DIRITTO ALLA PACE. A GENZANO DI ROMA PER DICHIARARE GUERRA ALLA GUERRA

«Un corteo per dichiarare Guerra alla Guerra e alla sua apparente e micidiale ineluttabilità». È così che gli attivisti hanno chiamato Diritto alla pace, il corteo che ha riempito le strade di Genzano di Roma sabato scorso. Don Mattia Ferrari, Mediterranea Saving Humans: «Quando si tratta di aiuti umanitari e persone affamate, basta obbedire alle leggi dell’essere umano»

di Giorgio Marota

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Che mondo è un mondo in cui le bombe uccidono i bambini e gli Stati decidono di mettere più soldi negli armamenti? Mentre in Palestina e in altri 55 Paesi si muore nei conflitti di quella che Papa Francesco chiamava “la terza guerra mondiale a pezzi”, la Nato impegna i propri membri ad accrescere le spese militari. Nel caso dell’Italia, significa acquistare missili, ordigni, carri armati, droni, equipaggiamenti e investire nell’intelligence per la difesa qualcosa come 70 miliardi in più l’anno per almeno un decennio. È una manovra che, come tante altre, si farà sulla pelle dei poveri, soprattutto nei contesti in cui la marginalità economica è in crescita. Riduzione degli investimenti in welfare, sanità e istruzione saranno la logica conseguenza del riarmo.

diritto alla pace
Dal corteo l’appello a «sostenere la Flotilla, ad approvare la proposta di sanzioni per Israele, a interrompere i rapporti commerciali, istituzionali e bellici, a dichiarare il riconoscimento dello stato palestinese, a sospendere ogni forma di acquisto di prodotti farmaceutici israeliani nelle farmacie comunali di Genzano, Albano e Ariccia e a favorire il dialogo con la società civile israeliana che contrasta la guerra»

Diritto alla pace: «La pace si fa con l’integrazione»

In questo clima di forti tensioni e di incertezze sul futuro le piazze d’Italia si stanno riempendo in nome di una fratellanza universale, accendendo tanti piccoli fari di speranza sull’emergenza di Gaza e non solo. A Genzano di Roma le persone sono scese in strada sabato mattina, rispondendo all’appello del Comitato Diritti alla Pace e delle realtà associative dei castelli romani, oltre che dei sindacati, per un corteo partito da piazza Tommaso Frasconi e proseguito tra le vie della cittadina con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare l’immobilismo delle istituzioni nei giorni delle polemiche per la missione umanitaria della Global Sumud Flotilla. «Un corteo per dichiarare “Guerra alla Guerra” e alla sua apparente e micidiale ineluttabilità», come l’hanno definito gli attivisti.

A Gaza, nel frattempo, i raid israeliani continuano a uccidere decine di civili anche in aree ritenute sicure dalle autorità internazionali. Centinaia di migliaia di famiglie vivono in condizioni disumane, mentre ospedali e strutture mediche faticano a fornire anche le cure essenziali. Sulla Striscia un chilo di farina costa 50 dollari, uno di patate 20, una bottiglietta d’acqua 5 e un litro di benzina 15. Un passaggio nella cosiddetta “zona sicura”, che sicura non è, più di duemila dollari. «Non c’è cibo, non c’è acqua potabile, si comincia a morire di malnutrizione perché dai valichi non passa niente e manca tutto», la testimonianza di Umberto Masci di Emergency. «Se non passano gli aiuti umanitari, gli operatori non possono curare le persone». A Gaza si muore di diabete, di epatite a causa della sporcizia, di problemi cardiovascolari non affrontati, di tumori che hanno smesso di essere curati per assenza di strutture o di terapie. Anche queste sono vittime innocenti del conflitto. «La pace non si fa con la deterrenza delle armi, è una menzogna! – hanno gridato dal palco – la pace si fa con l’integrazione». A confermarlo è stato anche don Mattia Ferrari, cappellano della Mediterranea Saving Humans, il quale ha ricordato come «nel 2018, davanti al dramma dei naufragi e dei respingimenti, abbiamo detto basta. Così è nata la nostra opera di obbedienza civile». Mediterranea e Flotilla hanno molto in comune. «Quando si tratta di aiuti umanitari e persone affamate, basta obbedire alle leggi dell’essere umano. Per questo motivo siamo andati in mezzo al mare, come sta facendo oggi Flotilla. Se il motto degli autoritarismi è “me ne frego” quello della società civile deve essere “mi interesso”».

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Don Mattia Ferrari: «Se il motto degli autoritarismi è “me ne frego” quello della società civile deve essere “mi interesso”»

Dalla Flotilla: ««Siamo stanchi, la mobilitazione che c’è a terra ci aiuta a restare coesi e motivati»

Il deputato Arturo Scotto si è collegato telefonicamente con Genzano dalla Flotilla. «Siamo stanchi e soltanto la mobilitazione che c’è a terra ci aiuta a restare coesi e motivati», ha raccontato, con la voce tremante. «Le parole di Mattarella e il fatto che il patriarcato di Gerusalemme si stia muovendo per aprire un corridoio dimostra che abbiamo già vinto. Abbiamo vissuto due notti sotto i bombardamenti dei droni, in acque internazionali si sta compiendo un atto illegale. Qui ci sono 44 delegazioni provenienti da tutto il mondo, come fa la presidente Meloni a dire che è un’iniziativa delle opposizioni italiane? Si preoccupi piuttosto di ribadire che l’Italia ripudia la guerra e promuove la coesistenza pacifica tra i popoli!». Il corteo, nella sua interezza, ha preso una ferma posizione contro il genocidio in atto sulla Striscia, oltre a interrogare sul governo sui motivi dell’adesione al riarmo mentre nel Paese gli investimenti in cultura, scuola, sociale, occupazione e pari opportunità vanno progressivamente riducendosi. “Taci quando i bambini dormono, non quando muoiono”, lo slogan apparso su tanti cartelloni e striscioni. Il destino di Gaza è, in qualche modo, la cartina da tornasole del futuro che stiamo costruendo anche a casa nostra.

L’appello della piazza a sostenere la Flotilla

La piazza, dopo aver apprezzato l’intervento delle bambine della scuola di Genzano e aver fatto un minuto di rumore (anziché di silenzio), ha aderito simbolicamente con un lungo applauso a un manifesto in cui è stato ricordato come, ratificando la Convenzione sul genocidio, anche il nostro Paese abbia il dovere di fermare e prevenire ogni atto commesso con l’intenzione di distruggere un popolo. «L’Italia rischia di essere complice», si legge nel testo, «perché non ha modificato i rapporti economici e militari con Israele nonostante le violazioni del diritto internazionale». Da qui l’appello a «sostenere la Flotilla, ad approvare la proposta di sanzioni per Israele, a interrompere i rapporti commerciali, istituzionali e bellici, a dichiarare il riconoscimento dello stato palestinese, a sospendere ogni forma di acquisto di prodotti farmaceutici israeliani nelle farmacie comunali di Genzano, Albano e Ariccia e a favorire il dialogo con la società civile israeliana che contrasta la guerra». Se il popolo della pace, negli anni, ha dato spesso la sensazione di essere minoranza è perché non ha mai camminato insieme. È un inizio.

 

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