MYR SIGNIFICA PACE

Fuggita da Kharkiv dopo l’invasione russa, la designer Alessia Romanova è stata accolta in Italia. Myr La divisa della pace è il suo progetto di moda ecosostenibile e no war con la falegnameria sociale K_Alma e la sartoria solidale Coloriage

di Laura Badaracchi

Si chiama Myr La divisa della pace il progetto di moda etica, solidale, ecosostenibile e no war della designer ucraina Alessia Romanova. Sostenuto dall’associazione K_Alma, falegnameria e officina sociale, con la collaborazione del laboratorio di sartoria solidale Coloriage dove sono state eseguite le lavorazioni, l’iniziativa nasce dalla creatività della ragazza fuggita dalla città di Kharkiv dopo l’invasione dell’esercito russo e rifugiata in Italia. Cresciuta in orfanotrofio, frequentava il primo anno dell’accademia di Design ed è stata accolta in famiglia dalla giornalista Francesca Fornario, voce satirica del programma di Rai Radio1 “Un giorno da Pecora” con Geppi Cucciari e Giorgio Lauro. «Io e Alessia ci siamo conosciute a Kharkiv; è cresciuta nello stesso istituto per orfani dove è cresciuto mio figlio Denis, adottato quando aveva 13 anni. Ora Denis ne ha 16 e lei 20. Uscita dall’istituto a 18 anni, studiava Architettura e design in Ucraina. La guerra l’ha costretta a fuggire e abbiamo deciso di ospitarla: ha allargato la nostra famiglia», racconta.

Una divisa militare al contrario

myr la divisa della pace
Alessia al lavoro. Cresciuta in orfanotrofio, prima dell’invasione russa la Romanova studiava Architettura e design in Ucraina

Insieme hanno avuto l’idea di trasformare una vecchia divisa militare nel suo contrario: «Volevamo dare nuova vita a un oggetto prodotto per combattere la guerra trasformandolo in un simbolo di pace, da indossare come auspicio che la pace arrivi presto per il popolo ucraino e per tutti i popoli coinvolti negli oltre 50 conflitti armati in corso nel mondo», spiegano, precisando: «Anche la pace ha il suo esercito di donne e di uomini, di vecchi e bambini che ogni giorno collaborano tra loro per vivere in armonia. Molti di loro sono stati militari, hanno combattuto e per questo ora vogliono la pace. Molti combattono ancora controvoglia, perché non hanno altra scelta. Questa divisa è per tutti i popoli che hanno sofferto e soffrono la guerra e vogliono vivere in pace». Il design della giacca, con una martingala realizzata con stoffe africane, consente di adattarla a ogni vestibilità. Il ricavato del progetto Myr La divisa della pace andrà a sostegno dell’attività di inserimento lavorativo di K-Alma.eu e di Alessia, ora impegnata per conseguire il diploma di maturità, che sogna di proseguire gli studi superiori di design in Italia, e dei suoi compagni rimasti in Ucraina.

Alessia riassume: «Ho disegnato la prima bandiera della pace per gioco, su un vecchio lenzuolo. Ci ho aggiunto la scritta “Myr”, pace, una delle parole che si scrive nello stesso modo in ucraino e in russo, la mia lingua madre e quella di molti ucraini dell’est. I nostri popoli sono fratelli e vogliono vivere in pace, lavorare, studiare, crescere i figli, disegnare, ascoltare musica, non fare la guerra. Ho cucito la bandiera sul retro di una vecchia mimetica. Da lì l’idea di realizzarne altre, per tutte le donne che vogliono manifestare la loro richiesta di pace».

Per tutti i popoli che soffrono la guerra

myr la divisa della pace
Il ricavato del progetto Myr La divisa della pace andrà a sostegno dell’attività di inserimento lavorativo di K-Alma.eu

Anche Francesca riassume com’è nata l’idea delle giacche: «Alessia aveva disegnato la prima bandiera da sventolare alla manifestazione contro la guerra. Abbiamo poi avuto l’idea di attaccarla sul retro di una mimetica. È piaciuta a tutti, così ci è venuto in mente di provare a farne altre. Alessia ha cercato tappezzerie da tutto il mondo da combinare con i tessuti africani che K-Alma utilizza per foderare “Lo Sgabello Bello Bello”, un prodotto della onlus Altra-Qualità, cooperativa di commercio equo e solidale che importa e distribuisce in Italia prodotti realizzati nel Sud del mondo, ha donato a Alessia il cotone certificato Fair-Trade sul quale disegnare le bandiere. La falegnameria sociale e eco-sostenibile K-Alma, impegnata nell’inserimento lavorativo dei migranti e nel riuso di legno di scarto, ha deciso di produrre le Divise della pace riciclando giacche mimetiche provenienti dagli eserciti di ogni paese e per i lavori di cucitura si è rivolta ai laboratori della sartoria sociale Coloriage, boutique solidale e scuola di moda gratuita e multiculturale che all’Ex Mattatoio tiene corsi gratuiti per donne e uomini migranti».

Quindi anche un capo di abbigliamento può sensibilizzare sull’importanza della pace: «Ci piace aver trasformato un oggetto progettato per la guerra in un simbolo di pace. La maggior parte dei soldati non sceglie di indossare una divisa. Molti lo fanno perché la vita non offre loro un’alternativa migliore, molti sono costretti dalla legge marziale e vengono spediti in trincea per conquistare o riconquistare terre dove non metteranno mai piede, mentre i capi dei loro governi vivono nell’agio, senza dover saltare i pasti, patire il freddo, sentir fischiare i proiettili a un palmo dal naso. Chi dichiara le guerre non le combatte, le fa combattere ai poveri cristi senza scampo, da una parte e dell’altra della barricata», sottolinea Francesca.

MYR SIGNIFICA PACE

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