AVO LADISPOLI: LA SOLITUDINE È PERICOLOSA QUANTO IL VIRUS

Non possono più entrare gli ospedali e nelle Rsa, ma i volontari hanno trovato altri modi di rendersi utili e di sostenere chi ha bisogno

Con cura e professionalità contribuiscono ad alleviare la solitudine e le difficoltà di quanti, travolti dalla seconda ondata dell’epidemia, vivono di nuovo isolati in casa o nelle residenze sanitarie. Sono i volontari ospedalieri dell’Avo (Associazioni Volontari Ospedalieri), associazione impegnata ad offrire piccole forme di assistenza, nonché sostegno morale e psicologico ai degenti e ai più fragili. Un servizio sempre più difficile da attuare in tempi di pandemia.

«A partire dal lockdown sono state sospese tutte le nostre attività, sia negli ospedali che nelle residenze per anziani», spiega Rosario Sasso, neopresidente di Avo Ladispoli, qui la pagina FB), realtà che opera sul territorio da 32 anni e che conta circa 50 volontari, per l’80% donne. «Attualmente c’è molta frustrazione da parte dei volontari, che desidererebbero non solo offrire il loro aiuto, ma anche andare a trovare le tante persone con cui hanno instaurato un profondo legame affettivo». Un desiderio costretto, tuttavia, a fare i conti con un nemico invisibile e insidioso tornato a colpire con durezza soprattutto gli ospiti delle Rsa. Tra loro ci sono gli anziani e malati del San Luigi Gonzaga di Ladispoli, una delle strutture dove l’associazione è stata costretta a interrompere il proprio servizio a causa del coronavirus. «In questo momento stiamo cercando di supportare le tante famiglie che non riescono a far visita ai propri cari. Per loro tutto ciò è davvero straziante». Ed è così che, ancora una volta, il buco nero della solitudine ha inghiottito le prime vittime indifese del Covid, lasciandole sempre più spaesate e disorientate.

L’empatia e l’ascolto

«Prima dell’emergenza eravamo presenti nelle varie strutture, aiutando coloro che non potevano mangiare da soli e promuovendo iniziative destinate allo svago dei degenti», commenta Barbara Nassisi, vicepresidente di Avo Ladispoli. «Insomma, attraverso l’empatia e l’ascolto, riuscivamo a rendere meno doloroso e triste ciò che vivevano quotidianamente».

Una vicinanza sentita, che non è venuta meno neanche in questi mesi di isolamento. «Per far sentire gli ospiti meno soli ci siamo riuniti fino a settembre, anche due volte a settimana, dietro le vetrate della Rsa», racconta. «Molti di loro, in segno di affetto, hanno realizzato per noi dei disegni. Ogni volta l’emozione era fortissima». Una prossimità, quella dei volontari Avo, che si rinnova anche oggi, a poco più di un mese dalle feste natalizie. «Abbiamo in progetto per Natale la realizzazione di un videomessaggio di solidarietà in cui ciascuno di noi invia il proprio saluto», continua Barbara. «Auspichiamo che tutto questo possa finire presto, per tornare più carichi di prima, consapevoli delle tante persone, che purtroppo abbiamo lasciato e che non rivedremo più».

 

Avo ladispoliPer colpa non solo del Covid, ma anche della solitudine, diventata ormai pericolosa quasi quanto il virus. Anche per questo l’associazione ha scelto di far ripartire, già da dopo l’estate e nel pieno rispetto delle norme anti-contagio, l’assistenza domiciliare: un volontario si reca, in genere una volta a settimana, presso l’abitazione di una persona che è in condizioni sociali o fisiche molto critiche per offrirle compagnia o aiutarla nel disbrigo di piccole commissioni, come fare la spesa o recarsi in farmacia. «Al momento abbiamo intercettato 7 persone, ma per questo servizio confidiamo a breve nella sottoscrizione di una convenzione con il Comune, in modo tale da poterlo ampliare», spiega ancora Rosario. «Parallelamente abbiamo programmato per febbraio 2021 un corso gratuito per aspiranti volontari. È aperto a tutti e non sono richieste capacità specifiche».

Il lavoro in sinergia

Ancora, oltre a prestare servizio presso l’Ospedale di Bracciano, la Rsa San Raffaele di Trevignano e la Casa di cura “Le Giuggiole” di Aranova, i volontari Avo Ladispoli partecipano al progetto il “Nido dei Nonni”, il Centro Diurno promosso assieme alla cooperativa CassiAvass, e collaborano con il “Piccolo Fiore Onlus”, associazione fondata da genitori di bambini e ragazzi con disabilità.

«Ad oggi le attività sono purtroppo bloccate. Tuttavia, in perfetta sintonia con questa idea di rete, abbiamo di recente aderito al progetto “Cittadella della Solidarietà”, un progetto  di welfare partecipativo attivo da qualche anno a Ladispoli, che vede la collaborazioni di diverse associazioni per la lotta contro la povertà e il disagio», conclude Rosario. «Parteciperemo con altre associazioni del territorio al fine di promuovere il lavoro in sinergia, sempre più necessario per collaborare e sostenersi a vicenda».

 

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