
LE COMUNITÀ, ALTERNATIVA ALLA SOLITUDINE E SUPPORTO ALLA SALUTE
Rimettere al centro la comunità come risorsa viva e generativa, capace di prevenire l’isolamento e rafforzare i servizi di cura. È questa la proposta della giornata di confronto promossa dal Master Mias e DISSE della Sapienza con Asiquas
23 Giugno 2025
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Le comunità come alternativa alla solitudine e per supportare la salute è il titolo della giornata di confronto che si è svolta a Roma promossa dal Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche della Sapienza, il Master Mias DISSE dell’Università La Sapienza, in collaborazione con Wonca Europe, Asiquas, Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie e Social Prescribing and Community Orientation Special Interest Group. Un’occasione di riflessione e dialogo intorno al tema delle comunità, «parola entrata prepotentemente nella sanità dal Covid in poi», ha detto Laura Franceschetti del Master Mias, DiSSE. «Abbiamo deciso di utilizzare una declinazione plurale nel titolo del nostro convegno. La nostra sfida è quella di provare a ricostruire cosa è comunità nei diversi livelli istituzionali, nei territori, nell’insieme degli attori della comunità scientifica».
Un’urgenza sociale e sanitaria
La giornata è nata per rispondere a una delle fragilità emergenti più gravi: la solitudine, riconosciuta ormai come urgenza sociale e sanitaria, capace di compromettere il benessere psicologico, fisico e relazionale delle persone. La proposta è chiara: rimettere al centro la comunità come risorsa viva e generativa, capace di prevenire l’isolamento e rafforzare i servizi di cura.
«Operiamo dall’84 sui temi della sanità con Asiquas», ha detto Giorgio Banchieri, presidente dell’associazione. «Abbiamo formato tante persone che sono nelle aziende. I temi del convegno di oggi fanno parte di un percorso di riflessione avviato da anni», ha continuato. «Il Pnrr è un grande terreno di sfida per il cambiamento sulla sanità. È importante il tema dell’integrazione, ovvero di come la sanità debba riposizionare l’offerta in base ai bisogni delle persone. Il Covid ha fatto esplodere il problema delle nuove fragilità, delle solitudini, diventate dirompenti per il numero degli anziani. Le solitudini nuove sono quelle dei giovani, bisogna ragionare sulla capacità delle scuole di fare i conti con le problematiche delle famiglie ed approfondire le tematiche della partecipazione e dell’inclusione», ha proseguito. «C’è una grande ricchezza di esperienze nei territori italiani. Siamo un Paese in cui le famiglie danno un contributo fondamentale al sociosanitario, con i caregiver, le badanti, ci sono svariati miliardi di sommerso. C’è l’esigenza di un pensiero strutturato sul patrimonio di progetti e iniziative dell’Italia, siamo per fortuna un Paese ricco di associazioni di volontariato: un mondo che va valorizzato e incoraggiato». Asiquas partecipa all’Alleanza per la Riforma delle Cure Primarie in Italia, che si è allargata a una trentina di associazioni, alcune di queste sono a loro volta network, ha illustrato Banchieri, «abbiamo messo insieme tante realtà e ci siamo resi conto che, se esiste una grande esperienza diffusa, i soggetti coinvolti non si conoscevano tra di loro, con una dispersione di potenziale che, messo a sistema, poteva invece fare massa critica. La giornata di oggi permette a questo mondo di ritrovarsi, di condividere progettualità, analisi di contesto, capacità di costruire partenariati attivi. Questo è l’elemento connettivo, non solo in Italia ma anche all’estero». Ne sono stati una testimonianza i contributi dei colleghi internazionali.

Verso Linee guida condivise
«Non siamo indietro, rispetto all’Europa, siamo in linea, ma manca condivisione, conoscenza reciproca, rete, lavoro comune. E ci mancano le indicazioni delle linee guida nazionali, che aiutino uno sviluppo di questa esperienza. Lo scopo di questo percorso è quello di arrivare, in autunno, alla redazione delle linee guida condivise tra tutte le organizzazioni coinvolgendo (speriamo) anche le istituzioni», ha continuato Banchieri. «Questi temi sono politicamente borderline, possono essere al di là della nostra volontà, in modo divisivo. Ci auguriamo che essere in rete aiuti tutti ad avere maggiore autopercezione di sè e del proprio contributo». Tra i tanti temi che Asiquas e le altre realtà affrontano c’è quello della solitudine degli anziani, «il più scontato, quello che invece non è scontato per niente è il tema della solitudine dei giovani, che si sta sviluppando moltissimo, con caratteristiche pericolose. Siamo un Paese che ha molti giovani neet, che possono essere il volano di ulteriori fragilità. Le nostre esperienze servono a capire quali possono essere i punti di condivisione per proporre nuove forme di inclusione».
Uno sforzo sociale collettivo
«Nella sanità pubblica le prassi sono attuate attraverso uno sforzo sociale collettivo organizzato e scelte informate delle comunità e degli individui», afferma Cristina Tamburini, Ministero della Salute, Dipartimento della Salute umana, della salute animale e dell’ecosistema (One Health) e dei rapporti internazionali. «È stato pensato un Dipartimento che racchiude in sé la componente della salute degli ecosistemi, quella degli animali, della salute umana e tutti gli aspetti connessi agli organismi internazionali che si occupano di questi temi». Tamburini ha parlato dell’approccio life course, «che prevede anche azioni preventive a partire dai primi 1000 giorni di vita utili a ridurre i fattori di rischio e a rafforzare i fattori di protezione della salute dei bambini. L’Italia è tra i maggiori Paesi con un tasso di povertà minorile. Il nostro Paese si è dotato di politiche intersettoriali».
La funzione della medicina sociale «è mirata a restituire la società alla persona, e non solo la persona alla società», ha detto Giovanni Pirone, Agenas, Comitato di Medicina sociale. «Oggi siamo ancora a discutere della esigibilità del diritto fondamentale alla salute. Mi piacerebbe realizzare le Case della Medicina sociale».
Welfare di prossimità
“Come promuovere la salute di comunità nelle case di comunità?” è stato l’interrogativo posto da Marco Ingrosso, sociologo della salute e della cura, Alleanza per la riforma delle cure primarie, che associa una quarantina di associazioni, con una grande fetta di volontariato e molti operatori sanitari e sociosanitari. «Siamo in una transizione epocale, siamo passati da una situazione generale di orientamento al welfare di cittadinanza a un welfare depotenziato e ridotto, a responsabilità individuale. Oggi siamo in una situazione di forte difficoltà, chiamato welfare di prossimità che ripropone un welfare a partire dalle reti di comunità. La comunità è un’attività da costruire e una forte risorsa che non può essere sostituita da altri elementi. Nelle case della salute mancava il tema della comunità, la salute va promossa puntando su una forte responsabilizzazione della persona durante i suoi percorsi. Abbiamo bisogno di interventi sul piano istituzionale, solidale e culturale, per fare in modo che la comunità diventi insostituibile rispetto ad altri elementi. È importante affiancare le persone che hanno bisogno con un’èquipe diversificata». «Quello che viene fuori da questa giornata è che la risposta alla domanda del sistema è possibile con un lavoro di rete di tutti gli stakeholder», ha affermato Silvia Scelzi, presidente Asiquas.

A Roma più del 40% delle persone vivono da sole
«Questo convegno è un’occasione per parlare del tema della solitudine, che abbiamo messo anche nel Piano sociale cittadino come una delle azioni da mettere in campo anche in un’ottica più ampia di promozione della salute», ha detto a Reti Solidali Barbara Funari, assessora alle Politiche sociali e alla salute del Comune di Roma. «L’obiettivo è contrastare gli effetti dell’isolamento sociale attraverso i nostri progetti, soprattutto per gli anziani, ma sappiamo che è un tema trasversale. A Roma più del 40% delle persone vivono da sole, un dato che ci interroga. Le proposte già messe in campo? «L’attivazione di cohousing per anziani, per proporre un vivere insieme che ci porterà, nei prossimi mesi, a fare un lavoro di attività di sensibilizzazione sul valore del vivere insieme, con i fondi Pnrr. Abbiamo attivato, anche nei mesi estivi, delle azioni per rispondere al tema dell’emergenza caldo. Ad esempio, con momenti aggregativi, accessi gratuiti alle piscine comunali, gite per contrastare l’isolamento degli anziani», ha continuato Funari. «E, ancora, progetti di assistenza leggera nei municipi per intercettare chi non esce, così come crediamo sia importante lavorare sui progetti intergenerazionali e far sì che, nei nostri centri anziani, nelle case sociali delle persone anziane e del quartiere, possano esistere esperienze di incontro tra i giovani e gli anziani».
Paola Capoleva: «Co progettare insieme per dare risposte sempre più efficaci»
I tavoli pomeridiani hanno approfondito punti di forza e criticità che emergono nei molti e importanti progetti dove sempre più volontari, associazioni e pubbliche amministrazioni operano insieme per sostenere anziani soli o giovani in difficoltà. «Dai confronti attivati sui circa 20 progetti, tra cui quello di Città Futura sostenuto dal CSV Lazio, di Frà Albenzio ma anche del CSV di Parma, sono emerse indicazioni a co progettare insieme, per dare risposte sempre più efficaci», ha detto Paola Capoleva, consigliera CSVnet e attuale vice presidente vicaria CSV Lazio. «Allo stesso tempo, la necessità di risorse costanti, che supportino nel tempo i progetti, è stato sottolineato come altrettanto importante. È emerso che sono fondamentali partnership tra soggetti diversi per rafforzare la responsabilità delle istituzioni e delle comunità nel dare risposte nuove ai bisogni delle persone nel territorio».
