VOCI DAL FESTIVAL DELLO SPORT INCLUSIVO 2025: INSIEME SI SBARAGLIANO I LIMITI

Racconti dall’edizione 2025 del Festival dello Sport Inclusivo, questo weekend allo stadio Martellini delle Terme di Caracalla a Roma. Salvatore Pezzuto, Creattivi: «Le disabilità non devono limitare le persone nello svolgimento dell’attività motoria. Il vero errore è non integrare, chiudere in casa, dividere. Giocare insieme non solo è possibile ma è addirittura auspicabile»

di Giorgio Marota

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Provate a immaginare uno sport in cui persone con abilità e disabilità differenti possono condividere lo stesso spazio, senza obbligare gli uni ad adattarsi alle caratteristiche degli altri, potendo addirittura seguire regole diverse ma mantenendo l’armonia in campo. Viene difficile anche solo pensarlo. Eppure esiste e si chiama baskin: è il basket inclusivo che più inclusivo non si può, perché ad esempio non impone a chi può utilizzare le gambe di sedere su una sedia a rotelle per fare canestro. Nel baskin ognuno si muove nell’ambito delle proprie competenze: la classificazione dei ruoli va da 1 a 5 e si basa sulla funzionalità motoria, tecnica e tattica dei giocatori, che possono tirare la palla in cesti posizionati ad altezze diverse e difendere solo su avversari che hanno lo stesso numero, quindi le stesse abilità. Chi in questo weekend è entrato allo stadio “Martellini” delle Terme di Caracalla di Roma per partecipare o semplicemente per curiosare tra gli stand del Festival dello Sport Inclusivo, la manifestazione organizzata dall’associazione Creattivi nell’ambito delle iniziative del Giubileo dello Sport, ha avuto subito questa curiosa scena davanti agli occhi, resa possibile dai volontari della S.S. Lazio Baskin. Procedendo all’area giochi successiva, dove la pista di atletica accenna la prima curva ed entra nel celebre rettilineo dei cento metri, si sono posizionati Michele e Rita dell’associazione Real Eyes Sport, con i loro giochi tradizionali adattati ai ragazzi con disabilità sensoriale e visiva. «Qui dimostriamo che chi pensa che questi ragazzi non sanno fare niente si sbaglia di grosso», dicono. Anche per loro, infatti, è possibile calciare, saltare, lanciare, rotolare e soprattutto correre, correre in libertà senza l’ausilio di guide; sono sufficienti una corda, delle funi legate a quest’ultima tramite dei moschettoni e dei segnalatori sonori di inizio e di fine percorso. Provare per credere.

Festival dello Sport Inclusivo
Il Festival è stato sostenuto dal CSV Lazio, dall’Ente Italiano per gli Sport Inclusivi (EISI), dalla Federazione pugilistica (FPI), da Sport senza Frontiere, da Confimea Sanità, da Aics, da Croce Rossa, dal Coni Lazio, da Sport e Salute, dalle istituzioni della città e della regione e da Decathlon Foundation, che ha fornito un campo da pallavolo gonfiabile

 

Festival dello Sport Inclusivo. Pezzuto: «Giocare insieme non solo è possibile ma addirittura auspicabile»

Stare insieme e condividere esperienze è stato il filo rosso che ha unito le più disparate attività sportive, messe in rete proprio da Creattivi. «Volevamo lanciare un messaggio: fare in modo che i ragazzi senza disabilità potessero giocare insieme a quelli con disabilità», ci ha raccontato il presidente Salvatore Pezzuto. «Per noi la disabilità non è una nicchia ma un insieme: quella fisica, quella intellettiva, la mancanza della vista o dell’udito non devono limitare le persone nello svolgimento dell’attività motoria. Il vero errore che si commette è non integrare, chiudere in casa, dividere. Giocare insieme invece non solo è possibile ma è addirittura auspicabile». Già nel nome di questa realtà c’è un programma di intenti: «Ci chiamiamo Creattivi perché vogliamo creare attività ed essere attivi. Ad esempio, abbiamo creato il primo corso di beach volley in Italia anche al coperto per i ragazzi con disabilità cognitiva. Oggi facciamo anche pallavolo, un corso di arte inclusiva e a settembre partirà il nostro teatro inclusivo», ha aggiunto Pezzuto. Il Festival è stato sostenuto dal CSV Lazio, dall’Ente Italiano per gli Sport Inclusivi (EISI), dalla Federazione pugilistica (FPI), da Sport senza Frontiere, da Confimea Sanità, da Aics, da Croce Rossa, dal Coni Lazio, da Sport e Salute, dalle istituzioni della città e della regione e da Decathlon Foundation, che ha fornito un campo da pallavolo gonfiabile. Tantissimi bambini, ma anche adulti, hanno potuto praticare anche le arti marziali, il pugilato, il tennis tavolo, il biliardo paralimpico, il calcio balilla inclusivo, il catch and serve e le bocce inclusive. In ognuno di questi spazi hanno capito che fare sport migliora la coordinazione e la concentrazione, stimola la socialità, insegna a gestire le emozioni e rafforza l’autostima, oltre a favorire lo spirito di squadra.

Sport e cura della salute vanno a braccetto

Accanto allo stand di Creattivi abbiamo trovato quello di Gilp, il gruppo italiano per la lotta contro la pericardite. Una vicinanza che ci è sembrata non soltanto fisica, ma letteralmente di visione. Perché fare sport significa anche e soprattutto prendersi cura della propria salute. Gilp è una creatura ancora piccola, ha da poco festeggiato 5 anni, ma compie un’opera grande: informa e indirizza verso i percorsi terapeutici più adatti i pazienti colpiti da questa infiammazione ancora poco conosciuta. «Siamo una comunità di volontari», ci ha raccontato Stefano Tancioni, che ha vissuto sulla propria pelle un caso di malasanità legato all’incertezza della diagnosi e della cura, fino a farne una battaglia personale… divenuta sociale. «Un giorno, all’improvviso, mi sono sentito male. Pensavo di avere un infarto e sono andato in pronto soccorso: era una pericardite. Dopo mesi ho scoperto che il mio cuore era mezzo fermo e un polmone era fuorigioco. In ospedale però mi hanno dimesso dicendo che si trattava di una gastrite». È la dimostrazione che di pericardite, purtroppo, si sa ancora troppo poco. «I dolori sono proseguiti, così sono tornato in pronto soccorso e la cura stavolta è stata una bomba di cortisone. Il risultato? Dopo cinque giorni, stavo peggio di prima. Diciamo che me l’hanno trattata come se fosse un’infiammazione a un tendine. Per farla breve, a giugno 2020 ho sentito il primo dolore al petto, ma la prima diagnosi è arrivata a maggio del 2021. Ho davvero rischiato la mia vita e non voglio che altre persone, per mancanza di informazioni e competenze, vivano il mio stesso inferno. Per questo, senza sostituirci ai medici, ci siamo posti l’obiettivo di formare anche gli specializzandi in cardiologia».

Festival dello Sport Inclusivo
Al Festival dello Sport Inclusivo i conduttori e gli amici a quattro zampe della Scuola Italiana Cani Salvataggio

Aiutare gli altri è un istinto naturale

Ad assistere ai vari momenti di gioco e riflessioni anche gli amici a quattro zampe della Scuola Italiana Cani Salvataggio. Labrador, golden retriever e terranova, i cani sociali per eccellenza, abituati a donare affetto in tanti luoghi di solitudine come gli ospedali e le RSA, osservavano con attenzione ciò che accadeva sui campi. Avvertendo i pericoli del caldo estremo, sembravano pronti a intervenire in caso di bisogno. I loro padroni, ai quali piace essere chiamati conduttori, ci hanno raccontato del rapporto simbiotico con questi animali, specializzati com’è noto nei salvataggi in mare. Non tutti sanno, però, che oltre a una componente caratteriale e genetica, la loro predisposizione a soccorrere dipende pure da questioni fisiche. In acqua, ad esempio, questi cani possono muovere con destrezza le loro zampe palmate (tramite le quali sentono la corrente), sfruttano il loro pelo idrorepellente e utilizzano la coda come timone. Aiutare gli altri, è proprio il caso di dirlo, è un istinto animale.

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