AIUTIAMO CHI CURA: L’ANGELO AZZURRO IN AIUTO A MEDICI E PERSONALE SANITARIO

L'associazione ha avviato un servizio di consulenza telefonica e via Skype, gratuito, per le professioni sanitarie, che oggi sono in trincea

L’epidemia da CoronaVirus sta devastando l’Italia e altri Paesi in tutto il mondo. Medici e infermieri lavorano senza sosta, assecondando i ritmi convulsi di un’emergenza inattesa che nessuno sa prevedere quanto durerà. Il personale sanitario può avere bisogno di aiuto per evitare crolli emotivi: gestire lo stress, conservare l’energia fisica e psicologica, è fondamentale per chi cura.

Il progetto Aiutiamo Chi Cura, ideato da Angelo Azzurro Onlus insieme a Fiore del deserto (APS) e Jung Italia – con il sostegno di ARPA (Associazione per la Ricerca in Psicologia Analitica), Roma Ass. ARPEA, Centro Clinico Blu Klein, Ass. Professione Psicologo Cecilia Bartoli di Asinitas – è un servizio completamente gratuito di supporto e consulenza psicologica via skype/telefono rivolto per l’appunto a tutte le figure professionali sanitarie, che in questo momento sono in trincea.

Aiutiamo chi cura

«Medici e operatori sanitari hanno bisogno come tutti di essere ascoltati, supportati, rassicurati», spiega la dottoressa Stefania Calapai, presidente di Angelo Azzurro Onlus. Il personale sanitario sta affrontando l’emergenza Coronavirus, consapevole che non esiste una cura né un vaccino, e ciò rende tutto molto più complicato. «Abbiamo creato il servizio Aiutiamo chi Cura perché dall’emergenza il personale sanitario potrà uscire fortificato, oppure, se non riuscirà a sopportare un carico emotivo così importante, provato psicologicamente».
Per fronteggiare pesanti carichi emotivi l’individuo mette in atto “strategie di adattamento”, “coping” in inglese, continua Calapai, «allo scopo di gestire, ridurre o tollerare lo stress». Il “conflitto” è il meccanismo prevalente in una situazione così contrastata, in cui il professionista sa che il proprio lavoro, in molti casi, può non essere abbastanza.

La sindrome post traumatica da stress

Nel medio e lungo periodo gli effetti psicologici dell’epidemia su medici e infermieri potrebbero essere pesanti. «Bisogna supportare e non aspettare che chiedano aiuto», sottolinea la psichiatra Stefania Calapai. Si tratta di una pressione difficile da sostenere, soprattutto per chi lavora nei reparti di rianimazione e terapia intensiva. Gli operatori che non resistono agli urti vanno incontro alla cosiddetta sindrome post traumatica da stress, che comporta esaurimento fisico e distacco emotivo e «si manifesta in conseguenza di un fattore traumatico estremo in cui la persona ha vissuto, ha assistito, o si è confrontata con un evento o con più eventi che hanno implicato morte o minaccia di morte, gravi lesioni, una minaccia all’integrità fisica propria o di altri».

Un quadro clinico psicologico che fotografa la situazione causata dal Covid- 19 in particolare negli ospedali delle “zone rosse” del Nord. Il progetto Aiutiamo Chi Cura ha l’obiettivo di fronteggiare il deserto psicologico che si è creato o che potrebbe crearsi attorno agli operatori sanitari esposti alla cruda emergenza provocata dal CoronaVirus.

Gli hashtag da preferire in questo periodo sono, di certo, #restiamoacasa e #andràtuttobene, quest’ultimo ispirandosi all’arcobaleno disegnato da migliaia di bambini in tutta Italia, al Nord come al Sud senza distinzioni. Il CoronaVirus sembra aver almeno cancellato ogni tipo di differenza e ogni forma di diseguaglianza, in fondo solo uniti si può vincere la guerra. Le battaglie (per la vita), invece, sono all’ordine del giorno (forse del minuto) e si combattono nelle corsie di tutti gli ospedali, in particolare in quelli delle zone più colpite.

Il progetto ha una pagina Facebook e un numero di telefono: 338 675 7976.

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