto di una presenza significativa: 643mila stranieri residenti nella regione al 31 dicembre 2023, di cui oltre l’80% nella Città metropolitana di Roma. La sola Capitale ne ospita più di 350mila, una cifra più che raddoppiata negli ultimi 20 anni, che significa il 12,2% del totale degli stranieri in Italia, a fronte di una media nazionale ferma all’8,9%. I cittadini immigrati che vivono in regione provengono da ogni angolo del pianeta per un totale di 188 nazionalità. Nella sola area metropolitana di Roma si concentra oltre il 14% di tutti i romeni presenti in Italia, ma anche più di un quinto dei bangladesi e un quarto dei filippini. Roma accoglie inoltre il 18% dei polacchi, il 14% dei peruviani e più del 10% degli indiani residenti nel Paese. Dati che confermano il ruolo della città non solo come meta migratoria, ma come punto di riferimento stabile per molte comunità.

Invecchiamento, famiglie con uno straniero e famiglie unipersonali
Gli stranieri sono mediamente più giovani degli italiani: il 75% ha meno di 50 anni, mentre gli over 65 sono appena il 6,4% del totale rispetto al 25,6% degli italiani. Tuttavia, i primi segnali di invecchiamento iniziano a emergere anche tra i cittadini immigrati, specie tra le donne: tra il Censimento del 2001 e quello del 2021, gli under 40 sono passati dal 64,7% al 49,3%, mentre l’11,2% ha oltre 60 anni. Negli ultimi dieci anni, le famiglie con almeno uno straniero nel Lazio sono aumentate di oltre la metà, passando a circa 330mila nuclei, con una particolare concentrazione nella città di Roma. La maggior parte di queste famiglie (78%) è composta solo da persone straniere, mentre il resto sono famiglie miste, cioè italiani e stranieri insieme). Colpisce, però, soprattutto che quasi una famiglia su due è composta da una sola persona (46%), spesso uomini o donne soli arrivati in Italia per lavorare. A Roma, queste famiglie unipersonali sono ancora più diffuse (oltre il 52%), soprattutto nella comunità ucraina e bangladese, in cui nel 70% dei casi sono formate rispettivamente da sole donne e soli uomini.
Cittadinanza italiana, passo lento nel Lazio: tanti residenti, pochi riconoscimenti
Nel Lazio, ottenere la cittadinanza italiana resta un percorso lungo e selettivo, nonostante l’elevata e storica presenza straniera. Nel 2023, le acquisizioni sono state 14.450, in crescita del 13,2% rispetto all’anno precedente, ma rappresentano solo il 6,8% del totale nazionale. Le modalità più diffuse, secondo il 20mo Rapporto IDOS, restano lungo-residenza (37,1%), matrimonio (16,5%), e altre forme legate a minori o giovani nati e cresciuti in Italia (46,3%). Spicca inoltre il fenomeno delle seconde generazioni “sospese”: nell’area romana circa 45mila stranieri hanno una cittadinanza diversa da quella del Paese di nascita. Sono perlopiù giovani nati in Italia o arrivati da piccoli, che ancora non hanno accesso alla cittadinanza. Il dato riguarda il 21,2% dei cinesi, il 18,4% dei romeni, il 12,5% dei bangladesi e il 10% dei filippini.
Permessi di soggiorno e decreto flussi, se l’accoglienza non è tale
Dopo il boom del 2022 legato all’emergenza ucraina, nel 2023 i nuovi permessi di soggiorno rilasciati nel Lazio sono crollati a 29.075, segnando un calo del 30,4% rispetto all’anno precedente. Il crollo più netto ha riguardato i permessi per protezione internazionale e umanitaria, scesi da 17mila a 5.531 (–67,5%): tra questi, quelli concessi agli ucraini per protezione temporanea sono passati da oltre 14mila a meno di 2mila. I permessi per motivi familiari restano i più numerosi (oltre 10mila, pari al 35,5%), in particolare per cittadini bangladesi, indiani e albanesi. Gli unici in crescita sono stati quelli per studio (+8,9%), quasi 5mila, rilasciati in gran parte nell’area di Roma a studenti iraniani, statunitensi e cinesi. In netto calo, come registra il 20mo Rapporto IDOS, anche i permessi per lavoro: appena 4.111, in diminuzione del 21,9% nel Lazio e del 25,8% nella Capitale. Fa eccezione la provincia di Rieti, che registra un’impennata del +143,9%, soprattutto tra indiani, bangladesi e peruviani. Il quadro si fa ancora più critico se si guarda al fallimento dei “decreti flussi”. Nel 2023, a fronte di oltre 32mila domande per lavorare legalmente in Italia, sono stati rilasciati solo 1.568 nulla osta e appena 40 si sono trasformati in veri permessi di soggiorno. Un sistema che Idos definisce «irrazionale», cioè capace solo di alimentare il lavoro nero e lo sfruttamento, soprattutto a Roma, dove la complessità burocratica rende ogni passo ancora più difficile. «Le politiche nazionali per l’ingresso di nuovi lavoratori dall’estero», sottolineano i promotori del Rapporto IDOS, «continuano a riproporre l’irrealistico sistema delle chiamate nominative “al buio” da far rientrare nelle quote annuali, che a Roma mostra tutto il suo fallimento, amplificato dalla complessità burocratica della Capitale e dalle filiere di sfruttamento sistemico della manodopera immigrata, ingrossando la sacca del lavoro nero, non tutelato e sottopagato».

Accoglienza migranti in tilt: dominio del for profit e affidamenti diretti
Anche il sistema di accoglienza per migranti tradisce la tradizione giubilare dell’ospitalità, come emerge nel 20mo Rapporto IDOS. Mentre, infatti, il resto d’Italia registra un calo dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas), Roma e Lazio vanno in controtendenza: +8% nel 2024, con quasi 10mila posti e 10.500 presenze giornaliere. La regione concentra l’82% dei migranti in accoglienza nei Cas, che si distinguono dai Sai (Sistema di accoglienza e integrazione), dove i titolari di protezione internazionale vivono struttura piccole e coordinate dai comuni. In particolare, la Citta metropolitana di Roma ospita oltre la metà dei Cas della regione per il 92,3% concentrati in strutture con oltre 50 posti, 3 delle quali di oltre 300 (tra cui una oltrepassa i 600). Il 30% dei Cas laziali, inoltre, è gestito da enti for profit, spesso limitati al “mero servizio alberghiero” senza percorsi di integrazione. Emergono posizioni monopolistiche: stando al Rapporto c’è un ente controlla quasi un quarto dei posti regionali (2.374), mentre un altro gestisce il 65% delle strutture nel viterbese. «A chiudere il cerchio di un sistema irrazionale privo di programmazione», commenta Idos, «e ordinariamente in emergenza è l’ampio ricorso agli affidamenti diretti, che nel 2023 hanno riguardato più del 66% dei contratti per la gestione dei Cas regionali e oltre l’81% nella prefettura di Roma».
Segnali di speranza nell’anno del Giubileo
Per fortuna, nell’anno del Giubileo permangono, soprattutto a Roma, diversi segni di speranza. «Siamo nel mezzo di un Giubileo, che da sempre mette Roma al centro dell’attenzione mondiale», ha detto Luca Di Sciullo, presidente di Idos. «Questo, in particolare, è nato sotto l’insegna della speranza e ora continua in nome della pace, cifra di inizio del pontificato di papa Leone. Ma il mondo precipita nelle guerre e dilagano stermini di popolazioni, pulizie etniche, distruzioni globali. Da Roma, cuore mondiale dell’anno giubilare, urgono testimonianze credibili e convincenti di civiltà della pace, cura dei migranti e cultura del dialogo e del rispetto». A questo proposito il Rapporto ricorda alcune esperienze positive tra cui il Gris (Gruppo immigrazione e salute) Lazio, il coordinamento di medici, associazioni di volontariato e Asl che da 30 anni fa la storia del diritto alla salute dei migranti in difficoltà. Scuolemigranti, la rete sostenuta da CSV Lazio che conta 90 associazioni che nel Lazio insegnano l’italiano a migranti adulti, adulti e minori, di origine straniera, e che nel 2023/2024 ha attivato 87 scuole di italiano (il doppio del sistema pubblico). Ancora, il Centro Astalli, storicamente attivo a favore dei rifugiati, la Casa dei Diritti sociali, che accompagna i migranti nell’accesso ai diritti e Baobab Experience, che tra il 2015 e il 2025, ha accolto nei suoi presidi a Roma circa 110mila stranieri appena arrivati in Italia. E lo stesso Comune di Roma, che coordina 1.285 posti nel circuito Sai e, per il Giubileo 2025, ha allestito 4 tensostrutture per senzatetto, pellegrini e indigenti, unendo accoglienza ordinaria ed emergenze straordinarie.
