ROMA, ALLO SPIN TIME SI SPERIMENTA IL WELFARE DI COMUNITÀ

Il primo studio di valutazione di impatto, a cura di Open Impact, su un'occupazione abitativa a Roma, lo Spin Time, «modello di welfare integrato, che può aprire scenari di avanguardia per le politiche pubbliche di rigenerazione urbana e innovazione sociale»

È la prima ricerca in Italia, se non in Europa, su un’occupazione abitativa, quella condotta all’interno dello stabile di 10 piani occupato a Roma in via Santa Croce in Gerusalemme 55, meglio noto come Spin Time: «Oltre alla sua natura di stabile abitativo, si configura anche come un modello di welfare integrato multiservizio e polo culturale, che può aprire scenari di avanguardia per le politiche pubbliche della rigenerazione urbana e dell’innovazione sociale» affermano i responsabili di Open Impact, start-up innovativa e spin-off accreditato dell’Università degli Studi Milano Bicocca, che in collaborazione con l’Università RomaTre ha guidato lo studio di valutazione d’impatto sociale presentato nei giorni scorsi nella sala Laudato si’, presso la piccola Protomoteca del Campidoglio.

Pluralità e contaminazione

spin time
Lo studio di valutazione di impatto sociale dell’esperienza di Spin Time a cura di Open Impact e Università Roma Tre è stato presentato nei giorni scorsi in Campidoglio

Lo stabile, ex Inpdap, è stato occupato 9 anni fa da 362 persone in emergenza abitativa (la maggioranza dopo uno sfratto), il 26% italiane e le altre originarie di 26 nazionalità: 139 famiglie «per un totale di 270 adulti e 92 minori», di cui «103 uomini e 111 donne, 37 bambini e 37 bambine hanno partecipato alla valutazione; il 25% dei minori è seguito dai servizi sociali». Anche se c’è comunque un turn-over fra gli abitanti, molti restano perché pur lavorando i redditi sono talmente bassi che non consentono di pagare un affitto e mantenersi. Spin Time «è la prova provata di come si possa evitare la ghettizzazione se si mettono insieme a convivere persone di nazionalità diverse, perché per comunicare fra loro tutte devono imparare e parlare l’italiano. Con un risultato evidente anche dal punto di vista della sicurezza: si tolgono persone dalla strada per inserirle in un sistema d’inclusione, dove non registriamo episodi violenti. Ma non basta il diritto ad avere un tetto: occorre un welfare di comunità come quello sperimentato a Spin Time, una forma di relazioni sociali che consente attraverso il mutualismo consente di accedere ai servizi. Alla scuola, per esempio, dove registriamo un tasso di abbandono pari a zero a fronte di una media nel Lazio dell’11-12%. E molti ragazzi dopo le superiori hanno scelto di iscriversi all’università: un risultato per nulla scontato», sottolinea il 24enne Michelangelo Ricci, che gestisce il co-working di Spin Time e il coordinamento dello stabile. Che aggiunge: «Fra noi attivisti c’è un’assoluta intergenerazionalità. Siamo abituati a vedere spazi culturali o centri sociali con giovani, occupazioni più storicizzate con guide più anziane. Invece a Spin Time si verifica un mix assoluto da 20 a 60 anni, una pluralità molto spontanea e una contaminazione fra persone di estrazioni sociali e culturali differenti: dalla consacrata sorella Adriana, che vive stabilmente nel palazzo, a volontari Lgbt e della Rete degli studenti, politicamente connotata». Dalla ricerca emerge, fra le molte sottolineature, un altro dato estremamente positivo: «Oltre due terzi dei minori, il 67%, partecipa ad attività extrascolastiche extra-curriculari. Questi dati non solo hanno un valore assoluto molto alto, ma se messi in relazione all’estrazione socio-economica delle famiglie e dei minori rappresentano forse il più grande successo del modello Spin Time Labs», commentano i ricercatori. «L’esistenza di tale scenario positivo è giustificabile da tre principali fattori: la presenza dello stabile in un Municipio centrale, la folta rete di relazione sociali in cui sono inseriti i nuclei familiari e la presenza di un’attiva comunità educante interna».

Spin Time Labs: questo modello funziona, è un valore aggiunto per la città 

Spin Time Labs alla manifestazione per la pace a Roma, il 5 novembre scorso

Il risultato è chiaro: con la regolarizzazione dell’immobile situato in via Santa Croce in Gerusalemme «il Comune otterrebbe un moltiplicatore di 1,95 milioni sul proprio investimento, con un ritorno di quasi 2 per ogni euro investito. Si parla di 71,55 milioni di euro di valore sociale generato dal palazzo, a scapito dei 36,7 milioni che il Comune dovrebbe spendere tra acquisto dell’immobile, efficientamento energetico, manutenzione e community management per Roma Capitale, considerando la gratuità dei servizi sociali e culturali offerti all’interno dello spazio», fanno sapere i responsabili di Spin Time Labs, cantiere di rigenerazione urbana e centro culturale polifunzionale all’interno dello stabile occupato che rischia uno sgombero forzato. E ribadiscono: «Questo modello non solo funziona, ma restituisce un valore aggiunto a questa città e ai suoi cittadini. Ora quello che chiediamo all’amministrazione è una prova di coraggio, di riconoscere il lavoro svolto e dimostrato dai risultati di questa valutazione, affinché questo spazio diventi concretamente e pubblicamente un’opportunità di crescita e rigenerazione, urbana e umana». Infatti il report riferisce che all’interno della struttura sono operanti «servizi legati al welfare (formazione, sportello legale, servizi sanitari, distribuzione di beni di prima necessità, attività anti-tratta) e servizi legati all’aspetto culturale delle realtà all’interno di Spin Time Labs (arte e cultura, editoria, musica, cittadinanza attiva, teatro). Spin Time è anche un polo culturale che, grazie allo spazio fisico disponibile, permette a giovani, attivisti e lavoratori dei più svariati campi della cultura di avere accesso a spazi e strumenti per l’incontro e la produzione, promuovendo una varietà di eventi di socialità e di cultura accessibili e aperti al territorio che tiene conto di fattori abilitanti». Quindi secondo gli studiosi «Spin Time può essere inteso come un modello di welfare integrato e multiservizio all’interno del quale si offrono servizi diversificati in cooperazione tra ETS, che sono in grado di intercettare un alto numero di soggetti ad alta vulnerabilità, non solo interni ma anche del territorio». In numeri, lo stabile vede 24 organizzazioni attive (il 32% nate e/o avviate a Spin Time, che l’82% ritiene fondamentale per lo sviluppo delle proprie attività), 426 attivisti impegnati, 1.245 ore di volontariato settimanale complessive. «Nei prossimi giorni daremo il via a una campagna di personaggi pubblici, del mondo della cultura e dell’università, con videomessaggi o foto, a sostegno di Spin Time», anticipa Michelangelo Ricci. Per ulteriori informazioni, spintimelabs@gmail.com

Immagini: Spin Time Labs

 

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