QUESTIONE CANNABIS. UN LIBRO RIAPRE IL DIBATTITO SULLA LEGALIZZAZIONE

Lo hanno pubblicato le edizioni Gruppo Abele ed è curato da Leopoldo Grosso. La presentazione ieri a Roma.

Quello sulla legalizzazione della cannabis è un dibattito “a fiammate”, per usare l’espressione di Claudio Cippitelli di Consorzio Parsec durante la presentazione del volume Questione Cannabis. Le ragioni della legalizzazione (ed. Gruppo Abele 2018) ieri a Roma.

 

Questione cannabis
Maurizio Coletti

LA TOLLERANZA DEI GENITORI. Si spera quindi, che questo libro possa contribuire a riaccendere un dibattito, che oggi può essere affrontato in termini meno ideologici di anni fa. Anche l’approccio delle famiglie è più sereno: secondo Maurizio Coletti, psicoterapeuta e presidente di Itaca -Associazione europea degli operatori professionali delle tossicodipendenze, i genitori sono disposti ad accettare che i figli occasionalmente fumino qualche canna, purché questo non vada a inficiare il rendimento scolastico e e non abbia complicazioni legali. «Gli adulti sono ormai preparati all’idea che la cannabis non è il demonio. Semmai si preoccupano quando si somma ad altri consumi, o si associano ad amicizie che ritengono pericolose o, appunto, a problemi scolastici». «Anche esponenti delle forze dell’ordine e della magistratura», ha aggiunto Coletti, «si chiedono che senso abbia continuare con le politiche repressive, cercando la cannabis nelle scuole, con interventi traumatici per i ragazzi».

Pesa però sul dibattito, secondo Coletti, la diffusione di «un’idea da contrastare, che viene dagli Stati uniti: l’idea cioé che l’addiction è una malattia primaria, cronica, recidiva, del cervello. Ma vent’anni id costose ricerche non hanno trovato risposta alle domande: perché la gente consuma? e perché continua a consumare?»

 

Questione cannabis
Riccardo De Facci

LA SCHIZOFRENIA EDUCATIVA. Anche secondo il vicepresidente del CNCA (Coordinamento Nazionale dell Comunità Teraputiche), Riccardo De Facci, il dibattito sulla questione cannabis dovrebbe tornare a fare i conti con la realtà.  Quasi un terzo degli studenti di età compresa tra i 15 e i 19 anni ha consumato cannabis almeno una volta, un quarto della popolazione europea ha provato almeno una droga, «ma di questo nessuno tiene conto. Abbiamo una legislazione moralista», ha detto, «che non tiene conto del fenomeno e di quello che succede veramente sui territori. Il risultato è che manca un piano di prevenzione nelle scuole, e che se un quattordicenne sceglie di consumare, noi non riusciamo a intercettarlo e rimane solo». Ragionare davvero sulla legalizzazione «ci farebbe uscire dalla schizofrenia educativa (il consumo è un fenomeno abituale, ma non sono previsti interventi) e permetterebbe di costruire prevenzione e responsabilità». La questione cannabis, infatti, «non va affrontato sul piano della cura, ma su quello del senso del consumo, cioè della ricerca del piacere.». È questo che bisogna imparare a gestire, perché, secondo Cippitelli, «è un problema di qualità della vita».

 

Questione cannabis
Grazia Zuffa

MODELLI DIVERSI. Anche secondo Grazia Zuffa, che in Questione Cannabis ha scritto il capitolo su “Le molte strade della legalizzazione”, l’eccessivo consumo non dipende dalle sostanze, ma dall’abitudine. E, anzi, una «rappresentazione allarmistica delle sostanze crea ansia e rende più difficile analizzare gli effetti e riconoscere se i segnali di malessere sono dovuti ad altro».

Anche se in Italia il dibattito langue, in altri Paesi del mondo le esperienze di legalizzazione (che non vuol dire liberalizzazione) si sono moltiplicate, per cui ora possiamo contare su esperienze consolidate e su sperimentazioni da cui possiamo imparare.  «Mentre fino a pochi anni fa il dibattito era polarizzato fra proibizionismo e liberalizzazione, oggi  abbiamo a disposizione un continuum di modelli di controllo e di legalizzazione», ha spiegato Zuffa. «Bisogna però superare l’approccio farmacocentrico (quali sono le caratteristiche farmacologiche delle sostanza?) per affrontare il vero problema, che è quello delle “culture del consumo”.» La domanda corretta, quindi è: come possiamo fare per favorire il più possibile le culture del consumo controllato? In fondo, è quello che succede con l’alcol: la maggior parte delle persone lo consuma in maniera controllata, senza diventare alcolista.

 

Questione cannabis
Leopoldo Grosso

DIFENDERE LA SALUTE. «La legalizzazione anche a scopo ricreativo, oltre che terapeutico», secondo il curatore del volume, Leopoldo Grosso,«è un modo per difendere meglio la salute». Le ricerche internazionali, secondo il presidente onorario del Gruppo Abele,  circoscrivono tre pericoli: la guida, soprattutto se la cannabis è associata ad alcol; il tumore al polmone, come il tabacco; i danni in età evolutiva, se il consumo è precoce e molto intensivo.  Grosso ha citato anche alcuni studi, secondo i quali l’approccio repressivo non fa diminuire il consumo, mentre in Olanda, dopo 40 anni di legalizzazione dell’uso ricreativo, il consumo non è aumentato, e anzi scende in età adolescenziale.

La regolamentazione fa emergere il consumo, con i conseguenti vantaggi. «Finiscono le sofferenze che la penalizzazione comporta; si ferma lo svilupparsi di una mentalità antiistituzionale nei consumatori; diminuisce il rischio che i più giovani finiscano nei circuiti della criminalità… Soprattutto, si creano i presupposti per interventi educativi efficaci».

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questione cannabis

Leopoldo Grosso (a cura)
Questione Cannabis. Le ragioni della legalizzazione
Ed. Gruppo Abele 2018
pp.160, € 14.00

 

 

 

 

 

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