PIANO SOCIALE REGIONALE: ANCHE IL LAZIO CE L’AVRÀ

Un percorso di redazione partecipata porterà alla definizione della programma socio-assistenziale per i prossimo anni. Mancava dal '99.

L’ultimo Piano sociale regionale del Lazio risale al 1999. Da allora – mentre il mondo cambiava, lo Stato tagliava i fondi, la crisi cambiava gli stili di vita, i bisogni si moltiplicavano – le politiche sociali della Regione si sono costruite giorno per giorno, senza un quadro generale di riferimento che indicasse prospettive di lungo termine. Con il risultato che, ad esempio, il Lazio nel 2016 è una delle poche Regioni, forse l’unica, che non ha recepito in un’apposita legge la 328 (Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali), che è del 2000.

Piano sociale regionale
Rita Visini, assessore alle Politiche sociali della Regione Lazio

Questa mattina a Roma è stato presentato il progetto “Prendersi cura, un bene comune” che porterà alla definizione del piano sociale regionale 2016-2018. Si tratta di un “percorso di redazione partecipata” che prevede strumenti di comunicazione, incontri territoriali e  momenti di ascolto e dibattito con i soggetti istituzionali competenti, sindacati, terzo settore, volontariato e altri attori sociali, rappresentanti degli operatori e così via. L’obiettivo è arrivare a ottobre con la presentazione della proposta in Giunta.
«Negli anni passati si è accumulato un vuoto di programmazione, ma anche di analisi», ha spiegato Rita Visini, assessore alle Politiche sociali della Regione. Non a caso, per dotare il Piano di un impianto metodologico e scientifico adeguato, la Regione ha chiesto la consulenza dell’Università di Roma Tor Vergata.

Il momento giusto per il Piano sociale regionale

Secondo Visini, «il welfare non va ridotto, ma va cambiato e integrato», e in questi anni la Regione ha lavorato proprio in questa direzione, pur in assenza del Piano, puntando a tre obiettivi: la legge di riforma del welfare laziale, che si spera arrivi presto in dirittura d’arrivo; la difesa dei servizi essenziali e la lotta alla povertà e, terzo, la costruzione del Piano sociale di cui oggi è ufficialmente iniziato il percorso.

Piano sociale regionale
Il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti

Per il presidente Nicola Zingaretti si tratta di un lavoro cruciale, perché «siamo ai nastri di partenza di un percorso di partecipazione, nel quale crediamo perché qui non c’è solo un nuovo modello di welfare in ballo, ma anche di società». Resta comunque un punto fermo un’idea universalistica dei diritti, in base alla quale «non siamo d’accordo a sostituire i modelli di welfare universale con servizi di tipo caritatevole per i più poveri».
Anche il presidente ha fatto riferimento alla «storia che, come Regione, abbiamo alle spalle»: quando si è insediata la nuova giunta la Regione era «di fatto fallita», e il commissariamento della Sanità per un periodo così lungo «ha significato una negazione dei diritti». Ma ora, secondo Zingaretti, i conti tornano – almeno nel senso che sono sotto controllo – ed è iniziata la fase della ricostruzione. Per questo è i momento giusto per lavorare al Piano regolatore sociale, che garantisca cambiamento, adeguamento ai nuovi bisogni, ma anche un quadro di legalità entro cui muoversi.
Tra i temi prioritari del Piano ci sono il contrasto alla povertà, l’inclusione sociale delle persone fragili; famiglia e le nuove generazioni; gli anziani; i disabili. Il documento base è scaricabile qui.
L’auspicio di tutti è che si tratti davvero di un’occasione di partecipazione e di coprogettazione.

PIANO SOCIALE REGIONALE: ANCHE IL LAZIO CE L’AVRÀ

PIANO SOCIALE REGIONALE: ANCHE IL LAZIO CE L’AVRÀ