MAFIA E INFORMAZIONE, 187 I GIORNALISTI MINACCIATI IN ITALIA

Ossigeno per l'informazione ha presentato il report su mafia e informazione. Prossimi obiettivi uno sportello unico e un osservatorio nazionale

Nella conferenza stampa del 3 Maggio scorso alla Camera dei Deputati, l’osservatorio Ossigeno per l’Informazione, istituito da Federazione nazionale della stampa  e Ordine dei giornalisti sui cronisti minacciati e sulle notizie oscurate, ha presentato il report dal titolo L’antitesi Mafia e Informazione, promosso dalla Commissione Antimafia presieduta dall’onorevole Rosy Bindi. I relatori presenti sono stati l’onorevole Claudio Fava, socio onorario di Ossigeno, e il direttore responsabile dell’area notizie dell’associazione, il giornalista parlamentare Alberto Spampinato. La conferenza è stata uno degli appuntamenti previsti per celebrare il World Press Freedom Day svoltosi a Helsinki, mentre in Italia la manifestazione ha avuto luogo a Reggio Calabria.
La pubblicazione della ricerca eseguita da Ossigeno per l’informazione è stata introdotta in apertura di conferenza e, da subito, Fava ha notato che i contenuti potranno sembrare imbarazzanti ma rappresentano solo il reale status del giornalismo italiano.

Mafia e informazione
Dati Ossigeno per l’informazione

L’Italia è un luogo rischioso dove fare informazione, perché la mafia considera nemici giurati quei giornalisti che lavorano con la “schiena dritta”, immuni da condizionamenti. Quindi, il rapporto non fa altro che descrivere la patologia che affligge il bel paese: un male che colpisce chi fa informazione, sempre più oggetto di minacce fisiche, verbali, querele temerarie e tante altre nefandezze.
Oltre al testo del report, il lavoro più incisivo che Ossigeno vuole intavolare è con il Parlamento, al quale ha chiesto che si attivi per istituire il reato penale di ostacolo all’informazione per proteggere i diritti elencati nell’articolo 21 della Costituzione. Inoltre si chiede di creare uno sportello unico per segnalare le gravi violazioni alla libertà d’informazione a tutte le autorità competenti, e la costituzione di un Osservatorio nazionale del diritto d’informazione che sia a carico dello Stato e che operi in sinergia con le associazioni.
L’Italia è un paese malato e, come sappiamo, Reporters Sans Frontieres ci pone al 77° posto della classifica mondiale nel rispetto della libertà d’informazione. Nonostante per molti aspetti il posto che l’Italia occupa è meritato, Spampinato ha incalzato la discussione osservando che tanti altri paesi UE più alti di noi non raccontano tutta la verità sulla propria situazione interna inerente la libertà d’informazione: «è come andare a una visita medica senza spogliarsi dei nostri vestiti» la frase emblematica del direttore.
In conclusione è stato mostrato un pannello con tante foto e lo slogan: “Cercavano la verità, 28 nomi una sola storia, prodotto per ricordare i 28 giornalisti morti in questi anni mentre svolgevano con coraggio la loro professione di ricerca della verità. Nove sono i giornalisti uccisi dalla mafia, due dal terrorismo, mentre 17 sono caduti durante missioni di lavoro all’estero in zone di guerra. Il pannello e il libro sul report saranno consegnati a istituzioni e scuole per far sì che la verità sul giornalismo in Italia rimanga sempre in primo piano nell’agenda pubblica. Primo destinatario è stato il presidente dell’Ordine dei Giornalisti Enzo Iacopino. Fava conclude sottolineando che il pannello è rivolto soprattutto ai quei giornalisti che ancora fanno informazione con passione, perché non dimentichino il passato dei loro colleghi scomparsi e non smettano di svolgere il loro dovere. Perché quelle verità, anche se scomode,  vanno sempre svelate.

 

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