BULLISMO A SCUOLA. UN DECALOGO PER GLI INSEGNANTI

Nella Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo Antonella Ammirati, neuropsicologa e psicoterapeuta, propone un decalogo sul bullismo a scuola tratto dal suo ultimo volume “Bullismo (cosa fare e non). Guida rapida per insegnanti”

In occasione della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, che ricorre oggi 7 febbraio, la neuropsicologa e psicoterapeuta Antonella Ammirati propone un prezioso decalogo sul bullismo a scuola tratto dal suo ultimo volume Bullismo (cosa fare e non). Guida rapida per insegnanti, edito da Erickson. Consulente di Edizioni Centro Studi Erickson per l’area psicologia e professioni sanitarie, l’autrice ha stilato una guida che nasce «come un manuale agile, di sostegno, per gli insegnanti che non hanno perso la capacità di osservare, di porsi delle domande, di sospettare disagio nelle discontinuità dei comportamenti, nelle pieghe della quotidianità scolastica, nel silenzio degli sguardi bassi e dei non detti, nelle azioni di prepotenza mista a maleducazione di alcuni studenti. Per quelli che vogliono farsi carico della dilagante povertà relazionale dei nostri legami prima che si connoti patologicamente come violenza degli uni verso gli altri. Per quelli che hanno a cuore la salute della Scuola come ambiente di relazione e che vogliono metterci del proprio per creare un luogo sicuro di confronto e di crescita, per i ragazzi ma anche per se stessi».

I numeri del fenomeno

bullismo a scuola
Il volume si suddivide in quattro ampi capitoli dedicati al bullo, alla vittima, al gruppo e al contesto

Secondo i dati dell’ultimo Monitoraggio dei fenomeni di bullismo e cyberbullismo (2021), a cura del Ministero dell’Istruzione in collaborazione con l’Università di Firenze, su un campione di 314.500 studenti e studentesse di 765 scuole statali secondarie di secondo grado e di 46.250 docenti afferenti a 1.849 Istituti scolastici statali, il 22,3% degli studenti e delle studentesse è stato vittima di bullismo da parte dei pari (il 19,4% in modo occasionale e il 2,9% in modo sistematico); il 18,2% ha preso parte attivamente a episodi di bullismo verso un compagno o una compagna (il 16,6% in modo occasionale e l’1,6% in modo sistematico); l’8,4% ha subito episodi di cyberbullismo (il 7,4% in modo occasionale e l’1% in modo sistematico); il 7% ha preso parte attivamente a episodi di cyberbullismo (il 6,1% in modo occasionale e lo 0,9% in modo sistematico).

Bulli, vittime, gruppi, contesti

Dopo un’introduzione al contesto di studi e di sviluppo del fenomeno, il volume si suddivide in quattro ampi capitoli dedicati al bullo, alla vittima, al gruppo e al contesto (familiare e non solo). «Per ciascuno, si evidenziano le ragioni alla base del comportamento e le modalità di interazione e reazione che insegnanti ed educatori in genere possono mettere in atto per fronteggiare la situazione, nel rispetto e nel migliore interesse di tutte le parti».

Il decalogo

Ed ecco il decalogo estratto dai consigli contenuti nel manuale:

Tenere a mente che il bullo vorrebbe essere parte attiva delle situazioni.
Non chiamare sempre in causa l’autorevolezza del proprio ruolo di insegnanti/educatori.
Valorizzare l’esigenza del bullo di ricercare relazioni, seppur con modalità disfunzionali.
Non avallare l’idea che essere forti significhi non provare sentimenti.
Non giudicare la persona, ma i comportamenti.
Non schierarsi apertamente dalla parte della vittima: anche il bullo è una vittima e ha bisogno di aiuto.
Non fare riferimento a carenze nell’ambiente familiare del bullo.
Non fare presente alla vittima le sue difficoltà relazionali prima di averla protetta dalle prepotenze.
Non lavorare con il gruppetto di alunni (autori e vittime) della dinamica senza coinvolgere l’intero gruppo classe.
Non colpevolizzare i genitori.

L’autrice chiarisce: «Il fenomeno del bullismo, anche se con altre modalità, è stato da sempre un tratto saliente della vita sociale dei giovani». La parola (dall’inglese bullying, tiranneggiare, spadroneggiare, intimidire) «indica un abuso di potere fisico, verbale o psicologico, attuato in modo ripetuto e organizzato contro qualcuno che non è in grado di difendersi. La parola bullismo è stata a sua volta creata su modello del termine mobbing (assalire, aggredire in massa). In etologia il termine è stato spesso usato per indicare il comportamento di aggressione del branco nei confronti di un animale isolato, una sorta di coalizione di alcuni animali della stessa specie verso un membro del gruppo, che viene così attaccato e isolato dalla comunità». Inoltre un atto di bullismo «è il risultato di una pianificazione cognitiva, anche complessa, che lo distingue da tutte quelle forme di aggressività estemporanea dovute a stati emotivi alterati e non controllati. La pianificazione dei luoghi e dei tempi è utile sia per non essere scoperti sia per garantire la durata nel tempo delle aggressioni. L’atto di bullismo è scelto sul principio di massimizzazione del danno per la vittima (se la vittima è un maschio sono preferiti atti di violenza fisica da parte dell’aggressore, qualora la vittima sia una femmina si ricade su derisione e umiliazione psicologica), in modo tale che per chi subisce diviene difficile uscire dalla sua condizione».

———————————————

bullismo a scuolaAntonella Ammirati
Bullismo (cosa fare e non). Guida rapida per insegnanti
Erickson, 2023
pp. 128, € 16,50

BULLISMO A SCUOLA. UN DECALOGO PER GLI INSEGNANTI

BULLISMO A SCUOLA. UN DECALOGO PER GLI INSEGNANTI