LA DONAZIONE DEL SANGUE: UN IMPEGNO QUOTIDIANO

Il Lazio è una delle regioni in sofferenza, e i giovani non si lasciano coinvolgere. L'impegno della Fidas e delle altre associazioni

La sfida più importante sul tema della donazione del sangue è, probabilmente, quella di superare la concezione allarmistica ed emergenziale, rendendola una prassi diffusa a livello nazionale. Donare sangue in situazioni di particolare bisogno è sicuramente un atto socialmente apprezzabile, ma l’autosufficienza rappresenta un obiettivo strategico per l’intero Paese, sia in condizioni normali che nei periodi di criticità. Il sangue, in estrema sintesi, serve sempre. E serve per aiutare migliaia di persone che ogni giorno ne hanno bisogno per portare avanti le proprie terapie.

L’Italia si definisce “autosufficiente” quando può garantire le componenti labili del sangue (globuli rossi, piastrine e plasma) per l’intera annata. È il Ministero della Salute a presentare attraverso un Decreto (l’ultimo pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 4 ottobre) non solo gli obiettivi, che a livello nazionale si intendono raggiungere in tema di autosufficienza, ma anche i dati nazionali di quanto si è riuscito a fare nell’anno precedente e i relativi confronti. Dal punto di vista quantitativo, ad esempio, saranno necessari 837,7 kg di plasma, mentre dal lato qualitativo si continua a puntare molto sullo sviluppo di progetti sul territorio.

 

Una campagna di Fidas, rivolta ai giovani

I GIOVANI. Alle associazioni viene chiesto di fare “rete” e di promuovere la cultura del dono che gli esperti ci ricordano essere «anonima, volontaria, periodica e gratuita». La FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue) continua a investire proprio su questo tema, proponendo tante iniziative in un campo molto vasto, dove operano anche i volontari di Avis, Croce Rossa Italiana, Fratres e altre associazioni autonome, nonché le autorità competenti del Sistema Trasfusionale nazionale. Dopo anni di trend negativo, nel 2018 i donatori di sangue sono saliti a 1,6 milioni, ma sono sempre di meno quelli che compiono questo gesto di solidarietà nella fascia d’età 18-25 anni; lo scorso anno sono risultati poco più di 210 mila (erano 237 mila nel 2013), il 12% del totale. Nello specifico della FIDAS, nelle 1175 sezioni locali delle 76 federate sono iscritti 454 mila donatori, di cui 298 mila uomini e 155 mila donne (rapporto 65%-35%).

 

LE REGIONI. Nel 2018 le regioni italiane hanno complessivamente garantito l’autosufficienza nazionale nella raccolta dei globuli rossi, seppure con alcune criticità registrate nel Lazio e in Sardegna, che sono state comunque colmate grazie ai sistemi di compensazione interregionali. Ancora non si è raggiunta l’autosufficienza nazionale per quanto riguarda la raccolta di plasma, per la quale l’Italia dipende ancora dall’importazione dall’estero di medicinali plasmaderivati.

Il Lazio, in particolare, nel 2018 ha registrato un numero di donatori pari a 23,35 ogni mille abitanti residenti. Un record negativo, se si pensa che la media nazionale è di 27,8. Sul territorio ci sono anche esempi virtuosi come quello dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, che svolge un ruolo di primo piano nella raccolta di emocomponenti con più di 12 mila donatori e quasi 17 mila sacche di sangue intero raccolte nell’ultimo anno. È bene ricordare che nel nostro Paese è attivo un modello di compensazione, che permette lo scambio di sangue ed emoderivati tra tutte le regioni e rispetto al 2017 Campania, Basilicata, Sardegna, Lazio e Sicilia presentano una dipendenza maggiore dalla compensazione interregionale. Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, invece, sono le regioni più virtuose.

 

DONAZIONE DEL SANGUE
Aldo Ozino Caligaris, presidente Fidas

LE ASSOCIAZIONI. Quella della donazione del sangue è solidarietà che si fa strada, attraverso un lungo percorso. Le organizzazioni procedono quasi sempre in due direzioni: da una parte, andando incontro alle persone tramite eventi e iniziative nelle piazze; dall’altra, proponendo una sorta di “auto-riflessione” per allargare le competenze dei volontari. Ed ecco spiegata la missione di “FIDAS Lab”, una tre giorni di corso (1-3 novembre a Roma) organizzata per illustrare agli associati le migliori modalità di promozione del dono. La prima parte dell’edizione 2019 (a fine novembre è prevista un’altra sessione) ha permesso ai 150 volontari partecipanti di approfondire il tema dei corretti stili di vita. «Obiettivo raggiunto», ha dichiarato soddisfatto il presidente FIDAS Nazionale Aldo Ozino Caligaris a margine dell’evento. «sono convinto che i ragazzi e le ragazze, la maggior parte di loro Under 25, porteranno nei loro territori un bagaglio esperienziale ricco di contenuti. Dobbiamo ricordarci sempre che il nostro ruolo è quello di creare dei ponti ed esserlo noi stessi: ponti che uniscono chi dona e chi ancora non lo fa, che avvicinano medici e pazienti, che fanno dialogare chi è informato sul tema e chi, invece, vorrebbe o dovrebbe saperne di più».

Quello relativo alla donazione del sangue è un mondo complesso, ma affascinante. Conoscerne le varie sfaccettature e saperle raccontare in modo corretto diventa una delle prerogative necessarie per avvicinare le persone. E per far sì che la buona informazione diventi più forte di bufale e fake news, purtroppo diffuse in quantità industriali in ambito medico e scientifico.

Per saperne di più: Perché donare sangue; Diventa donatore.

Se avete correzioni o suggerimenti da proporci, scrivete a comunicazionecsv@csvlazio.org

 

 

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