CHI SONO I VERI EROI? CE LO RACCONTANO I BAMBINI DI CENTOCELLE

Genitori, infermieri, migranti... Gli alunni dell’Istituto Comprensivo di Via dei Sesami, a Roma, hanno scritto un libro sugli eroi di tutti i giorni

«I miei eroi sono sognatori, uomini e donne che hanno cercato di rendere il mondo un posto migliore rispetto a quando lo hanno trovato, sia nelle piccole cose che nelle grandi. Alcuni ci sono riusciti, altri hanno fallito, la maggior parte ha avuto risultati contrastanti…ma è lo sforzo che è eroico, per come la vedo io. Vincere o perdere, ammiro quelli che combattono la loro giusta battaglia». Le parole di George R.R. Martin aprono un libro molto particolare. Si chiama “Dal mondo della fantasia alla realtà: chi sono i veri eroi?” e a scriverlo sono stati i bambini dell’Istituto Comprensivo di Via dei Sesami a Centocelle (Roma).

veri eroi
La copertina del libro scritto dagli alunni dell’I.C. di Via dei Sesami, a Roma

Da qualche anno la scuola pubblica infatti dei libri scritti dagli studenti (“Il mio compagno di scuola non è uno straniero” e “Io, me, mio… nostro”, che ha ricevuto l’apprezzamento con lettera personale del Presidente Mattarella, sono stati i primi due). “Dal mondo della fantasia alla realtà: chi sono i veri eroi?” è stato pensato e realizzato in gran parte prima dell’emergenza Covid-19, ma arriva in un momento in cui abbiamo tutti capito l’importanza degli eroi di tutti i giorni. Quelli dell’IC. Di Via dei Sesami sono libri autofinanziati e stampati in 6-700 copie, che si possono trovare a scuola, alle feste di autunno e primavera.

Ne abbiamo parlato con Sandro Alquati, vicepreside della scuola, ora in pensione, che sta continuando a lavorare al progetto dei libri. «C’è un denominatore comune in tutti i libri, compreso il prossimo, che si chiamerà “Il futuro è nostro e io lo voglio così”», spiega. «È il mettere i ragazzi di fronte ad argomenti che coinvolgano il sé e il noi. Io sono io, ma sono anche un membro della collettività. Vogliamo mettere i ragazzi di fronte a una riflessione sul loro io, metterli di fronte a un impegno: io oggi ho scritto questo. E perché è importante farlo oggi e non domani? Perché domani sei già grande, già sei stato cambiato, già sei stato rovinato».  Questa «è una riflessione che era già alla base del primo libro, “Il mio compagno di scuola non è uno straniero”: perché da piccoli sono così e quando crescono cambiano idea, diventano razzisti? C’è un’etica malata che trasforma gli individui, li contamina nella loro esistenza. Il ragazzo, invece, è ancora fresco».

“Dal mondo della fantasia alla realtà: chi sono i veri eroi?” parte dallo stesso discorso. «Chi sono io? Sono una persona normale, una mattina mi sveglio, piazza Tien An Men sta sotto scacco, ho la borsa della spesa in mano, vado lì e dico: fermatevi! », spiega Alquati. «I suggerimenti che abbiamo dato ai ragazzi sono storie di persone comuni, normali, né particolarmente intelligenti, né particolarmente dotate, che però si distinguono dagli altri che vivono di menefreghismo. Persone che a un certo punto hanno detto: così non possono andare avanti. Cos’hanno dentro, cos’è che li spinge a fare questo? Probabilmente è la consapevolezza che c’è una collettività. Qualcosa che ci accomuna, che dobbiamo preservare. E se arriva il momento, io dico basta: non voglio più pagare il pizzo, assistere al vilipendio, vedere che le ragazzine devono subire mortificazioni».

Gli eroi, persone comuni

«Il mio eroe è mamma perché mi salva dai miei fratelli». «La mia mamma è il mio eroe perché quando sono stata in ospedale è sempre stata con me». «Il mio eroe è mamma, perché mi abbraccia e mi dà tanti baci». «Il mio eroe è il babbo, perché quando mi arrabbio mi tranquillizza». Per i bambini più piccoli gli eroi sono i loro genitori, capiscono l’importanza del loro lavoro, delle cure, ma anche quelle di un semplice abbraccio. Ma sono anche i medici, gli infermieri, i pompieri, i poliziotti, tutti quelli che fanno un lavoro di pubblica utilità. «Per me l’eroe è un infermiere, che oltre che dare le medicine, può fare compagnia ad una persona, facendola ridere o scherzare; come l’infermiera che ha aiutato mia sorella».

Il libro scritto re anni fa

E poi c’è chi racconta la storia di un papà che è un migrante. «Questo è mio padre che salva in mare un bambino che non conosceva, lui è un eroe! » scrive Saif. Il tema delle migrazioni e degli stranieri è presente nel libro (anche attraverso la figura di Carola Rakete). «Questi ragazzi stanno insieme da quando sono nati, hanno fatto l’asilo insieme, abitano vicini, vanno a giocare insieme e magari si vedono anche nelle case», spiega Alquati. «Da qualche parte, nel primo libro, c’è il racconto di ragazzini che conoscevano la cucina di altri paesi perché andavano a mangiare a casa di amici. Si conoscono e i ragazzi sanno che i genitori dei loro amici non hanno una vita semplice alle spalle. È qualcosa che sta nel cuore piuttosto che nella testa dei ragazzini».

Meglio di Robin Hood

I bambini più grandi, su input degli insegnanti, hanno invece raccontato storie di eroi in arrivo da tutto il mondo, storie di coetanei che hanno avuto coraggio, hanno sposato una causa, e oggi sono degli esempi. C’è Greta Thunberg, per la sua battaglia per l’ambiente, ed è la più nota. Ma c’è anche Iqbal Masih, bambino pakistano diventato un simbolo della lotta contro il lavoro minorile. «A un chilometro dalla nostra scuola c’è quella che si chiamava Iqbal Masih e ora è intitolata a Simonetta Salacone», racconta Alquati. «Molti ragazzi vengono da quella scuola. Iqbal era un loro coetaneo, morto a 12 anni, un eroe, uno di quelli a cui un ragazzino vuole assomigliare. È uno che lotta contro le ingiustizie, contro gli adulti, è meglio di Robin Hood».

Il libro scritto due anni fa

Scorrendo il libro, conosciamo anche le storie di Gregory Heffley, che si è ribellato al bullismo, e di Lizzie Velasquez, che si è opposta al body shaming. È importante che i ragazzi conoscano questi modelli, perché vuol dire anche prendere coscienza di problemi che potrebbero avere tutti i giorni. «A scuola abbiamo avuto episodi marginali di bullismo», racconta Alquati. «Ho dovuto aspettare fuori dal cancello della scuola, all’uscita, perché sapevo che delle ragazzine erano state minacciate su Facebook. Una volta ho dovuto fermare l’autobus: erano salite due ragazzine per picchiarne un’altra. Due ragazze, Flavia Rizzo e Ilaria Bidini, hanno scritto la testimonianza di quello che avevano vissuto anni fa alla fine del libro».

Quel bisogno di umanità, di umanesimo

 Che idea si è fatto, allora, il professor Alquati, di questi ragazzi? «Questi ragazzi sono così perché è così l’uomo», riflette. «È l’ambiente, lo spirito del tempo, anche in senso negativo, che ti cambia. Su questo dovrebbe essere fatto il grande lavoro della scuola. E invece spesso l’umano, e l’umanesimo, è qualcosa che si sta perdendo. Dovrebbe essere una presenza costante nella scuola. Così salvi l’Uomo con la U maiuscola. Altrimenti diventi preda facile di interessi di altro tipo che se ne fregano di chi sei, perché gli servi in quanto braccia o in quanto mente».

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