ALICE URCIUOLO. DI MADRI, FIGLIE, DONNE E DIPENDENZA AFFETTIVA

Abbiamo incontrato Alice Urciuolo alla presentazione di La verità che ci riguarda, organizzata da Arcigay Latina Seicomesei APS. «Scrivere questo romanzo è stato come lanciare un sasso nell’acqua e vedere tanti cerchi che si allargavano»

Nata ventinove anni fa a Priverno, in provincia di Latina, Alice Urciuolo è alla sua seconda prova letteraria. Un ritorno atteso a tre anni dall’exploit d’esordio con Adorazione, tra i dodici finalisti del Premio Strega e che nel 2024 diventerà una serie per Netflix. Oltre ai riconoscimenti come scrittrice, numerosi e importanti anche i successi come ideatrice, autrice e sceneggiatrice delle serie Skam Italia e Prisma. La incontriamo per farci raccontare il suo ultimo romanzo, La verità che ci riguarda, in occasione della presentazione organizzata a Latina da Arcigay Latina Seicomesei APS.

La verità che ci riguarda racconta “l’eredità emotiva che viene trasmessa di madre in figlia e le infinite distorsioni dell’amore”.
Alice Urciuolo«È la storia di Milena Cervi, che noi conosciamo quando ha dodici anni.  Nasce e cresce in un paese della Ciociaria, Vallecorsa, dove vive con suo padre Giuliano e sua madre, Angelica, una donna determinata e indipendente, la colonna portante della famiglia. La ragazza sviluppa un disturbo alimentare. Smette di mangiare. In quel momento intorno a lei nessuno capisce, o vuole capire, il perché. Angelica, che è molto cattolica, per disperazione e poca convinzione, dopo tre anni fa una donazione-voto alla “Chiesa della Verità”, un gruppo carismatico nato anni prima a Roccanuova, un paese tra le montagne non lontano da lì. Una setta come tante in Italia e che definirei una “moderna eresia”, perché di matrice cattolica ma che prende le distanze dal Vaticano. Il leader spirituale, Tiziano Valentini, è un ex impiegato di banca, un padre di famiglia, un uomo molto rassicurante, uno che pensa di essere il vero profeta.  Milena sa che cos’è la setta e sa delle famiglie che sono finite sul lastrico e che si sono spaccate perché hanno donato a Tiziano tutti i loro soldi. Spaventata, riprende a mangiare, fatto che sua madre interpreta come un premio per la sua devozione. La ragazza però non è guarita. Il suo dolore prenderà un’altra forma più in là nella sua vita, mentre Angelica è sempre più dentro la setta. Dopo cinque anni, quando ha ormai vent’anni, Milena decide di allontanarsi da Vallecorsa e trasferirsi a Roma per studiare. Qui incontra Emanuele, un uomo più grande di lei con cui inizia una relazione che vive come un sogno, ma che si rivelerà un rapporto manipolatorio, non diverso da quello che sua madre ha con Tiziano».

Due storie in qualche modo simili?
«All’inizio volevo parlare solo di Milena, di Emanuele e di dipendenza affettiva. La prosecuzione ideale di Adorazione. Poi però ho scoperto che le esperienze di chi è vittima di una realtà settaria e quelle di chi si trova in una dipendenza affettiva sono le stesse, perché uguali sono le dinamiche che tendono a rendere una persona succube. C’è una fase iniziale definita Love Bombing, in cui la persona che ne è vittima, viene sommersa di amore e di attenzioni, e viene fatta sentire molto importante. Poi, improvvisamente, tutto questo viene tolto, ridato, tolto di nuovo, all’infinito, in un ciclo imprevedibile. Ed è questa imprevedibilità che genera un forte attaccamento della vittima al maltrattante. Quindi, seguono altre fasi come l’isolamento, perché essere soli ci rende più deboli. Questa scoperta ha dato vita e forma alla figura di Angelica. Una donna molto forte, che non immagineremmo come vittima. Tuttavia, essere forti non esclude si possano avere dei vuoti emotivi ancora non affrontati e compresi, nei quali si insinuano le parole di persone come Tiziano e di Emanuele.E, mentre Angelica è sempre più dentro la Chiesa della Verità, Milena scappa, convinta che quello che le sta accadendo sia altro. In realtà si rivelerà essere la stessa cosa ma con un aspetto diverso. La verità che ci riguarda è diventato così un testo che parla di dipendenza affettiva e di violenza psicologica, anche nelle forme meno note».

 Milena a un certo punto riesce a spostare lo sguardo da quello che le accade.
«Perché è pronta a farlo. In questi casi la difficoltà è che chi è esterno riesce a vedere chiaramente cosa succede, ma chi è coinvolto non riesce, anzi a volte è consapevole di ciò che accade, ma non è facile mettere in discussione tutto. Perché si pensa che senza quella persona o quel gruppo, non ce la si possa fare. Milena, per tanto tempo, non si accorge di quello che sta accadendo, ma crede che molte cose siano sue scelte. Ci vorrà del tempo per lei per rendersi conto e per accettare. Un’altra cosa che per me è stata molto interessante scrivere è stato come se ne può uscire. Perché accade che ci si ritrovi senza un’identità, portata via da quelle persone che ora non ci sono più, dalle quale ci si lasciava definire, a fare i conti con una mappa del reale che non è più valida. È stato probabilmente ancora più interessante scrivere della ricostruzione di se stessi e dell’idea che si ha del mondo, che si fa in parte da soli, ma non completamente. Milena è aiutata da tante persone».

 Nel romanzo si affronta anche la condizione socio economica della protagonista. Si parla anche molto di privilegio.

Alice Urciuolo
Alice Urciuolo

«Milena non può permettersi di pagare un affitto a Roma e le altre spese per l’università, così deve andare a stare in un istituto religioso, l’Ulivo Santo, consigliato dalle suore adoratrici del convento di Vallecorsa. Lei, unica non credente in questo ambiente e nella sua famiglia. Così, si ritrova a fare i conti con una città dove gli studenti fanno fatica a trovare un posto dove vivere e dove le persone per trovare un alloggio decente devono andare molto fuori dal centro. Lei che viene dalla provincia, dove la ricchezza è spesso esibita, si ritrova in questa città dove incontra persone che indossano una felpa sgualcita ma magari vivono in una casa da milioni di euro. La famosa ricchezza generazionale. La condizione socio economica di Milena, che lei percepisce come subalterna, è la causa della sua postura nel mondo. Il privilegio però, è presente anche in un altro modo. È un privilegio, infatti, anche guarire da un dolore, ci vogliono risorse economiche, tempo, serenità per decidere di mettere in secondo piano delle cose della propria vita e dedicarsi a guarire. Milena può permetterselo anche perché sua madre ha fatto molto per lei. E, nonostante lei senta con forza la differenza tra lei e chi ha ereditato dalla famiglia, c’è un supporto grazie a cui può guarire dalla relazione con Emanuele. Scrivere questo romanzo credo sia stato un po’ come lanciare un sasso nell’acqua e vedere tanti cerchi che si allargavano. Da Milena ed Emanuele e la dipendenza affettiva sono entrati molti altri temi quali la religione, il privilegio, l’aborto».

L’aborto è un argomento ancora tabù da raccontare?
«Credo di sì. Basta pensare a quello che è successo poco tempo fa in America e alle difficoltà che le donne incontrano ogni giorno qui in Italia per esercitare il loro diritto all’aborto. È ancora difficile accettare che sul corpo delle donne possano decidere le donne. Sembra che sull’aborto sia sempre qualcun altro a dover decidere, una grande violenza. In questa storia volevo raccontare la decisione, del tutto autonoma, di un personaggio di abortire. Per me era molto importante, ed è una cosa che nel romanzo succede. Il fatto che sia un diritto non vuol dire che sia per forza semplice».

La protagonista attraversa la solitudine, ma incontra anche donne che le restano accanto e non esitano ad aiutarla.
«Milena è una ragazza abituata a cavarsela da sola. Sin da piccola cresce con un senso di colpa e di vergogna. Per lei non è semplice instaurare un contatto, un rapporto intimo con l’altro. Nonostante questo, se nella sua vita non ci fossero state delle persone, soprattutto delle donne, che sono riuscite ad abbattere questo muro, le cose sarebbero andate molto diversamente. Donne che incontra nella sua vita reale – come Leonora e Anna, molto importanti per la sua crescita -, ma anche donne che non incontra mai, come Sesa, chiave di volta per Milena».

Il Premio Nobel per la letteratura 2022, Annie Ernaux ti ha ispirata, in che modo?
«Annie Ernaux è stata una scrittrice importantissima per me come per quasi tutte le scrittrici italiane, mie colleghe. La cosa semplicissima ma rivoluzionaria che ha fatto è stata mettere al centro del racconto eventi comunissimi nella vita di qualsiasi donna, che, però, non sono mai diventati canone letterario. Una letteratura per lo più scritta da uomini, di donne raccontate attraverso lo sguardo maschile, con tanti tabù. L’Evento parla dell’aborto che la scrittrice ha scelto di praticare quando era solo una studentessa, le difficolta che ha incontrato, che qualsiasi donna incontrava all’epoca per esercitare il proprio diritto ad abortire. Riuscire a portare sulla pagina ciò che non si era mai nominato, grande assente nella letteratura, è stata la sua grande rivoluzione».

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Alice UrciuoloAlice Urciuolo
La verità che ci riguarda
66thand2nd, 2023
pp. 264 , € 18

ALICE URCIUOLO. DI MADRI, FIGLIE, DONNE E DIPENDENZA AFFETTIVA

ALICE URCIUOLO. DI MADRI, FIGLIE, DONNE E DIPENDENZA AFFETTIVA