ASSOCIAZIONE DUN: RICOSTRUIRE LA PROPRIA CASA DA DENTRO

L’associazione Dun offre ai migranti interventi terapeutici gratuiti per la cura del disagio psicologico e psichiatrico legato ai traumi subiti nella terra d’origine e alle difficoltà di integrazione nel paese ospitante

«Dunè nersèn g’shinvì» vuol dire: la casa si costruisce da dentro. «Dun è una parola armena di origine indoeuropea analoga alla parola domus in latino, che in armeno significa casa, abitazione. Abbiamo scelto questa parola simbolo nella lingua di un popolo coraggioso che ha subìto violenza contro il suo diritto di esistere. L’associazione Dun offre un luogo di ascolto, di riconoscimento e di cura per ricostruire la propria casa interiore attraverso l’incontro con l’altro, la riflessione psicologica e la creatività». Lo spiega la psichiatra e psicanalista Barbara Massimilla, fondatrice e presidente dell’associazione fondata nel 2015 a Roma da un gruppo di psicoanalisti, psicoterapeuti, antropologi e artisti. «Già dal 2008 abbiamo iniziato a occuparci di multiculturalità e multietnicità. Attualmente offriamo ai migranti europei ed extra europei interventi terapeutici gratuiti mirati alla cura del disagio psicologico e psichiatrico connesso ai traumi subiti nella terra d’origine e nel passaggio dal luogo di provenienza al paese ospitante, con le conseguenti difficoltà di integrazione nelle nuove realtà sociali», precisa.

associazione Dun
Barbara Massimilla, psichiatra, psicanalista, fondatrice e presidente associazione Dun

S-Cambiamo il mondo

E nell’ambito delle varie iniziative promosse da Dun – impegnata nelle cure psicologiche gratuite a migranti, rifugiati, donne vittime di tratta e violenza – è ripartita dalla quinta edizione il 4 e 5 giugno alla Casa del Cinema , dopo lo stop imposto dalla pandemia, la rassegna “S-Cambiamo il mondo”, con il sostegno di Fondazione Migrantes, la collaborazione di Cinecittà, Rai Cinema e 01 Distribution e il patrocinio dell’assessorato alla Cultura di Roma Capitale, della Regione Lazio, di Amnesty International e dell’Associazione italiana psicologia analitica. Il cinema è ritenuto dall’associazione «strumento ideale per stimolare processi di reciproca curiosità e conoscenza che facilitino l’integrazione attraverso l’empatia e l’immedesimazione con/nell’altro»; ne è un esempio la pellicola “Open arms. La legge del mare” di Marcel Barrena.

L’associazione «da anni promuove l’incontro interculturale a più livelli, attivando emozioni e provocando cambiamenti e trasformazioni positive nel proprio modo di sentire, di pensare e di essere attraverso il cinema. La scelta delle opere di questa quinta edizione ha voluto valorizzare l’importanza della funzione femminile nel mondo contemporaneo: il coraggio, la tenacia, la capacità affettiva e relazionale che il femminile esprime e – allo stesso tempo – affermare la libertà inalienabile dei popoli, il proprio diritto di esistenza, il primato della democrazia di fronte ai fondamentalismi, ai genocidi, alle guerre e alle dittature», spiegano gli organizzatori. Ai film e agli incontri si sono alternate le performance dei partecipanti alle attività creative dei laboratori Dun: dal coro multietnico a cura di Antonella Mattei e Gianfranco Mauto alla danza contemporanea con Giulia Neri di Tulsa Ballet, dal concerto con il senegalese Ismaila Mbaye & Tribal percussion alla sfilata di moda, fino alle cene e alla degustazione “Olio Fausto” offerta dalla cooperativa sociale Kairos.

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Tra le iniziative promosse dall’associazione Dun, si è appena conclusa alla Casa del Cinema a Roma la quinta edizione della rassegna “S-Cambiamo il mondo”

Associazione Dun: trovare uno spazio di incontro

«Il setting analitico con persone che provengono da altri luoghi, ospitate nella maggioranza dei casi in comunità di accoglienza, non può non essere attento a tutti gli aspetti di realtà, a tutte le difficoltà oggettive che vivono: alloggio, salute, lavoro, istruzione. Non solo ci prendiamo cura della loro psiche, ma necessariamente siamo attenti al loro rapporto con la realtà. Facciamo rete con tutti gli altri attori che si prendono cura: servizi sociali, istituzioni, enti del terzo settore», puntualizza la fondatrice e presidente dell’associazione, che dal 2008 conduce terapie individuali e gruppi terapeutici in particolare con donne vittime di violenza di diverse nazionalità. «La postura interiore dell’analista accompagna sempre, sia nella stanza della terapia sia nelle azioni dei laboratori. Consiste in un ascolto continuo, dedicato a cogliere ogni segno minimo di disagio o di trasformazione. Per Dun non si lavora chiusi negli istituti. Piuttosto, siamo una comunità di operatori della psiche che si attivano ad ampio raggio: ogni progetto è personalizzato, su misura per ognuno. Il principale referente per ciascuna persona resta il suo psicanalista, ma in seguito alla partecipazione ai laboratori i referenti si moltiplicano», puntualizza Barbara Massimilla. «Ciascuno ha un suo peso specifico, un suo ruolo: come pure quello di volontari, tirocinanti, coloro che conducono i laboratori. Gli spazi di cura sono molteplici: psicoterapia individuale, di gruppo, laboratori. La richiesta di psicoterapia può essere formulata all’inizio o successivamente alla sequenza dei laboratori. Il punto è trovare uno spazio d’incontro dove si possano condividere i traumi e le ferite sofferte con uno sguardo rivolto al presente davanti al futuro senza cancellare il passato. I contenuti traumatici evaporano gradualmente nel tempo, trovano la parola che li racconta solo quando si sentono sicuri, quando crolla ogni diffidenza, perché la relazione di fiducia che si crea riduce ogni reticenza». Per informazioni: 342 0181080, associazionedunonlus@gmail.com

 

ASSOCIAZIONE DUN: RICOSTRUIRE LA PROPRIA CASA DA DENTRO

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