
RIFORMA DEL TERZO SETTORE. GLI ENTI SPORTIVI DILETTANTISTICI ETS DI DIRITTO?
Dal quarto Rapporto Terzjus l’integrazione funzionale tra sport e Terzo Settore e il possibile rapporto tra gli enti sportivi, il Codice del Terzo Settore e il RUNTS
20 Maggio 2025
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Nel quarto Rapporto Terzjus sullo stato e le prospettive normative del Terzo Settore in Italia, Luigi Bobba individua tre magro chiavi di lettura, urgenze, attese e prospettive, tutte orientate alla completa implementazione della Riforma del Terzo Settore. Proprio in ragione della natura articolata del Rapporto, estrapoliamo un tema – oltre gli aspetti economici e fiscali e l’autorizzazione della Commissione europea – che ha sollecitato l’attenzione e genererà una vivace discussione tra le associazioni. Di integrazione funzionale tra Sport e Terzo Settore si parla nel quarto capitolo, a cura di Cristiano Caltabiano, sociologo, e Jessica Pettinacci, avvocato, a partire dalla ricerca sul campo: “Gli enti sportivi dilettantistici in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta: risultati di una ricerca di Terzjius”, che mira a definire gli orientamenti delle Associazioni Sportive Dilettantistiche (ASD) e delle Società Sportive Dilettantistiche (SSD) delle tre regioni, confrontandole con gli orientamenti di tutti gli enti a livello nazionale.

Enti sportivi dilettantistici ETS di diritto: non per tutti è un sì
Di fatto si propone che i dati che emergono dalla ricerca possano rappresentare un campione abbastanza rappresentativo degli orientamenti di tutti gli enti sportivi dilettantistici. Un focus è posto sul possibile rapporto tra gli enti sportivi, il Codice del Terzo Settore ed il RUNTS. Il Rapporto argomenta la proposta di includere di diritto, in analogia con le cooperative sociali, gli enti sportivi dilettantistici, sia ASD che SSD, nel RUNTS nella sezione Altri Enti di Terzo Settore (ETS) se già iscritte al Registro Nazionale delle Attività sportive Dilettantistiche (RASD), che, istituito presso il Dipartimento dello Sport, contiene, nella maggior parte dei casi, enti già in possesso del riconoscimento ai fini sportivi in quanto provenienti dal previgente Registro CONI 2.0 e ai quali si sono aggiunti i sodalizi di nuova iscrizione, e, nel quale ad aprile 2024 erano presenti 115mila enti sportivi. La ricerca rileva una “resistenza” in questo senso da parte degli enti sportivi, se le percentuali di consenso oscillano tra il 10 ed il 15 per cento.
ASD e SSD: le differenze
Utile, da questo punto di vista, rilevare le differenze emerse tra le ASD e le SSD. Il 56,1% degli Enti ha una significativa presenza di volontari. Le SSD, sono pari al 18,9% del campione, molto di più di quanto le società sportive incidano fra le organizzazioni complessivamente iscritte al RASD nelle tre regioni (6,9%). Nonostante ciò le SSD hanno una presenza media di personale retribuito significativamente superiore alle ASD. Dice il Rapporto: “Nelle ASD tende ad emergere un modello di relazioni basate perlopiù sull’informalità e sul piccolo gruppo, dove è più difficile che si creino le condizioni per una divisione formale dei compiti e un ampliamento del bacino di utenti e delle attività, che richiede un apporto adeguato di risorse economiche. Gli artefici di questo approccio sono proprio i volontari, figura cardine nelle ASD, se si considera che essi sono attivi in quasi due terzi di questa tipologia di enti sportivi (63,9%), mentre operano solo in poco più di un quinto delle SSD (22,5%)”. Rilevante, anche se l’argomentare può sembrare riduttivo per le associazioni con forte presenza di volontari, è la seguente osservazione degli autori: “In queste ultime (SSD) sembra quindi emergere un modello societario a bassa soglia di strutturazione, con un minimo di divisione di funzioni, procedure di governance e apporto di figure professionali; mentre nelle ASD si delinea un modello associativo spontaneistico, fondato sull’interscambiabilità di ruoli e funzioni, dove gli associati non usufruiscono solo della possibilità di fare sport, ma spesso operano anche in veste di volontari o attivisti”. Semplificando: i modelli organizzativi delle associazioni sportive sono simili e paralleli alle altre tipologie di associazioni presenti nel RUNTS, in particolare alle APS, mentre le SSD sono strutturate maggiormente come imprese/società.
Per la ricerca Terzjus solo il 2% delle ASD ha fatto accesso al RUNTS
I dati sulle iscrizioni al RUNTS sono decisamente bassi e questo testimonia anche le incertezze degli Enti sportivi dilettantistici nell’affrontare contemporaneamente le riforma dello sport e quella del Terzo Settore. Prima della Riforma del Terzo Settore c’era già una percentuale di ASD iscritta ai registri regionali, essenzialmente al Registro delle APS, in particolare quelle che hanno nella mission la promozione dello sport per tutti quale strumento per apprendere una disciplina sportiva, vivere in modo più salubre, stare condividere una passione, sviluppare interessi culturali e spinte etiche, impegnarsi in iniziative solidali. Quasi 6 enti su 10 che operano in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta sembrano inconsapevoli o disinteressati rispetto alla prospettiva di approdare nell’ordinamento del Terzo settore, un altro terzo è ancora indeciso e poco meno del 10% si esprime in positivo. Dato confermato dalla percentuale di iscrizioni al RUNTS riscontrata nel campione: l’8,6% delle ASD e SSD nelle tre regioni del Nord Ovest ha dichiarato di aver aderito a tale Registro, a fronte della propensione del 20,5% nel gruppo di controllo di enti sportivi che operano nelle altre regioni. Il Rapporto rileva che “pur avendo le associazioni sportive dilettantistiche finalità del tutto congruenti con quelle degli ETS, solo poco più del 2% delle stesse ha fatto accesso al RUNTS”.

Un nuovo rapporto di fratellanza tra le associazioni
Il Rapporto esplicita la natura solidaristica degli enti sportivi e segnala le differenze. “Le ASD sono in altre parole organizzazioni che si riproducono per motivazioni e relazioni intrinseche, legate alla costruzione di valori, norme e pratiche che hanno a che fare soprattutto con sentimenti di comunanza fra persone, piuttosto che essere legate alla performance o al culto dell’efficienza”. Le SSD presentano logiche organizzative diverse, più centrate sui risultati delle pratiche sportive, ma, come si è visto, esse rappresentano una sparuta minoranza del mondo sportivo dilettantistico, anche a livello nazionale. A volte sembra che il Rapporto evidenzi questa realtà del mondo sportivo non come la ragione principale per argomentare la proposta strategica di iscrizione delle ASD al RUNTS, ma come limite delle associazioni, che potrebbe essere colmato con la loro iscrizione automatica. Questo automatismo presserebbe le ASD a modificarsi in modo più strutturato e – a volte sembra – meno “spontaneistico”, intendendo questo come sinonimo di approssimazione ed inefficienza. Si comprende l’ipotesi del quarto Rapporto Terzjius di prevedere che gli enti sportivi possano essere considerati “ETS di diritto”, analogamente a quanto disposto per le cooperative sociali già regolate dalla legge 381/91, trasferite nel RUNTS senza fare istanza con la sola iscrizione al registro delle imprese. Questa procedura concretizzerebbe l’ambizione esplicita della Fondazione Terzjus di poter popolare il RUNTS e, di fatto, raddoppiare gli iscritti, inserendo d’ufficio gli oltre 115mila enti sportivi. Occorre tenere in considerazione gli oggettivi e legittimi interessi di questi ultimi, che potrebbero far fatica ad aderire contemporaneamente a quanto previsto dalle due riforme. Occorre, però, anche valorizzare e sostenere il ruolo, così determinante, dei volontari nella promozione e diffusione dello sport per tutti e salvaguardare e rafforzare le organizzazioni. La sostanza dell’inserimento delle ASD tra gli Enti di Terzo settore si realizzerà meglio attraverso un nuovo rapporto di fratellanza tra le associazioni (ODV APS ASD) per un lavoro collaborativo, che potrà essere prospettiva futura di costruzione di reti territoriali eterogenee per il miglioramento e la trasformazione delle nostre comunità.
Immagine di copertina di Marko Milivojevic
