ROMA CURA ROMA 2025. I PARCHI D’AFFACCIO SUL TEVERE, NUOVI SPAZI DI COMUNITÀ

Inaugurato, in Roma Cura Roma 2025, il parco d’affaccio Prati dell’Acqua Acetosa, uno dei parchi d'affaccio sul Tevere che Roma Capitale gestirà tramite patti di collaborazione. Ghera: «Ora c’è un disperato bisogno di associazionismo per far vivere questi spazi»

di Giorgio Marota

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Li chiamano parchi d’affaccio, forse con un tocco di romanticismo tipicamente romano, perché lungo quei percorsi immersi nel verde si incontrano delle vere e proprie finestre sul mondo. Sono delle terrazze che invitano al silenzio e alla contemplazione, dalle quali si può scorgere la vita che scorre lungo il fiume, l’arteria più antica della città eterna. Dalla biodiversità animale e vegetale all’energia dell’acqua, fino alla passione dei canottieri che sono soliti salutare chi porge lo sguardo sulle loro fatiche, in fondo bastano uno slargo e una staccionata per rendere l’affaccio un’esperienza da vivere, recuperando un rapporto autentico tra i cittadini e il loro principale corso d’acqua. Farlo è necessario. Non fosse altro perché i fiumi hanno originato le civiltà come le conosciamo dai libri di storia e Roma, ovviamente, non fece eccezione. «Rimettere il fiume al centro della nostra città, recuperare con esso un rapporto sano e proficuo, è uno dei nostri grandi obiettivi», ha spiegato il sindaco Roberto Gualtieri mentre inaugurava, sabato mattina, il parco d’affaccio Prati dell’Acqua Acetosa. Questo spazio costeggia la tangenziale e si trova, appunto, in una delle zone più trafficate della Capitale. Eppure era stato letteralmente dimenticato e quello che accadeva ogni giorno al suo interno rimaneva sotto la coltre dell’indifferenza e del malcostume.

Parchi d'affaccio
Il taglio del nastro all’inaugurazione del parco d’affaccio sul Tevere Prati dell’Acqua Acetosa all’interno dell’edizione 2025 di Roma Cura Roma

Roma Cura Roma 2025: molto più di una semplice giornata di pulizia

Su una superficie di otto ettari e mezzo si trovavano una discarica abusiva, un insediamento nomade spontaneo, uno spazio utilizzato da una comunità filippina come luogo di ricovero, uno smorzo non autorizzato e persino una cavalla abbandonata. Tutto è venuto alla luce in seguito un incendio doloso, nel 2020. «Siamo entrati e abbiamo verificato che stava proliferando l’illegalità, così sono cominciate le operazioni di bonifica e accessibilità del parco», ha spiegato la presidente del secondo Municipio, Francesca Del Bello. Negli ultimi due anni sono stati rimosse più di 590 tonnellate di rifiuti indifferenziati, 121,2 tonnellate di rifiuti ingombranti, 520 kg di guaina e 21,66 tonnellate di metallo. Numeri allarmanti, che assumono un significato ancora più profondo nell’ambito della quarta edizione di Roma Cura Roma, il 10 maggio, divenuta come da previsioni molto più di una semplice giornata di pulizia. A 365 iniziative in tutta la città hanno partecipato circa 19 mila romani, insieme a tante realtà attive dal punto di vista dell’impegno ecologico e i Dipartimenti Ambiente e Rifiuti, fino alla Polizia Locale. Partner dell’iniziativa CSV Lazio, Retake Roma, FAI, Agesci, Masci, Acli, Plastic Free, Legambiente Lazio, WWF Lazio. Quartiere dopo quartiere, di associazione in associazione, la cittadinanza ha ancora una volta riscoperto il gusto e il piacere del prendersi cura degli spazi comuni per restituire loro dignità e bellezza.

Sabrina Alfonsi: «Abbiamo detto “no” al fiume come cesura»

Concetti che hanno preso forma con la rigenerazione di questo parco d’affaccio situato tra il ponte della ferrovia Roma-Civita Castellana e quello di Tor di Quinto. Si tratta di una delle aree rivitalizzate grazie ai fondi del Giubileo, per un investimento complessivo da 7,3 milioni di euro. Sabato verrà inaugurato il parco di Ostia Antica, alle spalle del parco archeologico, mentre ha già preso vita – ed è frequentatissimo – quello del Lungotevere delle Navi, che collega ponte Matteotti a ponte Risorgimento in un’ex oasi WWF. Quello tra Ponte Milvio e Ponte Flaminio e quello del Foro Italico completano il quadro dei cinque interventi giubilari, ma Roma guarda anche al quadrante sud con i lavori al Tiberis, in zona San Paolo-Marconi (inaugurazione prevista in estate), alla Magliana e al San Paolo Tevere Sud, altri tre esempi di parchi d’affaccio che fanno salire il totale a otto. «Siamo partiti da una distanza», ha raccontato l’assessora all’agricoltura, ambiente e ciclo dei rifiuti, Sabrina Alfonsi, «quella tra il fiume e la città. E abbiamo detto “no” al fiume come cesura e sì al dialogo con le acque e le sue sponde». Sulle acque del Tevere scorre, in media, un rifiuto di grandi dimensioni al minuto. Anche se non è nella top 10 dei fiumi più inquinati d’Italia, secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) è quello con più inquinamento da macro-rifiuti galleggianti, in particolare da materiale plastico (81,3%).

Parchi d'affaccio
Moby Dick al lavoro al suo murale, realizzato sulle facciate di una torretta Acea in disuso

Patti di collaborazione per gestire i parchi d’affaccio sul Tevere

Nello spazio appena inaugurato con fondi pari a 2 milioni di euro, l’opera di bonifica è stata piuttosto complicata. «Abbiamo trovato montagne di rifiuti, anche interrati, costruzioni abusive e abitazioni di fortuna, oltre a tanti sversamenti nel fiume e 200 carcasse di auto bruciate», ha proseguito Alfonsi. Gli operatori hanno anche già piantato 45 alberi (ne verranno messi a dimora 100) e 2000 arbusti e in tre ettari di terra nuova cresceranno prati e fiori. Le terrazze che invitano all’osservazione naturalistica e alla scoperta della biodiversità sono ben cinque. Sulle facciate di una torretta Acea in disuso l’artista Moby Dick ha realizzato un murale rappresentando degli aironi, uno dei quali porta in bocca un filo d’erba con la scritta “Respect”. Con l’occasione, è stato creato un percorso ciclopedonale che si raccorda a quelli esistenti tra Castel Giubileo e Ponte Milvio. Adesso, però, questo luogo salvato dall’incuria ha bisogno di ri-vivere. Da qui, l’appello degli amministratori a organizzare mostre, visite guidate e lezioni di scuola all’aperto, mentre sta per essere lanciata una manifestazione d’interesse per installare due chioschi-ristoro lungo il percorso. L’intenzione di Roma Capitale è proprio quella di gestire lo spazio tramite patti di collaborazione e in amministrazione condivisa con le realtà del terzo settore. La co-progettazione, qui, può davvero trovare linfa vitale. «Ora c’è un disperato bisogno di associazionismo per far vivere questi spazi» è stato, non a caso, anche l’appello di Fabrizio Ghera, assessore alla mobilità, ai trasporti, alla tutela del territorio, al ciclo dei rifiuti, al demanio e al patrimonio della Regione Lazio. «Siamo testimoni di come i fondi del Giubileo trovino riscontri in opere utili ai cittadini e non siano solo voci di un capitolato», la sottolineatura di monsignor Fisichella, presente anche lui all’inaugurazione. «La natura vince sempre», ha aggiunto, «abbiamo solo bisogno di non ostacolarla». «Quest’area era uno dei luoghi più degradati della città e averla resa così bella, fruibile, silenziosa, è una gioia incredibile. Ed è cinque volte più grande di quello del lungotevere delle Navi che sta riscuotendo un grande successo tra cittadini e turisti», ha ricordato invece Gualtieri.

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