IL ROCK FA STARE MEGLIO? SÌ, SE LO SUONA LO PSICOLOGO

Per Romeo Lippi la musica è strumento per compensare e comunicare i nostri bisogni interni. E attraverso le emozioni possiamo riscoprirci

Avete mai pensato di farvi “curare” dalle vostre canzoni preferite? Probabilmente è già successo. Ad esempio quando avete attraversato un momento di fragilità o di delusione e quel brano in macchina vi ha risollevato la giornata. O quando, felici, avete subito pensato a quella traccia da mettere in cuffia per darvi la giusta motivazione. Semplici sensazioni passeggere? Assolutamente no e c’è chi lo ha dimostrato con un progetto originale che da anni incuriosisce molti.

La prima volta che ho visitato il sito dello Psicologo del rock ero un po’ scettico: non si parlava della classica “musicoterapia”, ma di vivere meglio grazie alle canzoni che tutti i giorni ascoltiamo, confrontandole con il nostro vissuto. Ma è davvero possibile che una canzone abbia tutte queste potenzialità?

Il tour dello psicologo del rock

Allora ho deciso di incontrare il suo fondatore, Romeo Lippi, 35 anni, psicoterapeuta e cantautore viterbese, che nella vita ha scelto di far sposare le sue due passioni.

psicologo del rock
Romeo Lippi, lo psicologo del rock

«Il progetto dello Psicologo del rock», mi dice, «è la risposta alla mia domanda fondamentale: come posso fare le due cose che amo, da una parte la musica e dall’altra la psicologia? Diventare felice e aiutare le altre persone a vivere felici in maniera etica e sana? Da questa domanda seguono varie risposte tra cui per prima il sito, poi la pagina Facebook e poi a cascata tutte le altre attività che svolgo insieme al mio team».

Una vita trascorsa tra Freud e Faber, quella di Romeo, senza trascurare la sua vena cantautoriale dalla quale, insieme alla sua band Le ferite, sono nati due album. Tra le diverse esperienze che propone il progetto c’è Cantautori terapeuti dell’anima, un tour psico-musicale che tra Roma e Viterbo vuole far conoscere a giovani e adulti i benefici delle tracce composte e scritte dai più importanti poeti musicali italiani.

Diamoci un valore definito

Mentre la sua band, alle spalle, prova i pezzi per l’evento, Romeo mi spiega meglio: «la musica è una delle attività su cui passiamo il maggior numero di ore durante la giornata e quindi dobbiamo considerarla non soltanto intrattenimento, ma anche strumento per compensare e comunicare i nostri bisogni interni. In particolare i cantautori legati alla tradizione letteraria italiana sono molto importanti, perché rappresentano il nostro substrato culturale e da questo possiamo trarne dei benefici».

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La band “Le ferite”

«Sì», lo interrompo, «ma prendiamo ad esempio un testo di De Andrè e fammi capire perché può aiutarci». «La traccia che più utilizzo con i miei pazienti è Un medico», mi risponde lo psicologo del rock. «Nella storia della traccia si narra di questo dottore che, per amore delle creature viventi, da piccolo voleva curare i ciliegi. Da grande trasforma questa sua vocazione botanica in una vocazione umana e quindi diventa un dottore. Cosa succede? Lui è talmente gentile e disponibile che non fa pagare nessuno dei propri pazienti e questo in breve tempo gli crea due problemi: da una parte tutti i suoi colleghi gli mandano i pazienti che non possono pagare e dall’altra la propria famiglia si ribella, perché non porta a casa uno stipendio. Arrabbiato per questa situazione il medico si mette a fare gli elisir magici e a venderli. Per questo viene arrestato e viene mandato in prigione. Mi chiederai, qual è il significato di tutto questo? Se noi siamo troppo disponibili succede che delle persone se ne approfittano e se noi ci arrabbiamo e reagiamo in maniera aggressiva, poi passiamo dalla parte del torto. Questa canzone di De Andrè ci insegna quindi a darci un valore definito».

La carta d’identità musicale

La musica è senza dubbio uno dei mezzi privilegiati per dialogare con i giovani, ed ecco perché Romeo e il suo team organizzano giornate di orientamento psicologico con adolescenti e studenti. Ma alla tradizionale poltrona da psicologo preferiscono plettro e chitarra. «Nelle nostre canzoni preferite ci sono i nostri ricordi, le nostre relazioni, c’è la nostra vita. Pensiamo a vari momenti dell’esistenza, spesso ci sono delle canzoni che fanno da soundtrack rispetto alle nostre esperienze. Ma non è soltanto “sottofondo”, proprio perché da ognuna di esse possiamo trarre significati cognitivi e nello stesso tempo ci comunicano quali sono i nostri bisogni profondi».

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Requisito per diventare pazienti: avere una Carta d’identità musicale

Non solo ragazzi, ma anche adulti e colleghi psicologi, che incuriositi vogliono scoprire (e far provare ai loro pazienti) queste esperienze musicali. «Vogliamo creare una dinamica in cui ci emozioniamo con il live ma al contempo, attraverso una riflessione cognitiva, impariamo a riconoscere nuove dimensioni di noi stessi. La cosa che più mi colpisce è il fatto che emotivamente siano coinvolte persone trasversali dal punto di vista dell’età: possiamo trovare ragazze di 15 anni che si emozionano rispetto a quello di cui parliamo fino ad arrivare a persone di 70 anni. Entrambe arrivano a darmi un feedback positivo ed entrambe possono trarne dei benefici direttamente».

Prima di lasciarci, gli chiedo che tipo di requisiti devo possedere per diventare “paziente” dello psicologo del rock. Mi risponde che ne basta uno: possedere una “Carta d’Identità musicale”. «Basta prendere un foglio e scriverci su i titoli delle tue 10 canzoni preferite, quelle che meglio di altre raccontano le tue emozioni. Non pensi che quelle raccontino al meglio te stesso?».

 

https://www.youtube.com/watch?v=kL0Fjc_gNPk

 

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