RIFUGIATI, PADRE RIPAMONTI: «L’ILLEGALITÀ DEI VIAGGI SI COMBATTE CON I CANALI UMANITARI»

Alla vigilia del vertice Ue sui migranti parla il presidente del Centro Astalli che domani presenta il tradizionale rapporto sui rifugiati

Forse non si saprà mai per certo quanti sono annegati nella notte fra il 18 e il 19 aprile a duecento chilometri da Lampedusa, perché è impossibile stabilire il numero esatto di quanti erano a bordo. Oggi il conto si ferma a 850 morti, la più grande strage di sempre nel Mediterraneo. «Mi rammarico molto che si siano dovute attendere altre vittime per poter avviare una dinamica a livello di Unione Europea», commenta con Reti solidali padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. «Auguriamoci almeno che sia un’occasione per far cambiare le cose e per portare l’Unione a una seria presa di coscienza sul tema. È fondamentale che si smetta il rimpallo delle responsabilità e che ogni singolo stato  – e all’interno di ogni stato tutti i livelli istituzionali – si faccia carico di ciò che sta capitando».

 

Padre Ripamonti, domani, al vertice straordinario dei capi di stato e di governo si discuterà del contrasto ai trafficanti su cui spinge l’Italia, anche sottoforma di bombardamento ai barconi, e dei dieci punti proposti dal commissario per l’immigrazione Avramopoulos. Tra questi c’è il potenziamento di Triton.

«Spero di sbagliarmi, ma ho avuto l’impressione che ciò che ha guidato l’incontro dei ministri degli interni e degli esteri in cui Avramopoulos ha presentato i dieci punti non sia stata l’attenzione alle persone che migrano da situazioni di guerra, persecuzione ed estrema povertà come quelle che tentano di arrivare in Europa. Ma piuttosto il bisogno di proteggersi, di arginare, di alzare barricate difensive. E del resto si è parlato dell’allargamento di Triton che non è un’operazione di salvataggio e soccorso ma un intervento di controllo delle frontiere».

 

Sarebbe meglio un Mare nostrum europeo?

«Sì, meglio un’operazione Ue sulla falsariga di Mare nostrum».

 

Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli
Padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli

La lotta al traffico di esseri umani, che Renzi ha ribadito oggi parlando alle Camere, risolverà il problema?

«Sul fatto che i trafficanti vadano perseguiti con fermezza nessuno ha dubbi. Ma se si bloccano le barche in loco, ammesso che sia possibile in un contesto come quello libico, i trafficanti ne troveranno delle altre o troveranno un modo per continuare ugualmente il proprio traffico. Per affrontare l’esodo in corso serve però capire che l’illegalità dei viaggi va combattuta con la legalità dei viaggi. La strada da percorrere è quella dei canali umanitari, facendo arrivare in Europa chi ha diritto alla protezione internazionale in forme sicure sul piano della salvaguardia della loro vita e del rispetto delle leggi nazionali e internazionali».

 

Di canali umanitari o di corridoi umanitari si parla molto, ma che cosa si intende?

«Si tratta di dare la possibilità ai richiedenti asilo, ai rifugiati e ai profughi di arrivare in sicurezza nel paese di aiuto attraverso accordi con i paesi nei quali si trovano. E’ accaduto con un gruppo di siriani in Libano. Avevano gravi problemi di salute, sono stati individuati e dopo un accordo con il Libano sono stati accompagnati in Germania».

 

Ma un conto è un gruppo limitato di persone, tutto un altro un flusso come quello che preme sulle frontiere europee.

«L’Unione ha di certo gli strumenti per ricercare soluzioni e strategie oltre ad avere la possibilità di orientare una parte dei finanziamenti in questa direzione. Il punto è garantire dei passaggi “sicuri” a chi ha diritto alla protezione internazionale, valutando le situazioni delle persone caso per caso attraverso accordi con i paesi di provenienza o di transito. Accordi che possono essere bilaterali o multilaterali, a seconda di ciò che è possibile o più opportuno fare. Per il vaglio delle richieste di asilo si possono anche sperimentare presidi in loco di singoli paesi sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Unione europea con una distribuzione dei migranti nei paesi dell’Unione definita da parametri equi sia per chi chiede protezione sia per chi accoglie».

 

Quando i migranti arrivano in Europa c’è il problema dell’accoglienza e dell’integrazione. Da questo punto di vista l’Italia si è  mossa con grande ritardo e spesso sull’onda dell’emergenza.

«È così, anche se negli ultimi mesi il governo ha fatto lo sforzo di ampliare il sistema di accoglienza e di estendere lo Sprar. Ma manca sempre  una regia forte, una capacità di previsione che faccia uscire dall’urgenza di dover trovare ogni volta nuovi posti per i migranti. C’è però un’altra questione da affrontare: una volta accolto, chi ha diritto a protezione internazionale viene ancora troppo abbandonato a se stesso. L’integrazione reale nei territori di accoglienza – percorsi di inserimento sociale e lavorativo –  è ancora molto difficile e faticosa».

 

Domani il Centro Astalli presenta il suo tradizionale rapporto sulla condizione dei richiedenti asilo e dei rifugiati. L’Italia è rimasto un paese in cui si accolgono poche domande di asilo?

«Rispetto al passato le richieste di asilo sono in grande crescita, ma anche le risposte positive. Su settantamila migranti che hanno chiesto protezione in Italia nel 2014, metà hanno avuto il via libera».

 

Qual è oggi la prima cosa da fare per far fronte alle dimensioni e alle caratteristiche del flusso migratorio?

«Bisogna mettere al centro le persone che fuggono dai conflitti e smettere con il tentativo di alzare i ponti levatoi come sta facendo l’Europa. Ciascuno a ogni livello deve assumersi le proprie responsabilità sapendo che si ha a che fare con chi fugge da una morte certa sapendo di andare incontro a una morte probabile perché non ha alternative. Non è  possibile girarsi dall’altra parte».

@gozzip011 

 

 

 

 

 

RIFUGIATI, PADRE RIPAMONTI: «L’ILLEGALITÀ DEI VIAGGI SI COMBATTE CON I CANALI UMANITARI»

RIFUGIATI, PADRE RIPAMONTI: «L’ILLEGALITÀ DEI VIAGGI SI COMBATTE CON I CANALI UMANITARI»