MOHAMED KEITA, PORTO ROMA: UNO SPECCHIO TRA FOTOGRAFIA E IDENTITÀ

Un mosaico di volti, luoghi e silenzi che raccontano arrivi e partenze, solitudini e incontri. Mohamed Keita racconta la sua Porto Roma, uno sguardo intimo e profondo su una città in continua trasformazione, raccontata da chi la attraversa con l’anima. Fino al 27 luglio al Mattatoio di Roma

di Arianna Del Vecchio

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Mohamed Keita vive Roma ogni giorno, attraversandola con lo sguardo attento di chi la osserva per davvero. Per lui, la capitale non è solo una città: è un luogo vissuto e abitato. È da questa relazione quotidiana e profonda che nasce Porto Roma, il progetto fotografico in mostra al Mattatoio di Roma fino al 27 luglio, che racconta Roma come punto di arrivo, partenza e diffusione.

«Roma è l’unico posto che abito davvero», racconta Keita. È qui che ha iniziato una nuova vita, ed è qui che ha scattato la sua prima fotografia, vicino alla stazione Termini, dove ha vissuto appena arrivato. Un luogo che, per lui, non è solo uno spazio fisico, ma anche una fase della vita, un frammento emotivo che resta inciso dentro.

Mohamed Keita
Nel 2017 Mohamed Keita ha fondato a Bamako, la capitale e la città più popolosa del Mali, Studio KENE, un laboratorio per insegnare fotografia ai ragazzi di strada. «È un modo per restituire ciò che ho ricevuto»

Raccontare la vita attraverso il mutamento

Il titolo, Porto Roma, racchiude tre significati. È porto di arrivo per chi, come lui, ha iniziato un percorso nuovo. È punto di partenza per chi prosegue il proprio viaggio. Ed è anche il porto delle immagini: fotografie scattate a Roma, pronte a viaggiare altrove, a raccontare la città in altri luoghi.

Con sensibilità e cura, Mohamed fotografa luoghi, volti, luci, ombre. Ma, in fondo, fotografa anche sé stesso. «È come guardarsi allo specchio attraverso gli altri: i luoghi, le persone e le luci che scelgo», dice. Ogni volto, ogni scorcio è una parte del suo sguardo sul mondo, una riflessione sul cambiamento, sulla bellezza, sul contrasto tra luce e buio.

In una delle serie, Prima e Dopo, Mohamed torna negli stessi luoghi per mostrarne la trasformazione. Come i volti, anche le città invecchiano, mutano, dice. Documentarne i cambiamenti è, per Keita, un modo di raccontare la vita stessa.

Mohamed Keita
Per Keita la fotografia è uno strumento di fiducia e un modo per dare voce a chi non viene ascoltato

Mohamed Keita a metà tra due culture: «Non devo cancellare una parte per avere l’altra»

Le ombre, nella sua fotografia, non sono semplici elementi visivi: rappresentano il contrasto della vita. Felicità e tristezza, luce e oscurità, bellezza e dolore convivono in ogni immagine. Nulla è lasciato al caso: ogni volto scelto ha qualcosa da dire, e anche dietro un oggetto o un’ombra si nasconde una storia, una persona.

Non solo fotografo, Mohamed è anche un mentore. Nel 2017 ha fondato a Bamako, la capitale e la città più popolosa del Mali, Studio KENE, un laboratorio per insegnare fotografia ai ragazzi di strada. «È un modo per restituire ciò che ho ricevuto», spiega con umiltà. Non vuole essere un modello, ma un tramite, affinché altri possano raccontarsi e riconoscersi. Spiega che, a volte, sono gli strumenti e le possibilità a mancare e a farci sentire “diversi”.

Per lui, la fotografia è molto più di uno scatto. È uno strumento di fiducia, un processo che insegna a guardare il mondo con occhi nuovi. È anche un modo per dare voce a chi spesso non viene ascoltato. «Quando trovi qualcosa che ti appassiona, devi impegnarti, essere umile, capire che dietro ogni cosa c’è sacrificio», dice ai ragazzi che leggeranno l’intervista. Un invito a credere nei propri sogni, ma anche a rimanere aperti a ciò che la vita propone.

Oggi Mohamed vive a metà tra due culture: la Costa d’Avorio e l’Italia. Roma è diventata parte di lui, ma la casa vera resta dove è nato. «Non devo cancellare una parte per avere l’altra», afferma. Porta entrambe dentro di sé, e forse proprio questo doppio sguardo rende le sue immagini così dense di significato.

E anche se conosce bene la città, Roma continua a sorprenderlo. Ogni giorno, dice, è una nuova occasione per fotografarla, per lasciarsi colpire da un dettaglio, da un volto, da una luce. Porto-Roma è questo: uno sguardo intimo e profondo su una città in continua trasformazione, raccontata da chi la attraversa con l’anima.

In copertina: Via del Tritone, 2015, ©Mohamed Keita

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