
VOLONTARIATO. CSV LAZIO GUARDA AL FUTURO
Hanno voglia di impegnarsi, per crescere, per il territorio, perchè consapevoli del proprio ruolo civico. I primi risultati di una ricerca sul progetto Vol.A in Rete, voluta da CSV Lazio e condotta da Roma Tre, presentata nell’Assemblea elettiva del 14 giugno. Insieme al nuovo Comitato Direttivo, CSV Lazio guarda al futuro
20 Giugno 2025
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Si è tenuta il 14 giugno l’assemblea elettiva di CSV Lazio. Con una grande adesione e partecipazione, è stata un’occasione importante per tirare le fila sul lavoro svolto e aprire lo sguardo sul futuro del CSV e del volontariato nel Lazio. Anche a partire dalla ricerca voluta dal Centro di Servizio e condotta dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre tra i volontari e gli operatori in servizio civile universale coinvolti in Vol.A in Rete – il progetto di accoglienza dei pellegrini nell’anno giubilare promosso dal Dipartimento Protezione Civile Roma Capitale e dal Dipartimento Politiche sociali e Salute presso Assessorato Politiche sociali e Salute di Roma Capitale e attuato da CSV Lazio con Forum Terzo Settore Lazio – e presentata in una prima elaborazione dei dati.
Chi sono allora questi volontari? Perché scelgono di attivarsi nel progetto e per il Giubileo? Di quali richieste e attese, di quali rappresentazioni e letture della loro azione sono portatori? Ne emergono dati interessanti, che interrogano in modo trasversale e su più livelli.
Chi sono i volontari di Vol.A in Rete
Dalla ricerca emerge un identikit abbastanza definito: un’età media sui 45 anni; una distribuzione equilibrata, ma con una prevalenza al femminile; una preponderanza di cittadinanza italiana e un’istruzione più elevata della media nazionale, con competenze molto avanzate. Se, infatti, un quarto del campione è costituito da studenti e un quarto da pensionati, il resto è formato da persone che nel mondo del lavoro hanno acquisito profili di competenze e conoscenze che riverseranno sull’esperienza di volontariato. «Già questa prima lettura», il commento del professor Marco Catarci, Prorettore di Roma Tre che ha presentato i primi dati di un lavoro di ricerca che proseguirà per tutto il 2025, «solleva questioni – in alcuni casi provocazioni – che chiedono attenzione. Il volontario più giovane ha 17 anni, il più anziano 79. Quanto pesa tanta variazione d’età? Come i diversi gruppi vedono il volontariato? Danno uguali significati alla stessa attività? Le regole del gioco sono le medesime? Il 98% dei volontari sono cittadini italiani. Due settimane fa ho partecipato al convegno organizzato a Napoli dal Coordinamento delle Nuove Generazioni, ragazzi molto giovani che, da tutta Italia, si sono messi in rete e, là dove il problema è il mancato riconoscimento, stanno praticando la cittadinanza con l’attivismo civico e la partecipazione politica. Quei ragazzi, i nuovi italiani privi della cittadinanza italiana, sono un milione e potrebbero forse essere un bacino di volontari».
Tra le motivazioni ad impegnarsi per il Giubileo la dimensione spirituale ha poco peso, rileva piuttosto la spinta ad attivarsi sul territorio, accanto alla crescita personale e alla volontà di aiutare il prossimo.

Catarci: «I volontari sono i nuovi intellettuali trasformativi»
Una sezione del questionario aveva a che fare con la sensibilità rispetto alle questioni politiche e sociali, ha spiegato il Prorettore di Roma Tre, ricordando il volume “La cultura degli italiani” (Editori Laterza, 2010), in cui Tullio De Mauro scrive come gli italiani non abbiano una grande sensibilità e grandi competenze per analizzare criticamente quello che accade intorno a loro, e Henry Giroux, allievo di Paulo Freire, quando parla di intellettuale trasformativo, di intellettuale, cioè, che lavora per trasformare e cambiare la società. «In questo senso il volontariato va in controtendenza, è il luogo in cui la partecipazione e la sensibilità alla dimensione sociale e politica sono molto forti».
Come lo stesso Catarci ha sottolineato, «abbiamo la necessità di riscoprire che il volontariato è questo nel nostro Paese e che ha una responsabilità in questo senso. Forse i volontari sono i nuovi intellettuali trasformativi, dobbiamo riappropriarci di questo ruolo. Secondo i primi dati solo un 2% del campione si dice non interessato alla dimensione sociale e politica. C’è allora una consapevolezza del proprio ruolo civico». Altrettanto rilevante che il volontariato emerga come strumento di acquisizione di conoscenza: «L’attivismo è un modo per acquisire conoscenza sui problemi sociali, il tema è: come riconosciamo questa conoscenza?»
Coinvolgere i giovani con una prima esperienza
Secondo la ricerca tre quarti dei volontari impegnati in Vol.A in Rete hanno già fatto volontariato. Sono volontari che tornano ad impegnarsi attraverso un’esperienza precedente. Un dato, afferma Catarci, che, se denota un bacino di reclutamento in cui si fa più fatica a coinvolgere i nuovi, ci interroga: come far esprimere una domanda di volontariato a chi questa esperienza non l’ha fatta? «Il bisogno di volontariato, in natura, non esiste. Come far fare allora questa prima esperienza ai giovani? Per i volontari per il Giubileo il volontariato è essenzialmente crescita personale, mettersi alla prova, acquisizione di responsabilità, consapevolezza delle competenze acquisite, in coda è possibilità di integrazione. C’è quindi una dimensione esistenziale ed una collettiva, che per i giovani viene data per scontata, ma che per loro non lo è affatto».
Quanto siamo disposti a cedere potere
Le esperienze precedenti sono pluridimensionali e multi appartenenti. Se in media gli anni di esperienza nel volontariato sono 11, anche in questo caso la variabilità è molto ampia. «Nei focus group», torna a sottolineare Catarci, «i ragazzi dicono “sì, chiedono la nostra opinione, che viene rispettata, ma poi le cose vanno comunque in una certa direzione”. Quanto allora siamo disposti a cedere un po’ di potere per favorire il cambiamento? L’ascolto c’è e viene percepito, ma cosa accade nel momento delle decisioni politico-strategiche? Quanto i giovani riescono ad arrivare a quel livello?»
Mettersi d’accordo sulle regole comuni
Tutti i partecipanti, giovani, adulti e senior, hanno in comune il fatto di intendere quella nel volontariato come un’esperienza di crescita personale. Ma dai dati emerge come per i giovani il volontariato sia spesso dimensione collettiva, relazione che spezza il circuito della marginalità e quindi possa essere anche passatempo, benessere che viene dallo stare con gli altri, ha evidenziato Catarci. «Per i giovani il volontariato è spesso fine dell’isolamento, ma dire a un volontario senior, magari ad un presidente di un’associazione, che viene dall’obiezione di coscienza e da anni di militanza, che il volontariato può essere un passatempo o che il servizio civile universale è la prima esperienza di lavoro, può suonare quasi come una bestemmia. E invece i giovani la vedono così. Ecco, il volontariato, lo stesso spazio che viviamo, ha interpretazioni molto differenti. Il problema è che dobbiamo metterci d’accordo sulle regole comuni, se vogliamo coinvolgere i giovani».
CSV Lazio. Le sfide future, per parole chiave
Costruzione di comunità competenti, coinvolgimento e fidelizzazione dei volontari, cessione di una parte di potere ai giovani, digitalizzazione, formazione e sviluppo delle competenze, collaborazione con le reti territoriali sono allora alcune delle parole chiave emerse nell’assemblea di CSV Lazio che guardano al futuro del volontariato nella nostra regione. Un futuro complesso e articolato, ha sottolineato la Presidente Cristina De Luca. «Siamo di fronte a cambiamenti che hanno subito un’accelerazione importante. La crisi del volontariato, il ricambio generazionale, l’appesantimento burocratico, i nuovi modelli di impegno, le opportunità e i limiti dalle nuove scoperte: il volontariato è chiamato, forse ancor più di ieri, a farsi interprete di questi mutamenti e a provare a dare delle risposte». Ci sono parole, ha ricordato, che sono importanti: «la presenza, una presenza forte, di relazione e azione, che vuole essere anche cambiamento; la capacità di apertura e di rete; il coraggio della sperimentazione e delle connessioni; la promozione di un volontariato più accessibile e interessante per i giovani. Crediamo che queste siano le parole del futuro, parte delle parole del futuro». Abbiamo bisogno, ha insistito De Luca, di essere sempre di più sistema: solo in questo modo «siamo capaci di cambiamento. Continuiamo a credere nella forza della collaborazione e della reciprocità nella relazione tra le persone, nel desiderio di costruire comunità solidali, riconoscendo la ricchezza delle diversità. L’impegno volontario è ancora l’impegno che può trasformare la società. Lo può oggi più di ieri, lo deve oggi più di ieri».
Dall’Assemblea, grandemente partecipata, sono stati votati, per il Collegio dei Sindaci Demetrio D’Antimo, Massimo Iacobacci e Francesco Maietta; per il Collegio dei Garanti, Mauro Marinelli, Pietro Messina e Giulio Ernesto Russo.
Al nuovo Comitato Direttivo CSV Lazio sono stati eletti: Paola Capoleva; Raffaele Castaldo; Andreina Ciogli; Cristina De Luca; Eleonora Di Maggio; Mario German De Luca; Anita Maria Rosaria Maddaluna; Carla Messano; Maria Lorena Micheli; Luca Montanari; Marco Piacentini; Lorenzo Rossi Doria; Vito Scalisi; Beatrice Tabacco; Claudio Tosi.
Il nuovo Comitato Direttivo di CSV Lazio si riunirà per l’elezione del nuovo presidente. Al Comitato Direttivo e ai membri del Collegio dei Sindaci e del Collegio dei Garanti auguriamo buon lavoro.
