I PROGETTI DI SALVAMAMME PER AIUTARE IN SICUREZZA

Due progetti, “Famiglie in emergenza” e “Sicurezza con amore”, per creare un ponte tra l'emergenza e la ripartenza di nuclei familiari in difficoltà

Più di ottomila persone assistite, 50 richieste di aiuto al giorno e un aumento dei casi di violenza in famiglia. Questo il primo bilancio del lockdown dell’associazione Salvamamme che nei giorni scorsi ha lanciato due progetti, “Famiglie in emergenza” e “Sicurezza con amore”, che hanno l’obiettivo di creare un ponte tra la situazione di emergenza e la ripartenza di nuclei familiari in difficoltà.

Il primo prevede che, oltre alla distribuzione di generi di prima necessità, compresi prodotti per l’igiene e per l’infanzia, vengano reimmessi fondi nell’ambito della comunità regionale, secondo il principio dell’economia circolare. I prodotti distribuiti saranno infatti acquistati da filiere regionali, grazie ad un accordo con Arsial (Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio), e da filiere nazionali presenti nelle grandi distribuzioni.

 

salvamammeIl secondo progetto di Salvamamme è un servizio mobile di distribuzione degli aiuti con “infection control”: «È un artigianale fortino “anti-Covid», spiega Katia Pacelli, psicologa e direttore generale di Salvamamme, «dove servire in sicurezza le nostre famiglie». L’iniziativa, finanziata dalla Regione Lazio con 200mila euro, durerà vari mesi e raggiungerà circa mille utenti. Un aiuto valutabile in circa duecento euro a persona e che toccherà tutti i capoluoghi di regione.

L’emergenza non è finita, quindi?
«No, sono molte le famiglie in difficoltà sia economiche che sanitarie. Il progetto “Sicurezza con amore” ha come obiettivo il sostegno di circa mille persone. Questo “fortino” ci permetterà di allargare la platea di persone che potremo aiutare, perché tutto viene fatto in sicurezza. Attualmente ci stiamo orientando verso 30 famiglie al giorno che vengono a prendersi gli aiuti, anche se stiamo continuando a portare gli aiuti a domicilio, anche se ridotti, alle famiglie costrette in casa per malattie e per la quarantena».

 

salvamammeSono state molte le richieste di aiuto durante il lockdown?
«In realtà abbiamo iniziato un po’ prima della chiusura, per evitare che le famiglie utilizzassero i mezzi pubblici rischiando di ammalarsi. In media abbiamo avuto 50 richieste al giorno e sono state circa 8.000 le persone che abbiamo assistito con cibo, generi di prima necessità e anche aiuto psicologico. È stata molto importante la rete che si è creata con l’Associazione Rugby Polizia di Stato, l’Associazione Angeli in moto e i tassisti del 6645. Da soli non avremo potuto farcela.

Vi siete occupati, però, anche di aiuti psicologici e di casi di violenza.
«Purtroppo sì, anche se è stato molto più complicato. Abbiamo cercato di gestire anche l’emergenza che si è creata là dove c’erano dei piccoli in casa, realizzando dei video che abbiamo inviato alle famiglie, oltre ad aver dato la disponibilità per colloqui a distanza (ci sono anche bambini con difficoltà importanti). L’emergenza sanitaria, in realtà, si è portata dietro un mondo di altre difficoltà e le tensioni sono esplose. E sono state tante le persone che si sono ritrovate da sole e in difficoltà: neomamme senza una rete di supporto, anziani senza figli o nuclei familiari con persone disabili o malate. Questa distribuzione di beni e di aiuti psicologici ha permesso a tanti di vedere un raggio di sole in questi momenti di buio».

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