CONTRO LA GUERRA IN UCRAINA, PER ABOLIRE TUTTE LE GUERRE
Le idee e le proposte da Piazza San Giovanni, a Roma, dove ieri si è svolta la manifestazione per la pace "Cessate il fuoco. Per un’Europa di pace"
06 Marzo 2022
Roma. Tra le immagini da portarsi a casa dalla manifestazione per la pace “Cessate il fuoco. Per un’Europa di pace”, che si è svolta ieri, sabato 5 marzo, c’è quella dei bambini che giocano sotto l’enorme striscione di CSV Lazio, rappresentazione vivente dell’idea di fondo: se sopra la testa abbiamo la pace, possiamo giocare; se sopra la testa abbiamo la guerra, possiamo solo morire. E poi c’è l’immagine del giovane in servizio civile che è venuto a portare quello stesso striscione, trascinando con sé amici e amiche. E quello del gruppetto di studenti che stanno seduti sul prato di Piazza San Giovanni, intrecciando le pratoline che avevano osato spuntare nonostante il freddo. E il signore anziano con un cartone con scritto a pennarello “no alla guerra” e la bandiera della pace avvolta attorno alle spalle, quasi a scaldarsi, e i migranti avvolti invece nelle luccicanti coperte isolanti che vengono offerte a chi sbarca, loro sì, per scaldarsi.
La piazza della manifestazione per la pace
La manifestazione “Cessate il fuoco. Per un’Europa di pace”, era stata convocata dalla Rete Italiana Pace e Disarmo, con l’adesione di numerose organizzazioni della società civile, tra cui Arci, Acli, Libera, Emergency, Legambiente, Cgil, Movimento Nonviolento, Un Ponte Per, Archivio Disarmo, Associazione ONG Italiane, Link 2007, Rete della Conoscenza, Anpi, Greenpeace e molte altre ancora, oltre alla Cgil. Anche CSV Lazio ha partecipato con convinzione e lo striscione di 25 metri con la parola “pace”, che apriva il corteo, era portato proprio dai giovani in servizio civile della Rete del CSV Giovani Energie di cittadinanza.
Nella piazza si è raccolta una folla composita, per età e anche per slogan: c’era chi chiedeva solo la pace in Ucraina, chi chiedeva il disarmo totale, i centri sociali chiedevano l’uscita dell’Italia dalla Nato. Sul palco si sono succedute le testimonianze di persone (in gran parte donne) che raccontavano la propria esperienza di guerra, solleticando il cuore, e poi le analisi e le proposte dei rappresentanti (in gran parte donne) delle Ong, delle associazioni, dei sindacati, che solleticavano la mente.
Tutto è connesso
Fin dall’inizio è stato chiarito che la manifestazione era non solo contro la guerra in Ucraina, ma contro tutte le guerre, perché non esistono guerre giuste.
E dal susseguirsi degli interventi è stato evidente come tutto – quando si parla di pace – sia connesso: uno sviluppo sostenibile che crei meno ingiustizia economica e sociale; il ricorso sistematico alle energie rinnovabili che aiuti a spezzare tante logiche geopolitiche che portano a ricatti e conflitti; il no generalizzato al nucleare, che resta e resterà sempre pericoloso (in Ucraina il problema non è solo la centrale di Zaporizhzhia, finita in mano ai russi, ma anche quello dei depositi delle scorie).
Le proposte
Tante le proposte emerse dalla manifestazione per la pace per ricostruire la pace: in termini brevissimi l’accoglienza dei profughi, tutti, senza discriminazioni; la scelta di non vendere armi all’Ucraina, non foss’altro che per la difficoltà di sapere esattamente dove vanno a finire; l’apertura di colloqui a tutti i livelli. «È il momento che l’Onu faccia la sua parte», aprendo un tavolo di trattative tra Russia e Ucraina per il cessate il fuoco, ha detto il segretario nazionale della CGIL, Maurizio Landini, secondo il quale l’obiettivo non è fermare la guerra, ma abrogarla.
Per questo, servono le proposte a lungo termine: l’abolizione di tutte le armi nucleari (peraltro richiesto anche Trattato per la Proibizione delle Armi Nucleari (TPNW), entrato in vigore il 22 gennaio 2021, ma non ancora firmato dall’Italia (ne abbiamo parlato qui); lo spostamento di risorse dalla difesa militare alla difesa civile, chiesto da Mao Valpiana, presidente del Movimento non violento; il potenziamento e l’applicazione della giustizia internazionale che, secondo Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, deve mettere sotto processo chiunque commetta crimini di guerra (come ad esempio in Siria).
Rabbia hanno espresso gli studenti del movimento della Lupa, per il Governo che invia armi, per un capitalismo basato sullo sfruttamento delle persone, per la Tav, per lo sfruttamento cui si sentono sottoposti e così via. Invitando allo sciopero generale, hanno urlato, applauditissimi dal numero gruppo di studenti del movimento presente in piazza: «Alla vostra pace rispondiamo col conflitto. Dichiariamo guerra alla guerra».
Autocritica Luciana Castellina che, ripercorrendo le tappe del movimento pacifista degli anni ottanta ad oggi, ha ammesso: «siamo stati sempre attivi nelle crisi, ma distratti nelle lunghe pause» tra una crisi e l’atra.
Ed è in queste pause, probabilmente, che soprattutto si gioca l’importanza del volontariato, presente ogni giorno nelle dinamiche sociali, con un ruolo anche culturale ed educativo che non può non avere la pace al centro.