VERSO L’AMMINISTRAZIONE CONDIVISA. IL PROTOCOLLO ANCI/CSV LAZIO

Apre la strada alla coprogrammazione e coprogettazione tra volontariato ed enti locali, per rispondere ai bisogno dei territori

«Il protocollo c’è, ora il percorso va tracciato, costruendo una cultura della collaborazione», ha sintetizzato Giuseppe De Righi, segretario generale di ANCI Lazio, riferendosi al Protocollo d’intesa con CSV Lazio. durante l’evento di presentazione “Volontari in Comune. Costruire sinergie tra volontari e Amministrazioni comunali”, che si è tenuto il 22 aprile.

Il Protocollo d’Intesa tra ANCI Lazio e Centro di Servizio definisce gli ambiti di collaborazione e disciplina l’attività comune, individuando quattro ambiti di azione comune.

  • l’attivazione di «rapporti virtuosi e processi sinergici», nell’ottica della coprogrammazione e della coprogettazione previste dagli articoli 55 e 56 del Codice del Terzo settore;
  • la possibilità di organizzare eventi, convegni e percorsi formativi comuni ad amministratori, associazioni e volontari, nei campi della governance locale, dell’attività amministrativa, della progettazione europea, della comunicazione, delle politiche sociali e del welfare;
  • la possibilità di promuovere e svolgere ricerche, di carattere sociale e scientifico, anche in funzione della progettazione comune;
  • infine, l’impegno a promuovere in sinergia l’azione volontaria e la crescita della cultura della solidarietà e della cittadinanza attiva.

«È un accordo importante, che può aprire nella nostra regione nuove prospettive di collaborazione tra le organizzazioni di volontariato e gli enti locali», ha spiegato la presidente di CSV Lazio, Paola Capoleva, «e che si colloca pienamente nello spirito del Codice del Terzo Settore, che con l’articolo 19 assegna un ruolo importante alle istituzioni pubbliche nel promuovere il volontariato». Può davvero segnare quel passo avanti nei rapporti tra volontariato ed Enti locali, di cui tanto più si sente la necessità, ha spiegato il presidente di ANCI Lazio, Riccardo Varone, «dopo che, nel contesto emergenziale, abbiamo visto come le realtà del volontariato riescano ad arrivare in situazioni e contesti difficilmente raggiungibili per le pubbliche amministrazioni». E per questo ANCI si impegnerà «nel coinvolgimento delle realtà del territorio e nella messa a sistema dei rapporti tra Comuni, associazioni e Regione».

Verso l’amministrazione condivisa

La collaborazione è indispensabile perché, sostiene Alessandra Troncarelli (assessora alle Politiche Sociali‚ Welfare‚ Beni Comuni e ASP Regione Lazio), «nel momento in cui si crea un nuovo welfare, per dare risposte concrete è necessario che ognuno rappresenti la realtà del singolo territorio», e chi può farlo meglio delle associazioni che sul territorio sono radicate e lavorano quotidianamente? «Dopo che nell’agosto scorso la Regione Lazio – prima tra le regioni italiane – ha definito i livelli essenziali delle prestazioni sociali, non procederemo più secondo la spesa storica, ma parleremo di fabbisogno territoriale: ogni distretto ha i propri bisogni e c’è bisogno di individuarli e rappresentarli», ha spiegato Troncarelli. «È una scelta della Regione quella di coinvolgere il volontariato e gli altri soggetti della società civile:  in tutti gli atti che abbiamo adottato, oltre a coinvolgere delle amministrazioni locali, abbiamo potenziato lo spazio della coprogettazione e della coprogrammazione. La sinergia è fondamentale e funziona. Potremo avere avere un welfare di comunità sempre più inclusivo, se continueremo con la concertazione con tutte le parti in causa, per dare risposte ai tutti i cittadini.

I volontari e il terzo settore nel Lazio
Foto di Lina Vacondio © Progetto FIAF-CSVnet “Tanti per tutti. Viaggio nel volontariato italiano”(particolare)

È il momento di andare oltre la semplice collaborazione: il protocollo è «un passo avanti importante, rispetto a quel concetto di amministrazione condivisa che è rivoluzionario, perché ha modificato il rapporto tradizionale tra Pubblica Amministrazione e cittadini» ha detto il presidente di CSV Lazio Renzo Razzano. «Un rapporto che era piramidale e nel quale i cittadini dovevano uniformarsi alle decisioni prese dall’Amministrazione. Ora i cittadini pienamente partecipi, anche se con diverse responsabilità».

La collaborazione tra CSV Lazio e l’Anci è già attiva da tempo, «soprattutto nell’ambito del servizio civile, grazie alla Rete Giovani Energie di Cittadinanza. Ma questo protocollo è un salto di qualità», ha ricordato Paola Capoleva. «Le associazioni sono disponibili al dialogo, vogliono essere parte attiva di un processo di cambiamento. Tante sono le cose si possono fare insieme: forse la prima è attivare il più in fretta possibile percorsi formativi che, attraverso incontri comuni a volontari e Amministratori, ci permettano di comprendere meglio la cornice entro cui ci muoviamo e gli strumenti operativi.

Sull’importanza della formazione concorda anche Martina Domenici, perché «abbiamo bisogno di un volontariato consapevole, perché la sua azione possa espandersi sui territori. Domenici è Consigliera delegata per la Formazione e le Pari Opportunità di Anci Lazio‚ oltre che Sindaca di Sant’Angelo Romano e fa parte del Tavolo di lavoro permanente che ha il compito di rendere operativo il protocollo, insieme a Lina Novelli, consigliera delegata Welfare per Anci Lazio e sindaca di Canino, Renzo Razzano ed Enzo Morricone, coordinatore generale di CSV Lazio.

Le proposte operative

Il protocollo è importante anche per la Conferenza Regionale del Volontariato, che però puntualizza che «dalle associazioni emergono grandi aspettative, ma contemporaneamente anche la consapevolezza delle difficoltà di realizzare una vera coprogettazione e coprogrammazione», ha specificato la portavoce, Maria Lorena Micheli. «Tanto più che l’attivazione di questo protocollo interessa organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale, in quanto mette al centro l’attivazione di processi virtuosi e di rapporti sinergici».

Dal dibattito interno alla Conferenza sono emerse alcune proposte concrete:

  • una maggiore formazione, anche con percorsi congiunti tra volontariato ed enti locali;
  • la creazione di “luoghi” stabili  nei quali interagire sui temi delle politiche sociali ma anche su quelli riguardanti altre attività di interesse generale, come la salute e l’ambiente;
  • l’attivazione della valorizzazione dei beni immobili, con l’applicazione del comodato d’uso previsto dal Codice del terzo Settore, ma anche dalla recente legge regionale sull’amministrazione condivisa beni comuni.

Un’altra proposta operativa è stata avanzata da Renzo Razzano: «programmare, insieme alla Conferenza Regionale, momenti territoriali di incontro tra Amministrazioni locali e associazioni, per presentare e discutere il protocollo, in modo che le opportunità da esso offerte diventino elementi condivisi. Per attuarlo, infatti, serve un conoscenza diretta reciproca e approfondita». In fondo, «la campagna di attuazione del Piano sociale regionale può vivere di nuova vita partecipata su tutto il territorio: non dimentichiamo che il Lazio è una regione grande e disomogenea».

In quest’ottica, secondo Paola Capoleva, «è importante cercare buone pratiche già esistenti, attivare piccoli progetti con i quali contaminare il resto dei territori. È lì, sui territori, che si verifica cosa vuol dire amministrazione condivisa. Non basta il protocollo, servono reali convincimenti».

Leggi anche: “L’accreditamento di CSV Lazio, un riconoscimento al percorso fatto“.

 

VERSO L’AMMINISTRAZIONE CONDIVISA. IL PROTOCOLLO ANCI/CSV LAZIO

VERSO L’AMMINISTRAZIONE CONDIVISA. IL PROTOCOLLO ANCI/CSV LAZIO