SANITÀ: I TAGLI AGLI SPRECHI TAGLIERANNO ANCHE I DIRITTI?

L'esperienza dice che le "razionalizzazioni" delle spese hanno sempre penalizzato gli utenti. Succederà anche questa volta?

Le ultime notizie che arrivano dal fronte della spending review sono tutt’altro che rassicuranti. Ieri il Senato ha approvato la fiducia chiesta dal Governo sul decreto legge sugli enti locali, che prevede tagli alla sanità, anche se la Ministra Lorenzin li definisce «misure per rendere il sistema più efficiente che porteranno dei risparmi».
Ho sempre sostenuto che stare male è un lusso:  nonostante che il diritto alle cure sia universale e costituzionalmente riconosciuto, che il Servizio Sanitario Nazionale sia pagato con le tasse di tutti i lavoratori, al di là di una Sanità di eccellenza, mi sembra che le carenze siano davvero tante.
Quando si parla di tagli agli sprechi, di cui non dubito che siano veritieri (gli sprechi), non posso che essere preoccupata.
Preso come indicatore l’avvio della Riforma sanitaria (1978), incluse le due che l’hanno modificata (le cosiddette riforme De Lorenzo e Bindi 1992 e 1999), la razionalizzazione delle spese dei servizi sanitari ha sempre penalizzato gli utenti che si sono visti ridurre le possibilità di accesso alle cure gratuite e aumentare i pagamenti via ticket; mentre sono aumentati i costi per le spese di esternalizzazioni presso gli enti convenzionati ed è stato incrementato il settore privato delle assicurazioni.

Il gap tra ricchi e poveri

Chi usufruisce del servizio sanitario reale, sa che per un accertamento diagnostico necessario, bisogna fare code interminabili agli sportelli Cup, oppure bisogna stare minuti, altrettanto interminabili, al telefono dei Recup. Tanto che una persona adulta, che normalmente lavora, difficilmente ha tempo di aspettare il proprio turno.
Il servizio sanitario gestito dalle Asl è frequentato solo da pensionati, disoccupati, immigrati, persone che vivono sotto soglia di povertà, perché “gli altri” difficilmente hanno il tempo di fare lunghe file, di stare in lista d’attesa mesi, prima di ricevere la visita giusta per una diagnosi.
Se però si conosce qualcuno, la durata dell’attesa si accorcia. Le conoscenze, le amicizie, quando si tratta di salute, valgono ancora di più se si tratta di cercare un lavoro.
Qui si annida quella che ormai è diventata la piaga nazionale: il gap tra chi può e chi non può provoca disuguaglianze e perdita di solidarietà e del senso di comunità. Non parlo di corruzione, perché non ho le prove per dimostrarlo. Certo è che non è un bel stare.
La riduzione di circa 10 miliardi nel periodo 2015-2017, senza “allarmismi”, preoccupa molto chi sta nella “sanità reale”. “Razionalizzazione e riduzione delle centrali di spesa” hanno sempre significato limitazione all’accesso e alle cure attraverso la sanità pubblica. Non è assolutamente rincuorante quanto dice il Governo, anzi.
È sempre accaduto che i tagli agli sprechi si ripercuotessero sui cittadini. Perché non dovrebbe essere così anche questa volta?

Gli standard si abbassano

Per questo è necessario che vi siano maggiori garanzie, che nessuno potrà mai darci. Siamo nelle stesse condizioni di un malato al quale viene diagnostica una malattia difficilmente curabile, ma gli si dice “abbi fiducia”. In chi e in cosa? Se anni di tagli alla Sanità hanno arricchito i pochi e impoverito i molti?
Certo, non in tutta Italia c’è la stessa situazione: i cittadini delle Regioni del Nord e parte delle Regioni centrali stanno meglio di quelli del Sud e di parte delle Regioni del Centro.
Il danno della razionalizzazione è che non standardizza al livello più alto, ma a quello più basso.
Quindi il rischio è di vedere ridurre l’accesso alle cure in Regioni che finora non hanno avuto questi problemi, a meno che non accedano a risorse proprie. Cosa non difficile, visto i Pil di alcune Regioni.
Non ci resta quindi che augurare a chi si ammala di avere redditi sufficienti che possano garantire loro l’accesso alle cure in forma privata, di accendere costose polizze assicurative con buona pace del diritto costituzionale alle cure lungo tutto l’arco della vita.

SANITÀ: I TAGLI AGLI SPRECHI TAGLIERANNO ANCHE I DIRITTI?

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