REDANI: LE ONG LAVORINO INSIEME PER UN USO ETICO DELLE IMMAGINI

Prosegue la campagna "Anche le immagini uccidono", lanciata da Redani per salvaguardare le immagini di donne e bambini nelle campagne di fund Raising

L’associazione di promozione sociale Redani (Rete della Diaspora africana nera in Italia), ha organizzato presso la Sala dei 42 dell’Università Upter il convegno “Cambiare si può“, per sensibilizzare le associazioni sul corretto uso delle immagini nel fundraising, finalizzato all’abbattimento di pregiudizi e stereotipi. Tra gli obiettivi del workshop c’era infatti quello di creare uno spazio di confronto tra operatori, per discutere dei modi in cui  le donne e i bambini africani vengono rappresentati nelle campagne di raccolta fondi e condividere le esperienze in questo campo.

redaniLa discussione, moderata da Nino Santomartino, delegato per la comunicazione sociale Aoi (Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale), è un follow up della campagnaAnche le Immagini Uccidono” promossa da Redani lo scorso 20 novembre 2015. Sono intervenuti al panel la presidentessa dell’associazione Suzanne Mbiye Diku, il politico e scrittore Jean-Léonard Toudadi, il professore di diritto dell’informazione alla Luiss Pietro Falletta, il videomaker Joe Barba, la dottoranda in processi interculturali Federica Ruggiero, il presidente Upter Francesco Florenzano e, infine, il giornalista di Radio Vaticana Filomeno Lopes.
Ciò che è stato evidenziato negli interventi dei relatori è proprio il tema principale supportato dal titolo del workshop stesso. Cambiare si può, perché l’uso delle immagini è un elemento fondamentale nella comunicazione volta al fundraising. Per questo AOI e REDANI stanno coinvolgendo i principali stakeholder per metterli intorno ad un tavolo e discutere l’argomento: per ora anche le grandi associazioni di fundraising hanno risposto presente.

Il fund raising non è il  marketing

C’è molta aspettativa per questo incontro, poiché è forse la prima volta che tante realtà riescono a sedersi insieme. Santomartino sostiene che, per arrivare a mettere un punto sulla situazione dell’uso inappropriato delle immagini nelle campagne di raccolta fondi, bisogna prima scremare tutte le polemiche che hanno sempre diviso le varie associazioni. Solo così si potrà arrivare al punto nodale: ridare dignità ai protagonisti di quelle immagini, troppo spesso usate al limite della cosiddetta “pornografia del dolore”.
redaniIl panel non ha mancato di esprimere qualche polemica che forse era in seno all’incontro, poiché gli interventi di Touadi e Lopes sono stati oggetto di discussione tra gli stessi relatori. Il politico ha accusato il Ministero degli Esteri italiano di aver organizzato un un convegno dal nome Italia-Africa, in cui sono stati invitati ministri e imprenditori, ma che ha lasciato fuori le Ong e i principali stakeholder della diaspora africana. Secondo Touadi è stata un’occasione mancata per un dialogo che vada oltre il livello istituzionale o imprenditoriale. L’Africa deve entrare nella globalizzazione, cercando di scardinare i concetti africanisti di matrice europea e mantenere la propria identità senza scadere nel folklorismo culturale. Dal canto suo, Filomeno Lopes ha rivolto la sua attenzione alla stessa diaspora africana osservando che, se ancora oggi la parlamentare UE Cécile Kyenge è oggetto di battute a sfondo razziale, forse la stessa diaspora non ha fatto abbastanza per far sì che gli africani vengano rispettati in Italia.
Un’altra comunicazione è possibile, e tutti i relatori lo sostengono con forza. Lo fanno proprio perché si sta pericolosamente scivolando nell’omologazione tra i metodi delle campagne di fundraising e le strategie di marketing del mondo profit. Francesco Florenzano loda per questo le campagne video del freelance Joe Barba, proprio per la loro sensibilità, volta a generare empatia nei fruitori. Sensibilità che non impietosisce i donatori con le solite immagini di bambini denutriti con la mosca negli occhi.

Immagine di copertina  ‪Arising Africans

 

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