ATTENTI AI DATI SUL NON PROFIT: RACCONTANO SOLO UNA PARTE PER IL TUTTO

A tutti piace sottolineare la crescita "economica" del settore. Ma l'85% degli enti non ha dipendenti: su che cosa si gioca la loro partita?

di Enzo Morricone

Con la pubblicazione dei dati del censimento permanente ISTAT relativa alle istituzioni non profit, è partito il plaudente coro alle magnifiche sorti e progressive del Terzo settore: la certificata crescita numerica degli enti non profit (+ 2,1% rispetto al 2016) e dei dipendenti (+3,9% stesso periodo di riferimento) illustra un “sistema che continua ad evolversi” la cui ascesa appare addirittura “inarrestabile” in alcuni commenti di esperti del settore.

La stessa ISTAT, nel presentare i dati, segnala sin da subito che «il settore non profit continua a espandersi con tassi di crescita medi annui superiori a quelli che si rilevano per le imprese orientate al mercato, in termini sia di numero di imprese sia di numero di dipendenti»: il collegamento è immediato e diretto, la crescita, l’evoluzione – inarrestabile – viene subito collegata con il sistema produttivo, con la crescita quantitativa, con il numero di dipendenti.

Questo aspetto diventa rilevante e predominante in tutte le notizie, i commenti e le osservazioni, soprattutto dei soggetti non profit.

 

dati sul non profitUna maggiore cautela sarebbe probabilmente più opportuna, anche per dare conto della complessità e della varietà del mondo del non profit; al contrario, tutte le attenzioni sembrano da tempo rivolgersi verso una sola parte, quella sostanzialmente in cui sono presenti lavoratori dipendenti, che però rappresenta solo il 15% degli enti non profit.

C’è infatti un dato macroscopico che raramente viene raccontato nella sua semplicità, e che l’ ISTAT riporta solo tra le righe della sua presentazione : l’85% delle istituzioni non profit non ha dipendenti e quindi, verosimilmente, non gioca la sua presenza sul mercato dei beni e dei servizi. Gioca, con ogni evidenza, un’altra partita: quella della socialità, quella della solidarietà, quella della difesa dei diritti, quella della cittadinanza attiva.

È su questi campi, in questi ambiti, che sarebbe opportuno verificare se e quanto la marcia del non profit sia inarrestabile.

La situazione sociale del Paese, gli innumerevoli episodi di cronaca su aggressioni a minoranze di ogni tipo e colore, le rilevazioni sulla crescente disaffezione e sfiducia dei cittadini verso il Terzo settore – veicolato verosimilmente anche da campagne di (dis)informazione quando non da veri e propri attacchi – lasciano dubbi in merito.

Dubbi che sarebbe quanto meno opportuno sciogliere, verificare, approfondire, con specifiche analisi e anche con una franca discussione tra i soggetti del non profit. Ma è sicuramente più comodo, rilassante e consolatorio, cantare le meraviglie del PIL del Terzo settore e dei dipendenti in crescita. Appannaggio di quell’unica parte di non profit che sembra interessare veramente: una parte del 15%. La parte per il tutto.

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ATTENTI AI DATI SUL NON PROFIT: RACCONTANO SOLO UNA PARTE PER IL TUTTO

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