I 25 ANNI DI AVIS ANZIO NETTUNO E LE SFIDE DELLA DONAZIONE ANCORA APERTE

Un gap informativo, il calo in estate, il coinvolgimento dei volontari restano nodi ancora irrisolti nella donazione di sangue. «La donazione è un atto di responsabilità che non costa nulla e dona speranza a molte persone» è l’appello della presidente, Sharon Silvi, per i 25 anni di Avis Anzio Nettuno

di Antonella Patete

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Venticinque anni di storia, 1.515 soci donatori e un nuovo consiglio direttivo che guarda al futuro. Avis Anzio Nettuno nel 2025 festeggia le proprie nozze d’argento con un bilancio di crescita costante e una profonda trasformazione organizzativa che l’ha portata da piccola realtà locale ad associazione radicata sul territorio e capace di collaborare e supportare attivamente le associazioni. I festeggiamenti che vedranno il loro culmine il prossimo 3 ottobre, data di compleanno dell’associazione, hanno avuto inizio lo scorso 21 giugno con la tavola rotonda Donatori di sangue, donatori di tempo, che ha unito la presentazione delle nuove cariche associative alla celebrazione dell’anniversario. «Volevamo rinnovare l’immagine dell’associazione, far conoscere i nuovi consiglieri e, in vista della campagna estiva per la donazione, illustrare le attività legate alla raccolta di sangue e il ruolo dei volontari», spiega Sharon Silvi, tornata quest’anno alla guida di Avis Anzio Nettuno dopo esserne già stata presidente tra il 2014 e il 2020. «Il titolo dell’incontro riflette la doppia anima dell’associazione: da una parte ci rivolgiamo ai donatori, dall’altra ai volontari che collaborano con noi».

Dalla fusione tra le sedi di Anzio e Nettuno alla crescita strutturale

La storia dell’associazione ha inizio nel 1999, quando nasce come sezione comunale Avis esclusivamente di Nettuno. «Inizialmente era un’associazione molto povera, non sotto il profilo economico, ma organizzativo», spiega Silvi, che dal 2017 è anche consigliera Avis regionale del Lazio. «Seguiva alla lettera la missione di Avis: reclutare donatori e promuovere piccole campagne di sensibilizzazione sul territorio». Il salto di qualità arriva 25 anni fa con la fusione e la costituzione come unica sezione Anzio-Nettuno. «Dal 3 ottobre 2000 siamo ufficialmente registrati come sezione comunale, con un nostro codice e l’iscrizione presso Avis nazionale», racconta la presidente. Nei primi anni Duemila, Avis Anzio Nettuno inizia a strutturarsi gradualmente e, qualche tempo dopo, i volontari fanno il loro ingresso nel centro trasfusionale degli Ospedali Riuniti Anzio-Nettuno, dove offrono supporto ai donatori nell’accoglienza e nel ristoro post-donazione. «La svolta decisiva arriva, però, nel 2015, quando Avis Anzio Nettuno ottiene l’autonomia gestionale per le raccolte sangue», prosegue Silvi. «Grazie alle convenzioni tra Avis Provinciale di Roma e ASL Roma 6, possiamo gestire in autonomia le giornate di raccolta. A questo scopo ci siamo dotati di un’autoemoteca e di un team di medici e infermieri per organizzare le raccolte in parrocchie, campi sportivi e istituti superiori».

Avis Anzio Nettuno
Nell’appello a donare della presidente di Avis Anzio Nettuno 25 anni di crescita e trasformazione, da piccola realtà locale a struttura organizzata che continua a evolversi

Avis Anzio Nettuno: il ricambio generazionale e l’attenzione a nuove tematiche

Negli anni successivi la strategia si amplia con l’ingresso nelle scuole superiori attraverso progetti di educazione alla donazione rivolti agli studenti di quarta e quinta. «Questo ci ha permesso di raggiungere in maniera capillare ragazzi appena diciottenni», commenta Silvi. Allo stesso tempo, l’associazione punta sul servizio civile come occasione per attirare nuove energie e favorire il ricambio generazionale: «L’obiettivo è coinvolgere i giovani all’interno dell’associazione, perché Avis ha quasi 100 anni di storia ed è giusto che il ricambio avvenga non solo tra i volontari, ma anche nella dirigenza», sottolinea la presidente, che ha incontrato Avis per la prima volta nel 2012, proprio grazie al servizio civile. Nel 2020 arriva un’altra tappa importante: una nuova sede comunale più spaziosa, che permette di ospitare incontri divulgativi e attività con medici specialisti. «Siamo usciti dal paradigma “Avis uguale donazione” per abbracciare nuovi temi, dallo sport al lavoro di rete con altri enti del territorio. Insomma», sintetizza, «cerchiamo di superare quel modello che ruota esclusivamente intorno alla donazione del sangue».

La svolta della donazione programmata

La crescita dell’associazione ha portato con sé un’evoluzione profonda, soprattutto sul piano organizzativo. «Quando sono entrata, la gestione era ancora di tipo familiare, fondata sull’abitudine piuttosto che su una strutturazione vera e propria», racconta la presidente. «Si facevano le cose come si erano sempre fatte e sembrava che andasse bene così». Oggi Avis Anzio Nettuno è un’organizzazione più solida, con due dipendenti a tempo indeterminato e 15 soci collaboratori, oltre naturalmente ai donatori. «A un certo punto abbiamo capito che non ci potevamo più permettere che la sede venisse aperta oggi sì e domani no, solo perché non c’era il volontario di turno», spiega. «Così abbiamo adottato un tipo di gestione più professionale, che coinvolge anche la dirigenza: oggi chi ricopre un ruolo dirigenziale deve essere formato e non può più nascondersi dietro la buona volontà». Nel tempo anche il profilo dei volontari è cambiato. «Attualmente sono più sensibili, informati e responsabili: se prima venivano su richiesta di un amico, per via di un’urgenza o per fare gratuitamente le analisi del sangue, ora sono più consapevoli dell’importanza della donazione». Anche la pandemia ha segnato un passaggio decisivo, introducendo la donazione programmata. «Non si viene più quando si vuole: siamo riusciti a organizzare meglio il flusso dei donatori durante tutto il mese», chiarisce Silvi.

Disinformazione, paure e precarietà: le sfide ancora aperte della cultura della donazione

Nonostante i progressi, restano nodi irrisolti, a partire proprio dal gap informativo. «Mancano le informazioni di base. Non tutti sanno che il sangue non si riproduce in laboratorio, che quello donato oggi diventa disponibile dopo 48-72 ore o che esiste un processo preciso di compatibilità tra gruppi sanguigni», elenca Silvi. Il calo estivo delle donazioni è un’altra criticità ricorrente, in particolare tra le donne. «C’è chi rinuncia per paura degli effetti collaterali, della pressione bassa o dei possibili malesseri», aggiunge. Poi c’è il coinvolgimento dei volontari, che non è affatto scontato. «A volte c’è voglia di partecipare e di fare comunità. Ma altre volte le persone scompaiono. Chi non ha un lavoro stabile fa fatica a restare: si sposta, cambia città oppure conduce una vita che non permette continuità». E per il futuro? La presidente di Avis Anzio Nettuno lancia un appello semplice, ma forte: «La donazione è un atto di responsabilità che non costa nulla e dona speranza a molte persone». Un messaggio che sintetizza 25 anni di crescita e trasformazione, da piccola realtà locale a struttura organizzata che continua a evolversi, mantenendo salda la propria mission solidaristica in un mondo che cambia.

Immagini Avis Anzio Nettuno

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