IVA PER IL VOLONTARIATO: RIMANDATA AL 2024

Un sospiro di sollievo, anche se il problema non è risolto. Ora occorre trovare una soluzione definitiva

Attorno alle 2 del mattino un whatsapp di Antonio Misiani, membro Pd della commissione bilancio del Senato e già viceministro all’economia nel precedente governo annuncia: «La commissione bilancio ha approvato un emendamento che rinvia di due anni l’entrata in vigore del regime IVA per il volontariato e il Terzo settore. Ora spetta al governo aprire un confronto con il Terzo settore per costruire una soluzione che permetta di superare la procedura di infrazione Ue senza complicare la vita a realtà molto importanti per la coesione sociale del Paese».

Il tour de force dei senatori, impegnati a portare in aula la legge di Bilancio prima di Natale, fa tirare un sospiro di sollievo alle tante associazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale – a partire dalle più piccole – che sarebbero state penalizzate in termini di costi e adempimenti burocratici dall’obbligo di apertura di partita Iva per gli enti non profit che non svolgono attività commerciale (ne abbiamo parlato qui). Un provvedimento introdotto una quindicina di giorni fa nell’ambito del decreto fiscale che tutte le reti del Terzo settore – Csvnet e Forum del Terzo Settore inclusi – hanno chiesto a gran forza di abrogare fin da subito, e anche in occasione della celebrazione della 36esima giornata nazionale del volontariato del 5 dicembre scorso.

Il frutto della mobilitazione

Ma è un sospiro di sollievo, per così dire, a tempo.  Perché la norma non viene cancellata, bensì solo rinviata. Come spiega Misiani, ci sono due anni di tempo per capire come ottemperare alle stringenti indicazioni europee senza danneggiare il volontariato e il non profit. «È una buona notizia» dichiara Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, «perché è stato scongiurato, per il momento, un provvedimento che avrebbe messo in difficoltà tutto l’associazionismo, con aggravio di costi e adempimenti burocratici. Senza peraltro giovare alla casse dello Stato perché la novità avrebbe riguardato gli enti che non svolgono attività commerciali». «La decisione», prosegue Tommasini, «è frutto della larga mobilitazione portata avanti in questi giorni in modo corale dal mondo del volontariato e del Terzo settore. Si tratta però di un rinvio e non di una abrogazione. È quindi urgente aprire un tavolo di confronto con il Governo e le forze parlamentari, per lavorare insieme a soluzioni definitive le quali, in linea con la disciplina comunitaria, possano salvaguardare l’operatività delle associazioni senza costringerle ad ulteriori e costosi adempimenti burocratici». «Discutere insieme i provvedimenti riguardanti l’azione delle associazioni è un segno di riconoscimento dovuto per coloro che ogni giorno rimangono in prima fila a sostenere chi è in difficoltà e operano per il benessere delle comunità», conclude la presidente dell’associazione nazionale dei Centri di servizio per il volontariato.

Salvare il principio solidaristico

«È certo una buona notizia, anche se parziale», concorda Paola Capoleva, presidente del Centro di Servizi per il Volontariato del Lazio. «Perché se è vero che si allontana lo spettro del danno che l’Iva per il volontariato poterebbe alle tantissime piccole associazioni di volontariato e di promozione sociale, si tratta in realtà di un rinvio che non chiude la questione una volta per tutte, come in tanti avevamo chiesto», commenta. «Ora utilizziamo bene il tempo che abbiamo. Si apra una interlocuzione con il governo e anche con l’Unione europea per trovare una soluzione che, in accordo con le norme Ue, non incida così pesantemente sull’attività delle associazioni». E conclude: «Non bisogna dimenticare che il Terzo Settore in Italia ha caratteristiche molto specifiche che vanno salvaguardate, a partire dal principio solidaristico che tanto contribuisce alla costruzione di relazioni virtuose nei nostri territori».

IVA PER IL VOLONTARIATO: RIMANDATA AL 2024

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