LUCIANO, IL VOLONTARIATO, LA MUSICA: “MAI NEGARSI AGLI ALTRI”

«Di fare volontariato non ne posso fare a meno, sono nato a nuova vita»: così il volontariato diventa multitasking

Una vita da volontario, quella di Luciano Pollice, 64 anni, nato a Napoli ma residente a Roma da 36 anni. Da queste due città, racconta, ha inizio la sua apertura verso l’altro, la voglia di aiutare, di accogliere, di condividere, che lo accompagna tutti i giorni. «Napoli e Roma sono città entrambe aperte al mondo, anche se in modo diverso: multietniche, multireligiose, multilingue. Una è un porto di mare, l’altra capitale del mondo; nella loro storia hanno conosciuto tutte le culture e hanno spesso imposto la loro. Città dove l’accoglienza, in particolare a Napoli, è nel Dna di ogni singola persona e la generosità è riscontrabile soprattutto negli strati sociali più umili. A Roma mi sono sposato ed ho avuto due figli. La famiglia e il lavoro mi hanno impegnato tantissimo. Poi, per miracolo e quasi in sordina, sono “nato a nuova vita” con il volontariato.»

 

vita da volontarioQuando è iniziata la tua vita da volontario?
«Se proprio devo pensare ad un inizio, risale a 12 anni fa. Ma allora ero inconsapevole. La maturazione delle scelte di vita è stata graduale, si è sviluppata a mano a mano che conoscevo nuovi mondi e nuove esigenze. Potrei dire che è stato il caso a farmi iniziare, ma in realtà nulla succede per caso: c’è sempre un disegno. Nel 2007, con i figli ormai grandi e proiettati alla loro indipendenza, ho scoperto che la musica non può mancare nella vita. Sono entrato a cantare in un coro e sono diventato consigliere dell’associazione Figli Inabili Banca d’Italia (AFIBI) onlus. Ciò mi ha consentito di avvicinarmi a due attività, che sono ormai diventate il mio lavoro, dopo che tre anni fa sono andato in pensione. Adesso lavoro molto di più e scelgo quello che voglio fare con grandissima soddisfazione. Piano piano accanto ad Afibi si sono inserite altre associazioni sia di livello nazionale (quali l’AISM, l’AIRC, l’AIL e l’UICI), sia a livello locale, in particolare associazioni di genitori che si occupano della disabilità dei loro figli: solo per citarne alcune, Amici di Elsa, L’emozione non ha voce, Divento grande. Ma poiché ci sono tanti fini meritevoli di essere ricordati, ho stretto legami anche con i Ladri di carrozzelle, Casa Ronald Mac Donald, La comunità di Sant’Egidio. Il tempo non basta mai per fare tutto, ma alcune manifestazioni come “Race for the cure” di Komen Italia o “Swim&Move”, manifestazione di sport e solidarietà della Sezione di Roma di AISM, sono sempre da seguire. Tenuto conto che lo sport è fondamentale per tutte le persone e ancora di più per quelle con patologie come la sclerosi multipla, è stata organizzata una giornata dedicata agli sport per tutti i gusti e per tutte le età, a cui le persone possono avvicinarsi anche con la famiglia e i bambini. Nel frattempo, sono entrato a far parte di altri due cori. La mia vita da volontario mi insegna che non bisogna mai negarsi a nessuno e che gli intrecci della vita sono così imperscrutabili, da farti scoprire sinergie impensabili tra associazioni, tra persone, tra musica e volontariato.»

Essere un volontario cosa ti dà?
 «Spiegarlo è facile e difficile al tempo stesso. Faccio volontariato, perché ricevo più di quello che do, mi piace aiutare le persone e stare in mezzo a loro, soprattutto con i giovani che mi fanno sentire vivo. Inoltre, perché lascio un esempio e do un messaggio ai miei figli, a tutta la mia famiglia e ai miei amici.

Non ne posso fare a meno, mi dà una gratificazione enorme, anche perché nel frattempo ho cominciato anche a fare attività diverse dalla raccolta fondi. Così, un giorno a settimana è dedicato al Centro Sociale di Roma di AISM, dove persone con sclerosi multipla, che spesso trascorrono la vita in casa, si ritrovano a passare la giornata insieme, parlando, giocando, mangiando, insomma socializzando. Poi si organizzano gite, visite ai musei, e attività…»

Oltre al volontariato, c’è la musica…
 «In realtà spesso non c’è una divisione spaziale e temporale tra hobby e volontariato, perché mentre faccio volontariato mi occupo di musica e viceversa. La musica è un linguaggio universale, così come fare del bene: unisce e affratella più di tante parole. Credo che il divertimento sia la molla per restare sempre vivi, anche con l’avanzare dell’età, e io cerco sempre di divertirmi e di stare con belle persone.»

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