MALTRATTAMENTI ALL’INFANZIA: I DATI DEL LAZIO PREOCCUPANO

Mentre crescono i fattori di rischio maltrattamento, il Lazio è agli ultimi posti per una serie di indicatori e soprattutto per i servizi di cura

Poche luci, molte ombre. Così si potrebbe sintetizzare il quadro relativo al Lazio che emerge dalla IV edizione dell’Indice regionale sul maltrattamento all’infanzia in Italia (qui il testo) curato da Fondazione Cesvi: un’analisi che include per molti aspetti la nostra regione nell’area del Mezzogiorno, in cui  a causa della pandemia, con l’insorgere di nuovi fattori di stress, «sono in preoccupante crescita i fattori di rischio maltrattamento all’interno dei nuclei familiari», afferma lo studio. Ma a svelare multiple criticità e ritardi sono pure i servizi messi a disposizione di minori e genitori.

La vulnerabilità

Redatto dalle ricercatrici Giovanna Badalassi e Federica Gentile, lo studio sui maltrattamenti all’infanzia analizza la vulnerabilità al maltrattamento dei bambini nelle singole regioni italiane, attraverso l’analisi dei fattori di rischio presenti sul territorio e della capacità delle amministrazioni locali di prevenire e contrastare il fenomeno tramite i servizi offerti. I risultati emergono in una graduatoria basata su 64 indicatori, classificati rispetto a 6 diverse capacità degli adulti e anche dei bambini nei primi due casi: «Capacità di cura di sé e degli altri, di vivere una vita sana, di vivere una vita sicura, di acquisire conoscenza e sapere, di lavorare, di accesso a risorse e servizi». Il Lazio in media si colloca al 13° posto, dopo la Sardegna e prima dell’Abruzzo, ma se si osservano nel dettaglio le capacità, scivola in 16° posizione per la “cura di sé e degli altri”, quasi al fanalino di coda (19°) per “vivere una vita sicura”, al 15° posto per “lavorare” e al 14° per “accesso a risorse e servizi”. Mentre la nostra regione si colloca in quarta posizione per “acquisire conoscenza e sapere” e all’ottava per “vivere una vita sana”.

Quindi non si analizza solo la violenza fisica agita, ma una serie di elementi educativi e comportamentali che influiscono sul benessere dei minori. «Misurare in modo puntuale e tempestivo sia i fattori di rischio di maltrattamento, sia i servizi disponibili nel territorio, è un presupposto fondamentale per poter predisporre interventi adeguati e rispondenti ai mutati bisogni», evidenzia la ricerca. Infatti «la capacità di cura comprende l’insieme dei comportamenti umani dediti al mantenimento e allo sviluppo del benessere, di sé o degli altri, dei propri figli, compagni, parenti, amici. È una capacità alla base dell’esperienza di vita relazionale e sociale di tutti che, nel caso degli adulti, genitori, parenti o caregiver, rappresenta la principale tutela dei bambini/e e la prevenzione di qualsiasi forma di maltrattamento».

I servizi

Per quanto riguarda i servizi di cura per bambini e bambine, il Lazio è il fanalino di coda: un dato triste, che denota la scarsità di posti negli asili nido, ad esempio, e in generale «i servizi di cura relativi ai minori che agiscono da fattori protettivi e adattivi rispetto alla prevenzione e maltrattamento», rappresentati «attraverso 5 indicatori: il numero di posti autorizzati per i servizi socio-educativi per la prima infanzia (ogni 100 bambini tra 0 e 2 anni), la percentuale di bambini tra i 4-5 anni che frequentano la scuola dell’infanzia per regione, il numero di utenti di servizi per l’infanzia per affidi e adozione ogni 100.000 minori, il numero di minori ospiti dei presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari ogni 100.000 minori, il numero di utenti dei servizi di sostegno socio educativo ogni 100.000 minori».

Inoltre il Lazio si colloca al quartultimo posto (il 17°) per servizi a disposizione di potenziali maltrattanti: si tratta di «presidi residenziali socio-assistenziali e socio-sanitari, consultori materno-infantili, servizi a sostegno della genitorialità, dell’assistenza domiciliare e dell’assistenza residenziale, oltre ai servizi sociali professionali per l’area famiglia e minori. Idem per i servizi nella prevenzione e cura del maltrattamento all’infanzia: quintultima posizione, prima di Basilicata, Sicilia, Calabria e Campania.

Invece il Lazio risulta virtuoso (al quinto posto) nella protezione dei minori dai fattori di rischio degli eventuali maltrattanti come tabagismo, abuso di droghe, depressione, disturbi borderline della personalità. «Nel merito specifico di iniziative di supporto alla resilienza rispetto alla salute mentale non sono ancora state adeguatamente monitorate buone pratiche in modo sistematico, anche se gli organi di informazione hanno fatto conoscere diverse iniziative, quali ad esempio i servizi di “pronto soccorso” psicologico accessibili online o i gruppi di auto aiuto», evidenzia lo studio.

Per quanto riguarda l’impatto del Covid-19 sulla salute mentale, a livello nazionale c’è stato un aumento nelle richieste di aiuto psicologico per bambini/e e ragazzi/e e si è registrato un incremento significativo dei tentativi di suicidio di ragazzi/e, specie durante la seconda ondata della pandemia: secondo i dati registrati dall’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma, dall’ottobre del 2020 fino ad oggi sono aumentati del 30% i tentativi di autolesionismo e di suicidio da parte degli adolescenti.

maltrattamenti all'infanzia
Il Lazio è l’ultima regione in classifica quanto a “capacità di vivere una vita sicura”

 

MALTRATTAMENTI ALL’INFANZIA: I DATI DEL LAZIO PREOCCUPANO

MALTRATTAMENTI ALL’INFANZIA: I DATI DEL LAZIO PREOCCUPANO