
VERSO LA MARCIA PERUGIA ASSISI, NECESSARIA PIÙ CHE MAI
La presentazione in Campidoglio dell’edizione 2025 della Marcia Perugia Assisi del prossimo 12 ottobre. Padre Zanotelli: «La spesa militare globale è stata di 2718 miliardi di dollari in armi nel 2024, l’Italia al dodicesimo posto con 38 miliardi di euro». Gualtieri: «Quest’anno urgentemente e drammaticamente necessario partecipare»
24 Settembre 2025
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«Ricordiamoci quello che Gino Strada diceva: “Se l’uomo è stato capace di rendere l’incesto un tabu, deve essere capace di rendere la guerra un tabu”», ha detto padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, presso l’aula Giulio Cesare in Campidoglio, durante l’incontro Roma Capitale di Pace: Verso la Marcia PerugiAssisi della pace e della fraternità, promosso da Roma Capitale in collaborazione con Fondazione PerugiAssisi per la cultura di pace.
La presentazione della marcia Perugia Assisi, che si svolgerà il 12 ottobre, è stata inevitabilmente l’occasione per riflettere intorno alla situazione che stiamo vivendo, ai conflitti attuali. «Il presidente Sergio Mattarella ci ha ricordato il 1914: siamo sull’orlo di un abisso, i segni ci sono tutti, è un momento spaventoso quello che sta avvenendo. Mi chiedo: è possibile che l’Italia e l’Europa abbiano detto di sì a 200 miliardi di euro in armi?», si è interrogato Zanotelli. «La spesa militare globale è stata di 2718 miliardi di dollari in armi nel 2024, l’Italia è al dodicesimo posto per esportazione di armi con 38 miliardi di euro. Posso dire che mi spaventa il troppo silenzio della Chiesa: non è possibile che proclami i suoi valori democratici e che sia così silente su quello che succede a Gaza».
Gualtieri: «Non violenza come condizione necessaria per sopravvivere»
«Quest’anno appare urgentemente e drammaticamente necessario partecipare alla Marcia Perugia Assisi. Siamo in un momento veramente drammatico della storia internazionale», ha detto il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. «Quello che mi angoscia è il salto qualitativo del conflitto, che è al tempo stesso causa ed effetto dell’allargamento della guerra tra Israele e Palestina. Sembra sempre più inarrestabile, e spero non irreversibile, l’archiviazione di alcuni dei “pilastri” costruiti dopo la Seconda guerra mondiale. È fondamentale un sistema internazionale, il disarmo, la non violenza non come scelta partigiana ma condizione necessaria per sopravvivere».
Stop alla collaborazione tra Acea e Mekorot
«È importante essere qui oggi, a quest’incontro che si chiama “Roma capitale di pace”. Il 18 settembre l’Assemblea Capitolina ha approvato la mozione della maggioranza per esporre la bandiera della Palestina in Campidoglio, nella quale è stata anche approvata (ma non ne ha parlato nessuno) l’interruzione della collaborazione fra Acea e la compagnia idrica israeliana Mekorot», ha detto Elena Mazzoni, Stop Rearm Europe. «Dobbiamo dimostrare che marciare insieme significa marciare uniti a tutti i livelli istituzionali. L’11 settembre si sarebbe dovuto svolgere a Roma il Defense Summit 2025, società civile e istituzioni insieme si sono mosse ed è stato annullato». Il Defense Summit, evento dedicato all’industria militare promosso da Il Sole 24 Ore, è stato cancellato dopo settimane di proteste guidate da Stop Rearm Europe Roma. «Una vittoria contro la promozione dell’industria bellica in un contesto segnato da conflitti e crisi umanitarie», ha aggiunto Mazzoni. «Il nostro auspicio è che il piano di 800 miliardi di euro per il riarmo non vada avanti e che vadano avanti il diritto all’abitare, alla salute, al lavoro». Sulla stessa linea di pensiero Francesco Vignarca, Campagna Ferma il Riarmo: «Questo continuare ad armarsi toglie tantissime risorse economiche ad altro. La scelta di arrivare al limite del 5% del riarmo vuol dire 22 miliardi in più l’anno. Purtroppo il disarmo è stata considerata sempre prerogativa dei pacifisti».
«La pace si insegna, la pace si impara»
«La pace è come il respiro, ne abbiamo bisogno per vivere. Per questo a scuola impariamo a respirare in modo consapevole» e «per fortuna c’è la scuola che ti aiuta a scoprire la bellezza della pace», ha detto Olivia. «Gli esercizi di pace che facciamo a scuola coinvolgono testa, cuore, mani», ha affermato Francesco, «ci allenano e ci preparano per una vita migliore», ha proseguito Federico. «Gli esercizi di pace ci accrescono e ci fanno fare esperienze significative e creative», gli ha fatto eco Sofia. «A scuola impariamo ad avere cura della pace, per questo impariamo a farla», ha affermato Claudio. Sono state queste alcune delle frasi scritte dai bambini della scuola primaria dell’Istituto comprensivo via Gentile 40, accompagnati dalla docente Roberta Mancino, che ha spiegato: «Provo ad educare i miei alunni alla gestione dei conflitti attraverso il dialogo e il confronto reciproco. Ad esempio, nel nostro istituto una volta al mese facciamo dei Patti di alleanza educativa informale. La pace si insegna, la pace si impara. Credo che la scuola debba mettere al centro la persona, i bambini sono semi di luce».

La pace si costruisce anche dal basso
«Universalmente riconosciuta come città della pace, quella di Assisi non è una pace da cartolina e ramoscelli di ulivo. San Francesco non intendeva la pace come assenza di conflitti ma la sua fu una scelta radicale coraggiosa, di rinuncia di privilegi», ha detto Fabrizio Leggio, assessore Comune di Assisi, con delega del sindaco Valter Stoppini. «È una pace che nasce dalla capacità di spogliarsi dei privilegi e delle ricchezze». «È importante tornare ad esserci e dimostrare di credere che la pace non si costruisce solo sui tavoli della politica interna, ma anche dal basso. Facciamoci custodi della memoria e dell’impegno», è stato l’appello della sindaca di Perugia e delegata Anci nazionale alla pace Vittoria Ferdinandi.
Per una coscienza, una cultura e una politica di pace
«Trent’anni fa, nel 1995, si svolse una grande marcia della pace da Perugia ad Assisi, lo slogan era Noi popoli delle Nazioni unite in cui dicevamo molte delle cose che stiamo dicendo oggi», dice Marco Mascia, coordinatore nazionale della Rete delle Università Italiane per la Pace (RUniPace). «Non siamo stati molto ascoltati. Nell’ottantesimo anniversario, il primo giorno del dibattito generale dell’Assemblea generale si apre martedì 23 settembre, nel momento in cui è in atto un vero e proprio colpo di Stato internazionale contro la giustizia. Dilaga la corsa al riarmo, ormai si pensa di costruire la pace con la forza. Dilaga l’impunità che è l’ostacolo più grande nei confronti dei crimini di guerra e dell’umanità. Insieme con l’impunità dilaga la complicità: fanno ridere le sanzioni europee. Con la marcia Perugia Assisi vogliamo affermare il nostro impegno per salvare l’Onu e l’istituzione nazionale dei diritti umani; portiamo avanti il nostro progetto per una coscienza, una cultura e una politica di pace. Gli atenei, dal Politecnico di Torino all’università di Roma, si stanno organizzando per partecipare alla Marcia. Riusciremo ad essere “artigiani e architetti di pace”, come ci ha insegnato papa Francesco», ha concluso Mascia.
«Attraverso l’organizzazione della Marcia Perugia Assisi, lanciamo un grande grido di allarme e di pace. La Marcia è la concretizzazione che la pace è possibile costruirla con il rispetto globale di tutto il mondo. È importante che quest’anno l’iniziativa sia ancora più partecipata», ha concluso Andrea Fiori, Giovani Costruttori di Pace, sindaco di Montopoli Di Sabina.
Immagini Marcia PerugiAssisi
