VOLONTARI PER IL GIUBILEO. CENTO MOTIVAZIONI, UNA RISORSA

Chiuso il Giubileo della Misericordia, è il tempo delle riflessioni. Anche sui volontari che lo hanno fatto vivere, costruendo dialogo

In occasione della Chiusura del Giubileo della Misericordia, riproponiamo l’articolo dedicato proprio ai volontari per il Giubileo, che, su VDossier n. 2 /2016, ne ha approfondito il ruolo, le motivazioni, le aspettative.

La grande disponibilità e l’importanza del volontariato in occasione dei grandi eventi, la Chiesa – e con essa la città di Roma – l’ha sperimentata soprattutto in occasione del grande Giubileo del 2000. Da allora è diventato “normale” attivare ed organizzare questa risorsa, che ha permesso di far fronte ad eventi che attraggono milioni di persone, in qualche caso diluite nel tempo (come succede ai giubilei, che durano un anno), in altri casi molto concentrate, come è stato per i funerali di Papa Giovanni Paolo II o, fuori dall’Italia, le Giornate Mondiali della Gioventù. Per il Giubileo del 2000 il Centro del Volontariato, istituito dal Vaticano, raccolse più di centomila dichiarazioni di disponibilità da parte di persone che volevano fare i volontari. Ne furono poi realmente convocate circa settantamila: una bella cifra, comunque. Non molti avrebbero messo la mano sul fuoco sul fatto che sarebbe stato possibile gestire – così come accogliere, formare e organizzare – tante persone e provenienze. E invece è stato possibile.

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Un’immagine della Giornata mondiale della Gioventù del 2000 a Tor Vergata

Ma quello era un Giubileo speciale, fortemente simbolico perché segnava il passaggio del millennio, preparato da tempo, celebrato da un Papa che voleva dare visibilità alla Chiesa nel mondo: un grande evento denso di grandi eventi. Come la 15esima Giornata Mondiale della Gioventù, che si svolse ad agosto negli ampi spazi di Tor Vergata, alla periferia della città. Se nei giorni “normali” del Giubileo si impegnavano in media 4mila volontari, solo per la giornata Mondiale della Gioventù ne furono impiegati più di 23mila, a servizio di 2 milioni di giovani che venivano da tutto il mondo. In due giorni, nel maxi prato della periferia romana, furono costruite due tendopoli con servizi, cucine da campo, servizi vari. Tra cui le tensostrutture che, nelle ore calde, salvarono un cospicuo numero di pellegrini messi in crisi dall’agosto romano. Solo nelle tendopoli erano attivi 6mila volontari.
Anche la città di Roma si era preparata al Giubileo del 2000, con grandi opere pubbliche, alcune delle quali hanno veramente migliorato la vita della città, ma anche con l’obiettivo di valorizzare le proprie ricchezze artistiche e culturali.
Il Giubileo del 2000 è stato un evento, oltre che religioso e spirituale, anche culturale. I volontari furono impegnati, oltre che nell’accoglienza e nel supporto ai pellegrini, anche nell’animazione pastorale, e poi per la tutela della città, dell’ambiente e dei beni culturali, con compiti di informazione e vigilanza sui servizi pubblici, nei musei, nei monumenti e perfino per l’orientamento e il controllo dei pullman turistici e nella tutela delle aree pedonali.

Il Giubileo diffuso

Il Giubileo della Misericordia invece è un’altra storia. Se quello del 2000 era stato annunciato nel ’94, quindi sei anni prima, quello del 2016 è stato annunciato a marzo per iniziare a dicembre, quindi solo dieci mesi prima.

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L’apertura della terza porta sociale, l’evento organizzato dal coordinamento Giubileo per i Romani, dedicata a Progetto Itaca

Ed è stato voluto da un Papa che voleva richiamare alla conversione dei cuori – e di conseguenza al cambiamento degli stili di vita – dei credenti e di tutta la Chiesa.
Un giubileo “umile” e sobrio, dunque, da vivere senza trionfalismo, come vera occasione di cambiamento interiore. Un Giubileo, inoltre, “diffuso” grazie alla facoltà concessa dal Papa di aprire le porte sante nelle cattedrali, nelle chiese o negli altri luoghi scelti dalle varie diocesi del mondo (a Roma una porta santa è quella di un ostello della Caritas).
In questo modo il Giubileo probabilmente ha coinvolto più persone, ma ne ha portate meno a Roma, anche se le cifre restano di tutto rispetto: all’inizio di settembre, secondo il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, sono stati superati i 15 milioni, ma si tratta solo dei pellegrini che si sono registrati online, a cui vanno aggiunti quelli che sono arrivati per conto loro e hanno comunque partecipato ai momenti di preghiera, agli eventi, ai pellegrinaggi.
La previsione è che, alla fine, si arrivi a 20 milioni.
I volontari che si sono mobilitati per accoglierli a settembre erano 4mila (probabilmente saranno 6mila a fine Giubileo).

Volontari per il Giubileo: un impegno gratuito

La procedura per diventare volontari era semplice: si faceva domanda attraverso l’apposito sito che fa capo al Consiglio per la nuova Evangelizzazione, che ha coordinato i volontari. Era necessario aver compiuto i 18 anni; parlare italiano – almeno a un livello sufficiente per farsi capire dai responsabili dei servizi e con le forze di pubblica sicurezza – avere la disponibilità di una settimana (ma per i grandi eventi bastavano quattro giorni).
Serviva però una lettera di presentazione del parroco o dei responsabili delle associazioni di appartenenza, a garanzia dell’affidabilità. L’impegno era assolutamente gratuito, anzi i volontari dovevano pagarsi il viaggio e provvedere per conto proprio ai visti, perché il Consiglio per la Nuova Evangelizzazione forniva solamente vitto, alloggio, trasporti pubblici a Roma e copertura assicurativa.
I volontari sono arrivati da 33 Paesi diversi e non solo europei: dall’Australia al Messico, dal Canada alla Colombia. C’era perfino Taiwan, dove i cattolici sono meno dell’1% della popolazione. La tipologia è molto varia: si va dai ragazzi che avevano appena fatto la maturità fino ad un uomo di 84 anni, del Nord Italia, passando attraverso studenti universitari, casalinghe, disoccupati, professionisti. E poi religiosi, seminaristi, suore. Ci sono state coppie che volevano fare questa esperienza insieme, e magari sono rimaste in parte deluse perché i pellegrini erano alloggiati in una caserma, dove si dormiva in camerate separate e ci voleva parecchio spirito di adattamento. La maggior parte dei volontari si è fermata per una settimana, ma alcuni si sono fermati due o anche tre settimane: gli studenti hanno sfruttato il tempo libero estivo e anche disoccupati e casalinghe non si sono risparmiati. Ci sono inoltre anche stati dei freelance che gestivano il loro tempo senza abbandonare del tutto il lavoro.

Che cosa fanno i volontari per il Giubileo

Il Giubileo prevede che, prima di attraversare la Porta Santa, si faccia un breve pellegrinaggio da Castel Sant’Angelo a San Pietro, lungo via della Conciliazione: un momento di spiritualità e concentrazione per prepararsi al passaggio della porta. I volontari sono disseminati lungo il percorso per aiutare i pellegrini (mentre in occasione dei grandi eventi si occupano dell’accoglienza e dell’assistenza nella piazza o nella basilica).

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Piazza San Pietro, Città del Vaticano. Immagine Nickel Chromo

La zona è trafficata e in certe ore caotica, piena di turisti, con gli ambulanti che interrompono la preghiera per vendere i loro souvenir. I volontari, oltre a fornire informazioni e a inserire i pellegrini nel percorso, si assicurano che il cammino si svolga in modo tranquillo. Solo in qualche caso eccezionale, ad esempio quando il pellegrino ha difficoltà di deambulazione, lo accompagnano.

In piazza San Pietro, invece, aiutano a districarsi con i controlli di sicurezza, indicano il percorso per la Porta Santa e così via. In una giornata tipo sono attivi 100-110 volontari, divisi in due turni e dislocati, oltre che a San Pietro, nelle altre tre basiliche papali – San Giovanni in Laterano, Santa Maria Maggiore e San Paolo fuori le mura – e alla basilica di San Giovanni dei Fiorentini. Queste sono chiese giubilari, dove recarsi in pellegrinaggio per ottenere l’indulgenza adempiendo alle condizioni previste. Tutti i volontari sono riconoscibili perchè indossano una casacca con i colori papali e dal pass fornito dall’organizzazione durante l’intero turno di servizio.

Quali motivazioni

C’è il ragazzo che ha dedicato questo tempo alla madre che è morta. Il giovane disabile che ha sperimentato la bellezza di essere utili agli altri, lui che ha sempre avuto bisogno di aiuto. Molti vogliono semplicemente fare un’esperienza di fede: cercano un incontro con Dio attraverso l’incontro con gli altri. Altri che apprezzano la possibilità di incontrare tante persone che vengono da lontano, oltre che di aiutare chi ha bisogno. Per tutti, in comune, c’è il desiderio di ritrovare, attraverso gli altri, i valori legati alla fede. La gratuità dell’impegno è un elemento fondamentale, che fa di questa esperienza un’occasione per rimettere in ordine le priorità della vita, liberandole dalla ricerca del tornaconto personale e dalla frenesia quotidiana, che impedisce di riconoscerle. Qui si incontra e si vede di tutto, compreso il disabile in carrozzina che vuol fare comunque il suo pellegrinaggio, l’anziano che ringrazia per un aiuto piccolissimo, quello che per poter venire si è accollato grandi fatiche. Per i sacerdoti e per le suore è un’occasione per fare un servizio alla Chiesa cui appartengono, ma anche per dare una testimonianza evangelizzatrice.
Per chi è straniero è l’occasione per venire a Roma, nel cuore della Chiesa. La donna arrivata da Taiwan ha scoperto il gusto di praticare la propria fede apertamente e circondata da persone che la condividono. Essere nel cuore del cattolicesimo: prima ancora che una scelta razionale, è un’emozione che non può vivere nel suo Paese. Peraltro parlava mandarino e, quindi, ha fornito servizi preziosi e si è sentita utile.

Le associazioni in campo

Se è vero che qualcuno è arrivato in gruppo, è altrettanto vero che i volontari per il Giubileo si sono proposti per lo più singolarmente, spinti da motivazioni personali.
Questo però non significa che non appartengano ad associazioni, movimenti o aggregazioni laicali: questa esperienza si colloca dentro percorsi individuali che non escludono la dimensione comunitaria. Le associazioni, peraltro, hanno fornito il loro contributo alla buona riuscita del Giubileo in molti modi: alcune con un supporto costante (soprattutto Misericordie e Unitalsi), altre in occasioni dei grandi eventi (dove venivano mobilitate anche quelle di protezione civile) o di quelli collaterali.

In copertina i volontari del Giubileo del 2000. Foto di Paolo C.

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