ROMA, ACCOGLIERE NELL’ARTE: PORTARE BELLEZZA E UNIRE CON I MURALES

A Ponte Casilino il talento di un gruppo di adolescenti diventa bellezza condivisa nella foresteria della Cittadella della Carità. È il progetto Accogliere nell'arte

Prendi il talento di un gruppo di adolescenti del Liceo artistico romano Via di Ripetta e fallo diventare bellezza condivisa nella foresteria della Cittadella della Carità, a Ponte Casilino, gestita dalla Caritas diocesana. Risultato? Un’esplosione di colori all’insegna dell’accoglienza e della condivisione, che farà rimanere a bocca aperta i futuri ospiti della struttura – volontari in arrivo da tutta Italia – ma anche le persone in difficoltà che vivono nell’attigua Casa Santa Giacinta, così come gli operatori che li affiancano. Si chiama Accogliere nell’arte il progetto di alternanza scuola-lavoro che dall’inizio di aprile sta prendendo corpo sulle pareti esterne e interne della struttura con murales firmati coralmente da due classi del liceo, la III e IV D. Gli studenti hanno progettato per mesi i disegni da realizzare e ora finalmente li stanno riportando sui muri, lavorando gratuitamente e con entusiasmo, mentre la Caritas romana ha sostenuto le spese per i materiali, le vernici e i colori necessari a completare l’opera.

«La scuola sta cambiando, si evolve verso un percorso più partecipato, che la spinge sempre di più ad uscire dalle aule per arrivare nelle piazze, nei giardini, nei luoghi pubblici, per intervenire nel dibattito sulla città, per lavorare a fianco ad altri enti e istituzioni», fa sapere la Caritas romana. «Alla base di Accogliere nell’arte e del progetto degli studenti c’è una riflessione su temi importanti, dall’attenzione e cura dei luoghi, all’accoglienza e alla promozione umana. Dopo un’esperienza diretta di servizio come volontari alla mensa per i senza dimora, gli studenti e le studentesse hanno voluto esprimere nella maniera che è loro peculiare, cioè quella del fare artistico, la comprensione profonda della “charitas” che vi abita, cioè di un’arte dell’accogliere non scontata, non giudicante, ma sfidante e coinvolgente. Il cuore del progetto parte dall’idea di creare un ambiente confortevole per i tanti volontari che arriveranno dalle diverse città italiane per prestare servizio alla Caritas».

Non è la prima volta che il liceo «ha questo tipo di collaborazione e legame mai interrotto con la Caritas: da tempo i ragazzi di una ventina di classi fanno esperienza di servizio saltuaria alla Mensa sociale di Colle Oppio. Nel 2016 la frequentazione di alcuni studenti presso la Casa famiglia di Villa Glori per malati di Aids è approdata alla realizzazione di ritratti dei residenti esposti in una mostra», racconta suor Mariarita Falco, docente di religione e fra i tutor di un altro progetto avviato nel dicembre 2019 con Villa Glori e il Centro diurno per malati di Alzheimer Casa Wanda, che nel 2022 ha portato la V D a stampare incisioni su questa esperienza.

Accogliere nell’arte: colori accesi, per dare senso di comunità

accogliere nell'arte
Il progetto Accogliere nell’arte sta impegnando una cinquantina di alunni. Guarda il racconto per immagini in fondo all’articolo

A Ponte Casilino, dopo che una classe ha preparato un mosaico per l’ingresso, ora l’opera monumentale all’esterno e all’interno sta impegnando una cinquantina di alunni, con la supervisione della dirigente scolastica prof.ssa Anna De Santis e dei tutor docenti di discipline pittoriche, i prof. Virgilio Mollicone e Stefano Bufalini. Da parte sua, suor Falco promuove per gli studenti «progetti di formazione e servizio al volontariato in collaborazione con la Caritas di Roma». Irene, una delle allieve, spiega: «Abbiamo lavorato su concetti di unione e accoglienza, per far sentire le persone più accolte, rappresentando un ambiente urbano con persone che giocano, passeggiano, pieno di dettagli che rappresentano il vivere bene insieme e in comunità. In una parte che ho progettato, ci sono quattro mani, due verso il basso che tengono quelle di un’altra persona». I ragazzi si sono suddivisi i compiti all’interno e all’esterno, usando vernici al quarzo, lavabili e resistenti, smalti per i soffitti e altre per i pannelli di plastica che dividono il dormitorio.

L’impegno nel progetto Accogliere nell’arte coincide con l’orario scolastico, 6 ore, «ma alcuni si fermano anche dopo», testimonia Aurora, che assiste anche alla visita di volontari e operatori in servizio «curiosi di vedere cosa stiamo dipingendo con colori accesi, solari e abbastanza sgargianti all’esterno, per trasmettere un senso di accoglienza». Concorda Margherita, mentre Alessia spiega come le immagini da riprodurre siano «partite da nostre idee personali sul tema dell’accoglienza; abbiamo sottoposto i progetti alla Caritas, che li ha selezionati e approvati». Così ecco il ponte di Castel Sant’Angelo, l’immancabile Cupoline di San Pietro ed elementi della Roma moderna per gli esterni, con la celebre frase di monsignor Luigi Di Liegro, fondatore della Caritas diocesana: «Una città in cui un solo uomo soffre meno è una città migliore». Nella sala da pranzo, prosegue Alessia, sono rappresentate «persone di diverse etnie e religioni senza connotati facciali che dialogano fra loro, per dare il benvenuto con un messaggio inclusivo». Il suo compagno Alessio sottolinea: «Non ci siamo ispirati ad artisti in particolare, ci siamo informati e abbiamo fatto ricerche su come vengono realizzati i murales». Il valore aggiunto del lavorare e confrontarsi in gruppo viene evidenziato da tutti, perché qualcuno ha realizzato i disegni e altri li colorano. Un’esperienza formativa e arricchente, testimonia Alessia, oltre che «una soddisfazione personale nel fare qualcosa che rimane nel tempo e ha uno scopo. Una prova ci ha dato il via per scelte nel futuro: la rifarei più volte in posti diversi». E suor Falco conclude: «L’aiuto ai poveri non consiste solo nel servire i pasti, ma anche nel portare la bellezza nei luoghi in cui ci sono persone da aiutare. Si tratta di un volontariato non meno significativo di altri. E la Caritas ha investito e creduto in questo progetto, in questi ragazzi, non solo noi come insegnanti».

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