CHE TRISTEZZA, LA BANALITÀ DEL RAZZISMO ON LINE

Maurizio Alfano rilancia un'intervista che gli abbiamo fatto sul razzismo e viene sommerso di commenti odiosi. Un meccanismo visto troppe volte

Non mi diverte scrivere questo articolo, ma lo faccio perché sono sono stanca. O meglio intristita, e anche annoiata dal razzismo on line. Pochi giorni fa la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, in un’intervista a “Repubblica”, ha detto che l’odio è un’emergenza per il Paese, ed è stata prontamente smentita da alcuni politici – quelli che sono abituali coltivatori di odio, soprattutto nei confronti dei migranti, ma solo. È un meccanismo irritante, ma assai diffuso: tu denunci il fatto che ormai nuotiamo quotidianamente nell’odio, e gli odiatori dicono che sei tu quello che lo diffonde. Tu dici che siamo diventati un popolo razzista e i razzisti – che non si vergognano di dirsi tali – dicono che il razzista sei tu, perché ce l’hai con loro.

Sappiamo che l’odio on line ha trovato l’ambiente ideale in cui diffondersi. Bisognerebbe riuscire a mettere dei paletti, a fare dei distinguo: c’è chi certe affermazioni non le farebbe mai e c’è chi le fa, c’è chi denuncia il degrado culturale e chi ci sguazza. Ma pare che, se tenti ragionevoli distinzioni, sei un intellettuale da salotto, saputone, antipatico, lontano dalla realtà e per di più di sinistra. Assolutamente da disprezzare, quindi, e anche un po’ pidiota, tanto più se sei stato così stupido da perdere tempo per farti una cultura. O almeno leggere un libro.

Succede anche a noi, quando ci occupiamo di Rom, di stranieri, di temi impopolari. È successo nei giorni scorsi, anche dove non me lo aspettavo.

 

Succede che Maurizio Alfano, scrittore ragionevole e ragionante, grande esperto di temi come l’immigrazione e la società multietnica, scrive un libro, “Razzisti a prescindere” e Maurizio Ermisino lo intervista per noi di reti Solidali.  Andiamo sul sicuro, perché ci era piaciuto anche il suo libro precedente, “Razzisti per bene“.

In “Razzisti a prescindere”, Alfano racconta, «confrontando le migrazioni di oggi con quelle di 50 e 25 anni fa, come sia iniziato un lento ma progressivo dispositivo di “criminalizzazione a prescindere” di tutti i migranti presenti in Italia, che fagocita ogni diritto o tutela in capo a ognuno di loro. Sorvegliare e punire è la parola d’ordine delle nuove forze politiche xenofobe e sovraniste, che hanno organizzato sapientemente un gioco che porta dritto al loro obiettivo: i voti», come sintetizza Ermisino nel suo articolo.

 

razzisti on line

 

 

Succede che l’autore rilancia l’articolo sulla pagina Facebook dedicata al libro. E succede che il post si riempe di commenti. Commenti che ci fanno capire perché gli atteggiamenti razzisti e le politiche punitive portano voti.

Ne proponiamo qui alcuni. Si tratta in parte di luoghi comuni, in parte di veri e propri discorsi d’odio. Rilancia un luogo comune la signora che sostiene che gli immigrati sono senza arte né parte, ignorando o fingendo di ignorare che molti di loro hanno studiato, e prima di venire in Italia svolgevano mestieri e professioni. E deducendo che «noi siamo buoni, ma anche tonti». È un luogo comune – e veramente non se ne può più di sentirlo –  il fatto che li manteniamo in albergo.

È pregiudizio assurto a ideologia quello di chi ritiene “pronipote di Stalin” chiunque sia contrario ad alzare muri.

odio on line

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sulla stessa linea, non poteva mancare l’attacco al PD,  argomentazione non molto più articolata di chi sputa fuori un “ma bada a camina’”, peraltro di non facile interpretazione. Né poteva mancare il ribaltamento cui ho accennato più sopra: se dici che ci sono dei razzisti, il razzista sei tu.

odio on line

 

 

E oltre, che razzista, sei un ricco egoista, perciò posso insultarti. Ti ho smascherato, furbacchione!

odio on line

 

 

Già, perché chi viene in Italia è, a prescindere, un clandestino. E non importa se la Corte d’Appello di Milano ha confermato la sentenza di primo grado con cui il Tribunale aveva già condannato la Lega Nord per alcuni manifesti contro l’arrivo di 32 “clandestini”, pubblicati nell’aprile 2016 a Saronno, in provincia di Varese. Si tratta infatti di comportamento discriminatorio: i richiedenti asilo non sono clandestini. E così scopriamo anche che la colpa non è solo del PD, anzi dei Pidioti, ma anche dei 5stalle e della “sardine marce”. Possiamo definire tutto ciò odio per chiunque abbia una posizione politica diversa dalla propria?

Insomma, siamo davanti ad un intreccio inestricabile di banalità, pregiudizio, ignoranza accuratamente coltivata e odio. Niente di nuovo né nel meccanismo comunicativo, né nelle argomentazioni che i leoni da tastiera propongono, più o meno uguali ogni volta. Qui sta la tristezza: proprio nel fatto che il fenomeno non scema, non si esaurisce, si ripete inesorabilmente ogni volta uguale.

Meno male che ci sono Maurizio Alfano e quelli che, come lui, cercano di mettere in fila un po’ di numeri, un po’ di idee, qualche riferimento alla nostra Costituzione e l’idea che essere una società fondata sul riconoscimento dei diritti non è poi così male. Come le due associazioni (Asgi e Naga) che hanno presentato il ricorso che ha portato alla sentenza contro l’uso scorretto della parola “clandestino”.

Vi saluto con il post più ragionevolmente argomentato: certo valeva la pensa spendere tanto tempo per un ragionamento così raffinato. Definitivo, direi.

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