IL CORONAVIRUS NON FERMA IL VOLONTARIATO. COSÌ A RIETI…

Il volontariato non si ferma a Rieti, tra distribuzione dei pasti, assistenza ai malati oncologici e aiuto ai minori stranieri non accompagnati

Il volontariato non si ferma. Oggi che l’Italia è chiusa, c’è una parte degli italiani che non si ferma. Se tutta una serie di attività, che hanno a che fare con la socializzazione, sono state annullate, ci sono una serie di servizi fondamentali per chi è più fragile che non si possono fermare. Le associazioni di volontariato continuano il loro lavoro, a volte modificandolo per restare nelle norme di sicurezza, a volte eliminandone alcuni aspetti. La maggior parte delle associazioni hanno molti volontari over 65, e quindi più a rischio contagio Coronavirus, e spesso, per l’incolumità degli stessi volontari, si trovano costrette a sospendere alcuni servizi.

Da qualche giorno su Reti Solidali abbiamo iniziato a raccontarvi il volontariato al tempo del Covid 19. Dopo avervi parlato di Roma il nostro viaggio continua a Rieti, dove abbiamo parlato con alcune associazioni che non si sono fermate.

 

Per i poveri

Una di queste è Il Guazzabuglio, organizzazione di volontariato capofila della Porta Sociale del Comune di Rieti, che sta rispondendo all’emergenza Coronavirus in diversi modi. Da un lato si è vista costretta a sospendere i laboratori potenziati sperimentali del progetto Disagricola, a supporto delle famiglie con fragilità aggiuntive, come la disabilità. Dall’altro lato ha continuato in maniera più energica il suo operato dedicato ai nuclei in forte disagio socioeconomico del territorio reatino.

«Il Guazzabuglio è un’Odv operativa su tanti fronti» spiega la presidente Nanina Colore. «Ci siamo specializzati nella povertà, siamo diventati capofila di dieci associazioni della distribuzione alimentare a supporto dei nuclei disagiati e fragili, e abbiamo dato vita Porta Sociale, un progetto che nasce dal Guazzabuglio ed è stato sposato dal Comune di Rieti, dall’Assessorato ai Sevizi Sociali. La Porta Sociale ha un ruolo fondamentale: riesce a recepire le chiamate e le emergenze di nuclei in forte disagio alimentare, che non riescono a garantirsi nemmeno un pasto decente, e interviene in maniera tempestiva, immediata e anonima. La peculiarità del Guazzabuglio è proprio l’anonimato: noi teniamo a tutelare la dignità della persona fragile. Portiamo il pacco della spesa con macchine anonime, con persone normali, per cui chi arriva potrebbe essere un corriere o un amico».

In momenti come questo il lavoro de Il Guazzabuglio e della Porta Sociale è fondamentale, e non può fermarsi, visto che, come ci spiega la presidente, le chiamate sono copiose, quasi raddoppiate. «Noi ci siamo adeguati a una serie di misure di contenimento più stringenti», spiega Nanina Colore. «Ci siamo dotati di una serie di dispositivi, come gel battericidi e guanti in lattice. E lavoriamo sempre con macchine in singola, o al massimo con due persone, e manteniamo le distanze. Portiamo massimo tre o quattro pacchi per volta. I nostri accorgimenti, pur essendo mirati e attenti, sono sempre protesi a non abbandonare l’utente. C’è un grande rischio, ma noi ci mettiamo la faccia. Noi siamo come gli operatori sociosanitari e le forze dell’ordine: dobbiamo uscire».

Per i senza fissa dimora

Non si può fermare nemmeno chi assicura i pasti ai senza fissa dimora. La Mensa Santa Chiara ha diminuito i volontari, lasciando a casa gli over 65, e mantiene il servizio mensa ai senza fissa dimora con altre modalità, in rispetto alle norme di contenimento del Covid 19. «Abbiamo ridotto il numero dei volontari per rispettare le distanze di sicurezza durante il servizio», spiega la presidente Stefania Marinetti. «Stiamo distribuendo panini e pasta, da portar via in dei sacchetti. Abbiamo visto che due volontari sono sufficienti in cucina. Distribuiamo i pasti verso l’esterno, mettendo dei tavoli a barriera, che creano quel metro e mezzo di distanza tra noi e gli ospiti che passano e prendono i sacchetti. E ci preoccupiamo di far mantenere anche a loro le distanze».

«Molti di loro sono senza fissa dimora» riflette Stefania Marinetti. «Alcuni non parlano la lingua italiana e non c’è informazione per le categorie più fragili. E quindi non sono tutti al corrente della situazione. Dobbiamo comportarci con responsabilità, anche per la loro sicurezza: sono anche più fragili, più cagionevoli a livello di difese immunitarie».

Un altro servizio è quello dei pasti a domicilio. «Stiamo facendo rete con l’Assessorato alle Politiche Sociali per la distribuzione di pasti alle famiglie indigenti, alle persone anziane e ammalate», spiega la presidente. «Per quanto riguarda le precauzioni, le mascherine non sono reperibili e sto muovendo mari e monti per averle. Ma lasciamo i pacchi fuori dalla porta e l’utente il ritira quando andiamo via». A proposito dei senza fissa dimora, uno dei problemi all’ordine del giorno è anche, nel momento in cui la prescrizione è quella di stare a casa, trovare un posto sicuro per chi la casa non ce l’ha. «Il Comune di Rieti ha avviato Riparo dal freddo, un progetto invernale» spiega Stefania Marinetti. «C’è un appartamento con 10 posti letto per l’emergenza freddo. Ma arrivano molte persone, ci sono persone di passaggio senza fissa dimora a cui non è facile dare un riparo».

giorgio e silviaPer i pazienti oncologici

L’Alcli Giorgio e Silvia si occupa di malati oncologici. Ha deciso di mantenere aperta la casa di accoglienza, ma ha dovuto sospendere il trasporto ed altri servizi per la tutela dei volontari. «La casa di accoglienza non la possiamo chiudere, perché non chiudono i centri di radioterapia e di oncologia», spiega la presidente Santina Proietti. «Abbiamo appartamenti a disposizione del malato e del familiare che frequentano ogni mattina la radioterapia, e per fortuna che hanno questa casa vicino all’ospedale. La casa è aperta, gli appartamenti sono tutti occupati. Con tutte le precauzioni cerchiamo di continuare. Abbiamo chiuso l’accesso alla segreteria, tra segreteria e appartamenti, per isolare gli appartamenti: il paziente, uscendo dall’appartamento, può percorrere il corridoio e uscire».

Se la casa è aperta, ci sono altri servizi che purtroppo si sono dovuti fermare. «Ci sono delle difficoltà perché ci sono degli ospiti che non sono muniti di macchine proprie, e noi abbiamo dovuto sospendere il nostro servizio di trasporto: adesso ci serviamo, con un costo che sostiene l’associazione, del servizio dell’Associazione Misericordia», continua. «I nostri mezzi sono sanificati, il volontario ha sempre usato le mascherine, ma è rischioso che il volontario si metta su un mezzo e vada a prendere il malato a casa. Così abbiamo sospeso il servizio e lo abbiamo sostituito con un mezzo di trasporto che paghiamo, ma è protetto, è sicuro e ha tutte le precauzioni».

È il problema di cui parlavamo all’inizio: l’età dei volontari di tante associazioni, che li rende persone a rischio. «Il problema della maggior parte delle associazioni di volontariato è quello di avere in sevizio molti over 65», conferma Santina Proietti «Oltre ai ragazzi di servizio civile, che è sospeso fino al 3 aprile. Ci sono altri ragazzi che frequentano l’associazione, ma sono pochissimi. Tutta la nostra attività si basa sul volontariato. E chi può farlo più di tutti il volontariato? È l’over 65. Questo ci ha indotto a sospendere alcuni servizi: ci sono delle direttive e su queste non si discute».

Per questo motivo è stato sospeso anche il servizio di accoglienza in ospedale, dove c’era uno sportello per i malati oncologici. «Il nostro lavoro è cambiato molto: ci siamo adeguati a tutte le misure per tutelare noi e persone in contatto con noi», riflette la presidente. «È vero che ci sono emergenze in cui il malato deve andare in ospedale, deve fare la chemioterapia, la radioterapia, non si può sospendere il nostro impegno».

 

I giovani volontari europei

ARCI Rieti ha scritto in questi giorni al CSV Lazio, per mettere a disposizione le proprie volontarie del Progetto di Volontariato europeo, che sono rimaste a Rieti e che stanno continuando a dimostrare la loro solidarietà, a sostegno delle associazioni operative. «Ho mandato una mail nel caso ci fosse bisogno di un supporto di qualsiasi tipo, che può essere portare la spesa a chi non può muoversi» ci ha spiegato Noemi Fiorillo, Responsabile progetto CES (Corpo Europeo di Solidarietà, Arci Rieti) e Insegnante di italiano L2 per lo sprar minori Arci Rieti. «Le nostre volontarie sono disponibili: ovviamente dobbiamo essere sicure che vengano prese tutte precauzioni necessarie».

Nel frattempo, i volontari, che sono impegnati in tutta una serie di attività di supporto ai minori stranieri non accompagnati e in progetti associativi e di aggregazione, hanno dovuto sospendere le attività. Ma stanno lavorando per ovviare a tutto questo. «Stiamo partendo con un progetto di comunità on line, Diari della quarantena, attraverso il quale le nostre volontarie vogliono entrare in contatto con altri giovani, con cui scambiare idee e pensieri, per raccontare il vissuto della situazione, passare il tempo a casa nel miglior modo possibile», spiega Noemi Fiorillo. «Le nostre volontarie, sempre a distanza, continueranno a contattare i nostri minori stranieri, che vivono in strutture e devono rimanere a casa, manderanno dei video dimostrativi delle misure da adottare e video che possano intrattenerli».

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